Diversissimi anni fa, fui attrice non protagonista di un brutto evento.
Andavo tutti i giorni a lavorare in un luogo per raggiungere il quale dovevo percorrere una strada provinciale molto grande.
Tutti i giorni mi fermavo a fare colazione in un bar lungo la strada, dove c'era uno spiazzo molto grande.
Avevo stretto amicizia con una cagnolina simpaticissima, tutte le mattine veniva a salutarmi; insieme a lei, i suoi cuccioli. Uno dei quali era uno spasso, mi faceva sempre un mare di feste.
Una mattina, vidi la cagnolina, disperata, attraversare ripetutamente la strada, guaendo e piangendo senza letteralmente sapere cosa fare.
Mi avvicinai, e l'animale mi fece capire di accompagnarla dall'altra parte della trafficatissima via: il suo cucciolo era stato investito, e chiunque fosse stato si era guardato bene dal fermarsi.
Io volevo soccorrerlo, ma ogni volta che mi avvicinavo, tentava di mordermi; qualsiasi cosa facessi, il suo unico obiettivo era quello di difendersi dalle mie mani. Il cucciolo morì pochi minuti dopo, lo strazio della madre ve lo risparmio.
Il cagnolino, terrorizzato dallo shock e dal dolore, non è riuscito a capire che stessi cercando di salvargli la vita; povera bestia, cercava di mordere la mano tesa per aiutarlo, in uno strenuo, ultimo tentativo di difendersi.
Ho ripensato spesso a quest'episodio, lo faccio ogni volta che la vita mi mette di fronte ad un essere vivente in difficoltà.
Nel 99% dei casi, si tratta di esseri umani.
Persone con piccoli o grandi problemi, a me vicine e che, per chissà quale senso del dovere o desiderio di salvare il mondo, ho cercato di aiutare.
Persone smarrite, impaurite dalla vita e da quello che comporta l'affrontare le proprie paure.
Persone che mi hanno tolto energie, che hanno "preteso" attenzioni, aiuto, comprensione. E che, terrorizzati dalla loro stessa ombra, hanno reagito come quel cagnolino: cercando di mordermi.
Se dicessi che tutti si sono comportati in questo modo, ovviamente sarei una megalomane con evidenti problemi sociali. Quindi, e per fortuna, non sempre va così.
Quel che è certo, comunque, è che coloro per i quali mi sono maggiormente spesa, mi hanno ripagata in questo modo.
Ora... se è vero che la vita o la psiche ti ripropongono gli stessi schemi fino a quando non riesci a sbloccarli e superarli come nei livelli dei videogames, questo non giustifica chi cerca di morderti.
Tralasciando qualsiasi velleità psicoanalitica, quello che io posso pensare è che una persona in difficoltà non sempre ha bisogno di vero aiuto, ma di frequente necessita di una spalla su cui riversare i suoi dolori, senza il pensiero di volerli davvero risolvere.
Piange, strepita, si sfoga e si dispera, preleva energia fresca dall'orecchio che sta li in ascolto, e se ne torna ricaricata alla sua vita di sempre, senza la minima consapevolezza di quello che ha fatto a sé e a chi la stava "consolando".
Non vuole risolvere il suo problema, in fondo anche i problemi possono essere delle comode stampelle con le quali trascinarsi nella vita: se io peso 200 kg e continuo a mangiare 500 grammi di lardo ogni giorno, potrò mai dar retta a chi mi dice di mangiare 500 grammi di verdure? In fondo, perchè dovrei soffrire i morsi della fame? Si sta così bene con lo stomaco pieno...
Ma, vado avanti lungo la strada della rovina e continuo a piangere perché sono obesa, perché ho problemi di salute, di relazioni: molto più facile.
E capita, quando l'ascoltatore dice loro qualcosa di spiacevole, le toglie l'orecchio, o cambia le regole del gioco, che la paura si impossessi di queste persone e che le spinga a staccare il cervello razionale a favore di quello rettile; "riconoscono" il loro nemico interno nell'interlocutore che hanno davanti, di fatto trasferendo il problema al loro esterno, e reagiscono attaccando, proprio come i nostri antenati rettili, o come il povero cagnolino morente.
Esseri umani dotati di logica, razionalità, capacità cognitive infinitamente superiori a quelle di un cucciolo di cane, reagiscono nello stesso identico modo, creando però danni decisamente più pesanti.
Esseri che si credono superiori al resto del regno animale, sono così intrappolati dalle loro paure e dalle loro zone di comfort, che attaccano coloro che (su loro specifica richiesta) cercano di tirarli fuori dalle paludi: esseri che valgono meno del cagnolino che ho cercato di salvare, infinitamente meno.
Non sempre è facile capire quando tirarsi fuori da questi buchi neri umani, non sempre riusciamo a percepire la trappola.
Devo riconoscere però che il mio segnale d'allarme, il ricordo del cagnolino morente, si attiva sempre quando mi trovo di fronte a queste persone.
La lezione che probabilmente devo imparare dalla vita è quella di mollare i casi disperati, e a non farmi coinvolgere più di tanto da coloro che tentano di attingere alla mia riserva di energie.
Per queste persone, invece, mi resta poco da dire.
Che si comportino in questo modo consapevolmente o no, mi auguro che trovino la loro strada senza vampirizzare il prossimo della lista.
Nelle foto, un pesce vampiro.