mercoledì 20 agosto 2008

Pannolini usa e getta Vs pannolini ecologici

Sono rimasta molto colpita da quanto diceva un articolo del Il Consapevole n° 16.

Parlando del corretto uso dei pannolini usa e getta, fornisce un'importantissima indicazione che forse non tutti sanno, e a dire il vero non mi è mai passata per la testa: i pannolini vanno puliti della pupù (la si getta nell'apposito vano che abbiamo in bagno) prima di essere buttati nell'immondizia.  Questo perchè feci e urine umane, seppur sante perchè provenienti dai cuccioli, possono contenere agenti patogeni che si diffonderebbero nelle discariche.

Solo una considerazione del genere potrebbe indurci a riconsiderare l'uso dei pannolini usa e getta.

Ma non finisce qui, perchè lo smaltimento di questi rifiuti è costoso in termini ambientali: la parte plastica non è biodegradabile e se bruciata sviluppa diossina. E poi la produzione degli stessi è fortemente energivora e avida di risorse naturali. Non dovesse bastarci questo, Il consapevole riporta anche la spesuccia che i genitori devono affrontare per questo genere di prodotti : 2500 euro per circa tre anni di pannolini. 

Non è leggermente esagerato?

E' molto facile non fare questo genere di conti, presi come si è dalle mille piccole routines quotidiane che ruotano intorno a un pargolo, ma quei 2500 euro spesi solo per contenere le deiezioni dei nostri piccoli  potrebbero essere impiegati diversamente, magari per comprare cibo biologico ai nostri figli.

Consideriamo poi che i pannolini di plastica spesso causano irritazioni, piaghe, disagi vari che poi vanno "leniti" con costosi (e dannosi) prodotti da applicare su quelle giovani carni.

Perchè allora accanirci quando un'alternativa più sana per i bimbi e per le tasche esiste ed è pure molto trendy?  1956122765.jpg

 

 

 

 

 

 

I pannolini in stoffa lavabili sono pratici, hanno una spesa finale di un terzo rispetto agli usa e getta ma soprattutto rispettano il pianeta e i sederini dei bambini, oltre al fatto che si possono "passare" ad altri pargoli. 

Tutte le spiegazioni le potrete trovare su uno dei siti che li vendono, Ecobaby, ma anche  qui e in tanti altri siti.

 

 

 

martedì 19 agosto 2008

Comprare bibite in lattina - un gesto dissennato?

Sto leggendo il bel libro di Giuseppe Chia, Alluminio - usi e abusi, e poichè l'argomento merita ben più di un post, inizierei parlando del peso ecologico che la produzione di una lattina di alluminio comporta.

L'autore ci fornisce i dati relativi all'inquinamento prodotto per costruire una sola lattina:

- vengono inquinati 39 mc di aria (una stanza)

- vengono inquinati 18 litri d'acqua, cioè l'equivalente del contenuto di 53 lattine

- vengono inquinati 30 cm cubi di suolo.

Inoltre, poichè per poterlo lavorare si ricorre a complessi procedimenti di estrazione/combinazione/purificazione/cottura, per ogni lattina si ottiene:

 

- 800 grammi di rifiuti parzialmente tossici o dannosi, che corrispondono a 50 volte il peso del singolo prodotto

- 24 gr di CO2

- richiede energia (di solito proveniente dal petrolio) pari a 5  il proprio peso in grammi; in pratica, come ci suggerisce in maniera suggestiva l'autore, è come se un terzo della lattina contenesse petrolio)

  

Inoltre, l'alluminio è difficilmente biodegradabile, e non viene distrutto nemmeno dal fuoco; solo gli acidi sembrano intaccarlo, ed è per questo motivo che le bibite gassate riescono a portare dentro il nostro organismo dosi infinitesimali di alluminio per noi tossico (ovviamente se beviamo una lattina al giorno le dosi si accumulano). Come sostiene una pubblicità che passa sui canali Sky, ci vogliono 2 minuti per svuotare una lattina e 1000 anni per smaltirla. Perchè quindi, se proprio non possiamo fare a meno di bere da un contenitore tossico, cerchiamo quantomeno di fare e pretendere la raccolta differenziata e consentire il riciclo di questa risorsa. 

Riciclare alluminio consente di risparmiare il 95% dell'energia che servirebbe per produrlo come se fosse la prima volta, eppure in Italia questa cultura del riciclo di una risorsa così energivora e inquinante è praticamente nulla. In molti paesi del mondo, compresi quelli asiatici, la lattina di alluminio è un vuoto a rendere; se la riporti indietro ottieni quei tot centesimi che hai pagato al momento dell'acquisto della bibita, proprio come i vuoti a rendere delle bottiglie di vetro. Istituzioni avvedute si renderebbero subito conto del risparmio ecologico e "industriale" di un processo così semplice, ma evidentemente qui da noi non si ama semplificarsi la vita, visto che anche per quanto riguarda il vetro sono poche ormai le grandi marche che lo reclamano indietro; anzi... talvolta nei supermercati ho provato a chiedere di poter riportare il vuoto (senza rimborso ovviamente), ma vi pare a voi che il super si riempie il magazzino di immondizia non remunerativa?

 

Quindi, torniamo alla domanda del titolo e poniamocene altre:

1) è sensato comprare un prodotto che ha un'impronta ecologica pesantissima e il cui tempo di impiego è di pochi minuti?

2) è sensato gettare una risorsa così "preziosa" nell'immondizia, senza curarsi del fatto che potrebbe avere più di una vita?

3) è sensato usare un contenitore il cui costo supera probabilmente il costo del contenuto (come in molti altri prodotti, ahimè)?

4) è sensato ingerire quotidianamente bibita condita di alluminio e intossicare i nostri derelitti organismi?

 

Poste queste domande, a noi le risposte.

Un'ultima osservazione: non date in nessun caso da bere ai bambini bibite contenute in lattine di alluminio. Anche se dovrei dire: non date in nessun caso ai bambini bibite confezionate. 

 

 

lunedì 18 agosto 2008

Homo dissennatus - o di come si buttano quintali di derrate in nome del mercato

Sappiamo molto bene che l'unione europea regolamenta la produzione agricola delle nazioni.
Sappiamo anche che le eccedenze, ad esempio di pomodori, DEVONO essere distrutte.
Sappiamo anche che i grandi agricoltori, quando il prezzo della domanda è di gran lunga inferiore all'offerta, non si curano nemmeno di raccogliere i prodotti della terra, che tanto ci rimettono.
Tanto lavoro, impiego notevole di risorse (terra, acqua, energia elettrica), e poi la roba deve essere sprecata.
Ma non è un assurdo controsenso? Quanta gente in Italia è sotto la soglia della povertà o a stento arriva a fine mese?
Perchè non "invitare" queste persone a raccogliere o usufruire di queste eccedenze?
Perchè sprecare in nome del mercato comunitario, quando c'è qualcuno che non riesce nemmeno a comprare un limone al mercato rionale?

 

 

Mentre si muore di fame, verdure e globalizzazione vanno al macero
(di Lucia Venturi)

ROMA. Qualche settimana fa dal vertice Fao di Roma veniva lanciato l’allarme della necessità di trovare i rimedi per sfamare i milioni di persone che si aggiungono a quelli che storicamente non arrivano alla vecchiaia (e spesso nemmeno alla pubertà) per mancanza di cibo: erano 800 milioni gli affamati della terra nel 1996 quando fu annunciato l’obiettivo del Millennium goal di ridurre alla metà questa cifra entro il 2015, oggi non solo l’obiettivo è lontano ma a questi se ne sono aggiunti altri 50 milioni e sono destinati ad aumentare.

Serve più cibo, si è detto a quel vertice, bisogna produrre di più ricorrendo anche alle coltivazioni Ogm. Anche l’Europa non potrà più permettersi di mettere al bando le sementi modificate, per far fronte ad una crisi alimentare con dimensioni planetarie.

Oggi l’allarme viene dai produttori agricoli italiani della Cia, che denunciano di essere costretti a lasciare marcire frutta e verdura nei campi e nei frutteti perché i prezzi di vendita non riescono a coprire le spese di raccolto. Dinamiche di mercato che si avvitano su stesse e portano alla conseguenza che ogni anno ben 1,5 milioni di tonnellate di prodotti alimentari vadano al macero e 4 miliardi di euro in fumo.

Mentre aumentano i costi al mercato per i consumatori, e quelli per gli agricoltori- spiega la Cia - che stanno diventando i più poveri d’Europa. Colpa di una filiera che allunga la catena e comprime i profitti, che sconta speculazioni internazionali e rincari delle materie prime. Le imprese riportano a casa le fabbriche che avevano delocalizzato, perché l’aumento dei prezzi del carburante non ripaga il risparmio nei costi sulla manodopera e sulle spese ambientali, che si potevano evitare in altri paesi.

Paradossi di un sistema economico che ormai fa acqua da tutte le parti. Paradossi di un modello economico dell’abbondanza che ha invece alimentato la povertà. Che è arrivato al punto di ripiegarsi su stesso. La globalizzazione si de-globalizza, si frammenta. «La situazione è tragica ma non è seria» avrebbe detto Ennio Flaiano.

Che sia tragica ci sono i numeri e le notizie quotidiane a metterlo in evidenza: aumentano i poveri, aumentano le popolazioni affamate, aumentano i segnali di un cambiamento climatico che non è più un argomento di dibattito per salotti d’elite, aumenta la paura del presente e del futuro, l’economia globale vive una crisi finanziaria duratura con un prorompente effetto domino sull’economia reale.

E che adesso vorrebbe frenare, e tentare il dietro front. Buttando via il bambino assieme all’acqua sporca. Illudendosi che basta mettere i paletti e costruire muri e barricate per rimanere protetti da un sistema che non ci va più a genio. Che rischia di mettere in discussione il benessere che ancora ci appartiene. Convinti che basta chiudersi all’interno dei propri confini per evitare di essere coinvolti nelle crisi planetarie, cambiamenti climatici in testa con tutte le conseguenze al seguito. Nell´ingenua illusione che la globalizzazione possa essere reversibile in tutto. Per questo la situazione è tragica ma non è seria, perché non è serio il modo di affrontarla.

Perché le risposte non sono all’altezza del problema ma sottodimensionate alla sua gravità.
Perché ancora una volta l’homo faber pensa di rimettere a posto le cose che ha incrinato, con gli stessi strumenti che lo hanno portato a romperle.
Ma l’effetto moviola (dispiace deluderlo) non è dato in questi casi.

Lucia Venturi

www.greenreport.it

domenica 17 agosto 2008

I prezzi del bio

Inauguro ufficialmente una nuova sezione, quella della rassegna stampa o, meno pomposamente, del copincolla di notizie utili da altri siti.

In questo post vedremo come si formano i prezzi nel biologico.

Fonte: Aiab 

Quello dei prezzi è senz'altro uno dei punti critici del rapporto fra agricoltore e cittadino consumatore. Perché in genere i prodotti biologici costano di più di quelli convenzionali e perché non sono molte le occasioni in cui l'agricoltore può spiegare compiutamente le ragioni di queste differenze.

Ricordiamo in sintesi queste ragioni, ma in queste pagine cercheremo di dare informazioni più dettagliate ed eseplificate sui prodotti di più largo consumo in ogni stagione.

I prodotti biologici costano di più perché i costi di produzione sono più elevati, la produttività è minore, i volumi sono ancora ridotti, le strutture distributive sono inadeguate, ecc. La ricerca e lo sviluppo del mercato possono ridurre l’influenza negativa di questi fattori e, come già sta succedendo, portare a una riduzione dei prezzi.
Se anche nelle condizioni migliori, però, una differenza in più resterà, è perché acquistando i prodotti convenzionali non si pagano i costi ambientali e i rischi per la salute che la loro produzione e il loro consumo comportano. Però li paghiamo indirettamente, con le tasse. Al contrario, nel prezzo dei prodotti biologici è inclusa la migliore gestione dell’ambiente e la maggiore sicurezza igienico sanitaria che la loro produzione e il loro consumo comportano.

L’AIAB collabora con l’Azienda Romana Mercati nella rilevazione dei prezzi in tutta la catena distributiva (vendita diretta, negozi specializzati, grande distribuzione). Questi dati sono confrontati con gli stessi prezzi nel convenzionale e sono pubblicati sul sito www.prezzibio.it

 

 

 

sabato 16 agosto 2008

Stretching dei meridiani

Sono anni che il mio vecchio personal trainer mi confidò questo "terribile" segreto: almeno 4.

Gli americani, che fanno, disfano e rifanno teorie, assiomi e guerre nel giro di pochi attimi, avevano in verità studiato da tempo gli effetti non così benefici dello stretching pre e post attività sportiva; alcuni studi (e il mio personal trainer)  addirittura sostenevano la dannosità dello stretching post allenamento avendo dalla loro una logica impeccabile secondo la quale un muscolo quando viene allenato e contratto, si gonfia o acquista tono; eseguire un movimento di senso opposto, un allungamento quindi, sulla contrazione produce in realtà uno sforzo eccessivo sul muscolo e vanificherebbe in parte il lavoro svolto fino a quel momento (per non parlare degli atleti che si rompono nonostante i tanti allungamenti che fanno).

Ringrazio il mio Pt per avermi raccontato a suo tempo questa storia, e ringrazio Repubblica che ha pubblicato in questi giorni, con soli 4 anni di ritardo, la riprova di quanto il caro Andrea mi diceva: Articolo

 

Per fortuna, l'alternativa corretta e poco violenta c'è, ed è Lo stretching dei Meridiani ®.

Cos'è?

Innanzitutto, è una forma di autocura: una volta appresa la tecnica, non c'è più bisogno di spendere soldi e di rivolgerci a professionisti per curare gli acciacchi e le tensioni.

Secondariamente, è un lavoro intenso e profondo su ognuno dei canali/meridiani energetici che secondo la medicina giapponese scorrono in superficie e dentro il nostro corpo.

Lo Stretching dei Meridiani è una terapia (limitante definirla ginnastica) ideata e perfezionata nel corso degli anni dalla D.ssa Gianna Tomlianovich; ho avuto modo di conoscere Tomlianovich in un breve seminario fatto in giugno, e sono rimasta molto colpita per la serenità che traspare dai suoi luminosissimi occhi, oltre che dalla "ginnastica" che propone.

La dottoressa ha un diploma Isef, una laurea in psicologia e tanti anni di studio Shiatsu come prezioso bagaglio: tutta questa esperienza è stata riversata, in un connubio perfetto tra saggezza orientale e praticità occidentale, dentro questa tecnica. 

 

Vi copincollo un estratto dal suo sito, www.keis.it  :


La capacità di lavorare da sè sulle energie del proprio corpo attraverso esercizi e tecniche semplici ed efficaci: ecco ciò che si impara al Corso. Gli effetti di sblocchi energetici, talvolta anche importanti, arrivano in brevissimo tempo e riguardano sia il corpo fisico, con risoluzione spontanea di vari disturbi e dolori, sia l’aspetto emotivo e psichico, che sono nutriti dagli stessi canali energetici (i famosi "meridiani") che nutrono il corpo fisico. E’ un sistema di esercizi che, in un contesto occidentale di attenzione al proprio corpo, immette una metodica orientale di lavoro sull’energia vitale, laddove "al minimo movimento esterno corrisponde il massimo movimento interno".
Lo stretching in questo contesto, insieme con opportune tecniche (uso del respiro, della capacità mentale e della voce), porta i muscoli attraversati dai meridiani a rilasciare l’energia che tengono bloccata e che è la causa di disturbi, malattie, disarmonie, problemi estetici. Il risultato immediato alla fine dell’esecuzione di ogni sequenza è un senso di rilassamento e di maggiore vitalità.
Per le sue caratteristiche il corso non ha controindicazioni di alcun genere. E’ quindi rivolto a quanti, a qualsiasi età, vogliano conquistare o rafforzare in se stessi salute, vitalità, benessere ed armonia psico-fisica.
Inoltre sperimentare i meridiani come flusso di energia vitale permette di diventare consapevoli del proprio corpo e della condizione delle linee di energia che lo attraversano.
Straordinaria modalità per verificare il percorso dei meridiani e sperimentarne effetti e funzioni, è quindi strumento di sostegno e supporto molto utile per chi lavora nel settore della cura.


Vi raccomando di seguire i suoi seminari della durata di 4 giorni (due week end) o di verificare la disponibilità di seminari introduttivi.

 

Una volta provato, lo Stretching dei meridiani difficilmente si abbandona. 

 

martedì 12 agosto 2008

Non spaventiamoci troppo delle notizie che apprendiamo

Ieri un carissimo "fan" nonchè amico mi ha chiamata per prendermi bonariamente in giro su quanto scrivo.

Dalla chiacchierata, è emerso qualcosa che forse non avevo considerato: alcune notizie possono provocare in noi un senso di smarrimento, incredulità e paura. E ci destabilizzano sul da farsi.

Ovviamente non è questo lo scopo del blog, che anzi vorrebbe essere anche un momento per esulare dai tanti scritti e iniziare a muoverci fattivamente; però alcune notizie vanno comunicate, dal momento che troppo spesso ci capitano diecimila malanni  ed è sempre colpa del buco dell'ozono.

La prima azione da fare è quella di leggere, informarsi il più possibile e ragionare con la propria testa; potrebbe anche darsi che la storia del cloro non ci convinca poi tanto e che ci va bene bere l'acqua del rubinetto così com'è, mangiare la merendina piena di zozzerie  o tracannare gasolio . Però, se anche solo un dubbio ci assale, è bene iniziare a organizzarci. Partiamo dalle piccole cose, e procedendo a passettini che ci consentiranno di affrontare le difficoltà che incontreremo una alla volta.

Non possiamo permetterci un ingombrante depuratore? Iniziamo con il far "decantare" l'acqua in un recipiente di vetro prima di berla o usarla.

Poi, magari, ci verrà voglia di comprare una brocca filtrante (fa poco ma sempre più del nulla); oppure compriamo acqua confezionata in vetro: le migliori vengono dal Nord Italia, e in questo caso ricordiamoci che dovremo "pagare" il consumo delocalizzato.

Ma bisogna pur vivere, e ognuno di noi può scegliere la strada che vuole percorrere e poi da quella provare a decrescere, stare in salute, far vivere il pianeta.

L'importante è, come sempre, non essere integralisti :-) 

lunedì 11 agosto 2008

Il Cloro - benefici (?) e possibili interferenze

Non avevo approfondito l'argomento cloro, sfiorato solo in un precedente topic.

Vi segnalo questo articolo, molto interessante e inquietante:

Fonte - CriticaMente 

 

Acqua e Cloro. Il trattamento dell'acqua potabile

Sostanze organiche naturali quali frutta, verdura, prodotti di soia, possono formare pericolosi composti cancerogeni quando si combinano con l'acqua trattata con cloro. Si è scoperto che alcuni nutrienti naturali fra i più preziosi e indispensabili con caratteristiche anti-cancro comunemente contenuti nella frutta e nei vegetali in genere, formano sostanze cancerogene, quando consumati in combinazione con clorurati dell'acqua potabile. Questa scoperta comprende cibi di uso comune tra cui alimenti di soia, frutta, ortaggi, tè, molti integratori alimentari, e alcuni farmaci.

Recentemente è stato intrapreso uno studio congiunto in Giappone da ricercatori presso l'Istituto Nazionale della Salute e delle Scienze e l'Università Shizuoka. Hanno stabilito che le sostanze organiche naturali reagiscono quando esposte ai clorurati dell'acqua potabile, formando pericolosi composti cancerogeni chiamati "MX", che sta per "Mutageno Sconosciuto" (X, il simbolo per l'incognita delle espressioni ed equazioni che facevamo a scuola). Sono simili ai già ben noti e più facilmente individuati composti cancerogeni THM (trialometani). Precedenti studi fatti da scienziati in Finlandia nel 1997 hanno stabilito che l'MX è 170 volte più pericoloso di altri noti sottoprodotti tossici della clorazione, ed è stato dimostrato in studi di laboratorio che danneggia la tiroide e provoca tumori cancerosi.

Non c'è niente di sbagliato con le sostanze organiche in sé. E' il cloro che è responsabile, trasformandole nel micidiale cocktail cancerogeno di THM e MX. Le sostanze organiche si sono dimostrate estremamente benefiche in combinazione con pura acqua potabile, non clorata.

E' certo che gli alimenti vegetali che mangiamo reagiscono anche con l'acqua "potabile" che beviamo durante i pasti, creando tossine. Significa che frutta e verdura fresche, insalate, tè e tisane caffè, prodotti di soia, vitamine e vari integratori, l'acqua per cuocere la pasta e anche quasi tutti i farmaci formano composti con i clorurati dell'acqua di rubinetto. Questi pericolosi agenti cancerogeni che vengono prodotti sono estremamente tossici in quantità infinitesimale così piccola e insospettata che vengono difficilmente individuati. Ed è sufficiente molto poco cloro per dare inizio alla reazione.

Perché dunque si continua a mettere il cloro nell'acqua?

Molti anni fa sono state emanate leggi per rendere obbligatoria l'introduzione del cloro nell'acqua potabile. Questo in onore della Teoria dei Germi di Pasteur, secondo la quale la maggior parte dei microrganismi sono agenti patogeni, e il cloro li uccide, e questo viene chiamato disinfezione. A parte il business del cloro, immagina quanti miliardi di tonnellate ne sono state messe nel corso degli anni, c'è anche la totale ignoranza dei politici su questo soggetto, che prendono per oro colato quello che viene loro detto dagli organismi sanitari, non sempre sono in malafede, sebbene possano essere soggetti a pressioni e corteggiamenti per aumentare la quantità di cloro nell'acqua potabile.

L'industria del cloro e gli enti governativi devono far continuare le regolamentazioni esistenti in materia, perché, se venissero improvvisamente apportate drastiche modifiche e accettate le evidenze, le responsabilità legali sarebbero sconcertanti. Al confronto, questa situazione farebbe apparire gli scandali dell'industria del tabacco insignificanti. Educare le persone sulla pericolosità del cloro sarebbe l'ammissione di essere a conoscenza del problema, e questo potrebbe invalidare tutti gli studi precedenti in materia e certamente aprirebbe la porta a gravi problemi legali e a richieste di risarcimenti di danni multimiliardari con le class action.

L'uso del cloro è stato di successo nell'eliminare i rischi di patologie come la febbre tifoide, il colera e la dissenteria pensando che microrganismi presenti nell'acqua e nel corpo ne fossero la causa. In realtà a tali malattie possono essere soggette solo persone con un corpo internamente pieno di ogni genere di residui indigesti e putrefatti sui quali tali presunti "agenti patogeni" proliferano, e quando sono in sovrappopolazione producono tali sintomi. Uccisi dal cloro tali sintomi scompaiono e quindi si è creduto che ne fossero la causa diretta.

In realtà sono la causa indiretta, perché in un corpo pulito internamente coesistono come simbionti contribuendo ai vari processi biochimici del nostro organismo. La causa diretta sono le sozzure che la maggior parte degli esseri umani onnivori perennemente immagazzinano nel proprio corpo. Inoltre ci sono microrganismi che sopravvivono al cloro, di per sé sono innocui per l'organismo, ma non lo sono i composti derivanti dalla loro azione di conversione del cloro.

In attesa che quella parte dell'umanità soggetta alla disinformazione, che al momento risulta essere la maggior parte, raggiunga un livello più elevato di consapevolezza, si potrebbe ricorrere all'ozonizzazione e a molte altre soluzioni alternative.

Il cloro un giorno verrà reso noto, insieme all'alimentazione non adeguata, come una delle principali cause del cancro e delle malattie degenerative. Si "scoprirà" inoltre che il cloro è responsabile dei danni al sistema immunitario e ormonale perché converte i fitoestrogeni (estrogeni vegetali che assumiamo mangiando frutta e verdura) e altre sostanze biochimiche vegetali che supportano tale sistema. Un sistema immunitario sano, (la scienza non ha ancora capito che l'immunità è il risultato di una serie di attività dei microrganismi che si ostina a far fuori ad ogni occasione), è la prima e migliore linea di difesa contro le malattie. Il cloro inoltre distrugge gli enzimi e questo rende ancor più difficile la digestione, se bevi quell'acqua durante i pasti.

Che cosa si può fare?

Eliminare il cloro, dove possibile. (E' difficile immaginare dove non possa essere eliminato). Non bere l'acqua così come esce dal rubinetto. Il modo migliore per eliminarlo è quello di applicare un filtro ad osmosi inversa o a carboni attivi. Non fare il bagno o la doccia con l'acqua clorata se ne hai la possibilità. Il cloro è una delle cause di pelle secca, anche se dei bagnoschiuma contenenti oli possono farla apparire idratata. La pelle è un mondo molto popolato, miliardi di microrganismi vivono su di essa in simbiosi mantenendo la giusta umidità. Il cloro stermina quella popolazione ogni volta che fai la doccia. Dopo una giornata in piscina, dove il cloro spesso abbonda, mentre ritorni a casa a volte puoi anche notare che la vista è un po' alterata e se alla sera guardi lampioni vedrai spesso degli aloni. Alcune famiglie hanno un grosso depuratore installato a monte della linea di entrata che porta l'acquain casa e questa finora è la soluzione più intelligente, ma costa, ma sarebbe da considerare una spesa prioritaria, anche se è difficile realizzarlo, perchè il luogo comune "la nostra acqua è buona" è sempre in agguato. Il vero colpevole è il cloro, non le sostanze con le quali reagisce. Il cloro è ovunque ... Il tè che ordini al bar è stato fatto "probabilmente" con acqua del rubinetto, l'insalata è stata lavata con l'acqua del rubinetto, i campi vengono bagnati con l'acqua che contiene il cloro, le acque di scarico contengono cloro, e così via. Molte persone che leggono per la prima volta questo articolo sui pericoli del cloro saranno inorridite e sconvolte pensando che nella loro acqua scorre questa sostanza tossica. Ma è la verità e conoscerla ti sarà più utile che non esserne consapevole.

 

domenica 10 agosto 2008

Lo zucchero e i bambini

Piccola domanda: quanto zucchero raffinato, merendine o pasti pronti consumano i nostri bambini?

Risposta: anche una sola merendina al giorno può "falsare" il senso del gusto di un piccolo e diseducarlo ai sapori naturali. Non solo:

l'assuefazione ai sapori dolci dei nostri bambini li porta a consumare un eccesso di zuccheri durante la giornata. Zuccheri non utili all'organismo, in quanto privati del loro contorno di vitamine, minerali e fibre; zuccheri energivori, che acidificano l'organismo e per essere digeriti/tamponati usano le riserve di calcio dei denti e delle ossa. Zuccheri che squilibrano il pancreas, e che (almeno negli Usa), abbassano ogni anno la soglia d'età per malattie come diabete e aumentano il numero di bambini malati. Zuccheri che portano all'obesità infantile, che provocano malattie cardiovascolari.

L'argomento zucchero è spinoso, per noi adulti cresciuti con gli spot televisivi de "lo zucchero ha cervello"; a proposito, ve lo ricordate?

In effetti  i pubblicitari dell'epoca avevano ragione: gli zuccheri sono il carburante del nostro motore, sono quelli che ci danno energia, che portano vita alle nostre singole cellule, che alimentano cervello, cuore e il resto degli organi. Ma di quale/quali zuccheri stiamo parlando?

Di quelli naturali, derivanti da frutta e verdura; di quelli derivati dagli amidi dei cereali e delle patate, degli zuccheri cioè assimilati insieme a enzimi, vitamine, fibre e minerali. Zuccheri che sono biodisponibili e che aiutano a crescere e nutrono il cervello, zuccheri che stanno agli antipodi di quella roba bianca iperbollita, sbiancata con calce, sterilizzata con cloro e definitivamente deceduta.

 

Quando sono al supermercato inorridisco alla vista dei tanti carrelli riempiti da genitori inconsapevoli: merendine al latte dolcissime e piene di grassi (aumentano la voglia di consumare cibo), preparati (ex) lattei con lenti di cioccolato ricoperte da mille coloranti dannosi, gelatine del peso di 70 gr raffiguranti cartoni animati e il cui apporto in termini di calorie vuote basterebbe ad un bambino per tre mesi, patatine fritte con olii improbabili, prodotti per la colazione ricchi di vitamine sintetiche che non vengono assorbite dall'organismo nemmeno se preghiamo in fenicio.

Siamo veramente consapevoli del danno che arrechiamo a quei giovani stomaci, a quei piccoli fegati, a quei teneri reni? Quante tossine ingerisce un bambino durante la sua alimentazione quotidiana? 

Quali sono le conseguenze che a lungo termine si ripercuoteranno su quegli organismi?

Quanto ci costa comprare quel cibo che non è nutrimento ma piuttosto un dolce veleno?

Cosa possiamo far mangiare ai nostri figli per garantirgli, nei limiti del possibile, buona salute e longevità?

A questa domanda potrei rispondere semplicemente "usate cibo il più naturale e meno artefatto possibile", ma quante scuse mi sentirei arrivare di rimando?

Qualche consiglio mi permetto comunque di darlo:

- Eliminare tutti i prodotti preparati, merendine, yogurt aromatizzati, succhi industriali, budini, biscotti, snack e bibite. Alterano il gusto e tolgono nutrienti all'organismo

- preparare quanto più cibo possibile in casa, introducendo fantasiose ricette di verdure e abituando il piccolo a consumare molta frutta e molta verdura. Biologiche.

- Abituare i bambini ai cibi semplici, non troppo elaborati e mai troppo sapidi; non vorremo mica che diventino come noi, schiavi del sale e dello zucchero? Il cibo al naturale ha un sapore eccellente, è solo che lo abbiamo dimenticato

- Al posto del thè, abituare i piccoli a infusi di frutta senza caffeina, dolcificati eventualmente con malto, agave o miele biologico e da portare a scuola in termos privi di rivestimento d'alluminio

- preparare dolci lievitati naturalmente, con frutta fresca e secca, da far consumare come spuntini o colazione; in alternativa, offrire come spuntini frutta fresca o secca

- coinvolgere i bambini mentre si cucina: il processo di assemblamento e preparazione dei cibi è molto interessante, e in questo modo i piccoli potranno prendere dimestichezza e consapevolezza con quello che andranno a mangiare.

 

Finisco qui, l'argomento lo riprendiamo.

Mi preme ricordare a tutti noi che è determinante costruire delle solide "fondamenta" per la salute dei piccoli: solo così potremmo evitar loro un futuro dipendente da pillole, medicine e cure azzardate.

venerdì 8 agosto 2008

Il consumo di carne e gli aspetti ambientali che ci tengono nascosti

Oggi fa caldo, non riesco a scrivere.

Ho trovato però un articolo veramente interessante e molto chiaro sul perchè dovremmo ridurre il consumo di carne, se non abolirlo: quest'articolo di Mario Tozzi non parla di salute, ma dei fortissimi impatti ambientali che gli allevamenti di bestiame  causano. Volevo condividerlo con voi, a me pare riassumere perfettamente la situazione.

 

Fonte: La stampa 

Se il pianeta muore di bistecca

MARIO TOZZI
Proviamo a riflettere ancora una volta sulla scelta degli uomini di «sacrificare» animali in grandi quantità in occasione delle feste comandate, magari appena dopo un digiuno o un venerdì «di magro». Atteso che quasi nessuno ricorda più neppure lontanamente l'eventuale origine religiosa o tradizionale, resta l'ecatombe priva di senso logico e del tutto fuori linea rispetto al futuro ambientale del pianeta. Non è questione di empatia con altri esseri viventi. Non è, in altre parole, questione di decine di migliaia di agnelli sgozzati, di centinaia di migliaia di maiali dissanguati e milioni di polli costretti a vivere tutta la loro vita nello spazio di un foglio A4: nessun animale si comporta così verso gli altri, e già questo uso industriale e massivo di altri viventi ci porrebbe oggettivamente fuori dal corso naturale della storia del pianeta. Il fatto è che gli uomini non nascono carnivori né predatori, al contrario, come testimoniamo i ritrovamenti paleontologici per anni male interpretati: noi eravamo oggetto della caccia di tigri dai denti a sciabola insieme ai mammuth, non gli uccisori degli altri. Dentizione, lunghezza dell'intestino e molti altri caratteri testimoniano che eravamo destinati a mangiare vegetali e solo occasionalmente proteine di origine animale, carogne o animali malati cacciati per caso, un po' come fanno altri primati.

Non è neppure questione di salute, sebbene da tempo i dati medici espongano molto chiaramente che un eccesso di consumo di carni produca malattie cardiovascolari, diabete e tumori. I tre milioni di danesi che furono costretti dall'embargo del 1917 a una dieta di patate e orzo (da grandi consumatori di burro, latte e carni bovine che erano) videro ridotto il tasso di mortalità di quasi il 35%. Come a dire che vivere al vertice della scala delle proteine è piuttosto un rischio che non un vantaggio. Nelle culture carnivore occidentali l'incidenza del tumore al colon è dieci volte superiore a quella delle culture vegetariane asiatiche, tanto da arrivare alla conclusione che la sola quantità ottimale di consumo di carne rossa è zero.

E' un'altra, però, la ragione per abbattere il consumo di carne. E' una ragione ambientale nel senso più ampio del termine. Per allevare il complesso bovino mondiale, composto da quasi un miliardo e mezzo di capi, ci vogliono pascoli sempre più ampi: ma dove li impiantiamo, visto che la superficie di terre emerse è sempre quella e che, anzi, la terra migliore, quella più fertile e più vicina alle fonti d'acqua, è già virtualmente esaurita? Pervicacemente si sottraggono territori sempre più ampi alle foreste tropicali e pluviali, che però reggono uno sfruttamento industriale solo per cinque o sei anni, dopo di che non sono più fertili e dunque spingono a disboscare nuove terre. La carne sottrae foresta al mondo, visto che per ottenerne 1 kg ce ne vogliono 9 di mangimi: gli animali di allevamento non consumano liberamente erba come si crede, ma vengono «finiti» (come si dice) a cereali. E a chi verrano sottratti quei cereali, se non ad altri uomini, che per questo patiranno la fame? Un manzo di allevamento di 500 kg ha consumato 1200 kg di granaglie, come a dire che, solo negli Usa, 157 milioni di vegetali, che potrebbero essere consumati dagli uomini, finiscono invece a produrre 28 milioni di tonnellate di carne. E per allevare un manzo ci vuole tanta acqua quanto quella che serve a far galleggiare un incrociatore. Ha un senso tutto questo in un pianeta in cui sono milioni coloro che non hanno il mais per sopravvivere, mentre altri si devono mettere a dieta per ridurre i rischi del consumo di carne? Desertificazione, disboscamenti, sprechi d’acqua, alterazioni degli ecosistemi, inquinamento delle falde, incremento dei gas serra sono questi i veri motivi per cui dovremmo ridurre il consumo di carne. Ma mettere in conto i danni ambientali della bistecca è un tabù che nessuno si sogna di discutere seriamente.

 

Per chi volesse fare gli straordinari, vi consiglio di leggere questo ulteriore quanto esplicativo articolo di Franco Libero Manco:

Fonte - Adblog 

LA CARNE SARA’ MOTIVO DI SVENTURE


Il 20% dell’umanità può concedersi il lusso di consumare enormi quantità di carne perché l’80% vive nella miseria. La carne risulta essere la sostanza più nociva, più dispendiosa ed antieconomica dell’alimentazione umana.. Il costante incremento demografico apre prospettive inquietanti: se tutta l’umanità consumasse lo stesso quantitativo di carne degli occidentali sarebbero necessari atri 7 pianeti come il nostro per produrre gli alimenti consumati dagli animali d’allevamento e smaltire i rifiuti che producono. Il progressivo decadimento della salute umana, l’ormai insostenibile inquinamento generale, la distruzione dell’ambiente e l’enorme spreco di risorse che ne consegue, sono da attribuire principalmente all’uso della carne consumata solo da un quinto dell’umanità: se anche il resto della popolazione umana dovesse adottare lo stile di vita degli occidentali si aprirebbero prospettive inquietanti.
Effetti sull’ambiente: il 75% della foresta amazzonica è già stata distrutta per essere adibita a pascolo. Il 25% delle terre del pianeta è già occupato dagli animali d’allevamento. L’adozione di allevamenti di tipo tradizionale richiederebbe superfici molto maggiori. Per ogni hamburger occorre sacrificare 6 metri quadrati foresta e questo genera l’immissione di 75 chili di gas. 100 milioni di tonnellate di metano vengono prodotte ogni anno dagli animali d’allevamento che unitamente all’ammoniaca, derivante dagli escrementi e dagli scarichi delle concerie, causano: piogge acide, riduzione della biodiversità, erosione del terreno, effetto serra. Complessivamente ogni giorno si scaricano nell’aria 40 milioni di metri cubi di anidride carbonica. L’inquinamento generato dall’industria della carne supera quello di tutti i veicoli del mondo, compresi gli aerei. Il biossido di carbonio generato per produrre una sola bistecca è pari alla quantità emessa da un’automobile per 40 km.
Effetti sulla salute: l’industria della carne in Usa ha causato più morti di tutte le guerre del secolo scorso: un terzo della popolazione in Usa muore per cause alimentari; la principale causa di morte negli USA sono le malattie cardiache. Secondo l’OMS ogni anno muoiono nel mondo 17 milioni di persone per infarto. Eliminando il consumo di carne si ottiene una riduzione del rischio di infarto del 90%; da questo si deduce che i grassi e le proteine animali sono i maggiori imputati. L’alimentazione carnea risulta correlata alle seguenti patologie: negli Stati Uniti 42 milioni di individui soffrono di ipertensione; l’80% sono effetti da reumatismi; 3 persone su 4 sono colpite da infarto o cancro; il 50% della gente ha problemi digestivi cronici: La costipazione colpisce 190 milioni di individui, cioè 9 persone su 10; un terzo della popolazione è soprappeso; un terzo degli americani è carente di calcio. E la situazione in Europa non è molto dissimile.
Effetti sull’economia: in Usa il 12%del PIL viene assorbito per combattere le malattie dovute alla cattiva alimentazione. il 75% della spesa sanitaria in Italia e in Europa viene assorbita per neutralizzare gli effetti della cattiva alimentazione. La rendita dei prodotti carnei, compreso il pesce, è 10 volte inferiore rispetto ai prodotti vegetali.
Energia: un terzo di tutta l’energia prodotta in Occidente viene assorbita dall’industria della carne. Solo il 20% dell’energia totale utilizzata in agricoltura è destinata a produrre vegetali consumati dall’uomo, il restante 80% viene consumato dagli animali. Per produrre carne di maiale si consuma 15 volte più energia di quanto occorre per produrre frutta e verdura. Un solo hamburger assorbe energia quanto una lampada che illumina una stanza per 100 ore.
Inquinamento: l’aria, la terra, i fiumi ed i mari sono contaminati dalle deiezioni degli animali che producono escrementi quanto 130 volte l’intero genere umano. A causa dell’inquinamento il mare è in agonia, migliaia di laghi sono biologicamente morti ed altri stanno morendo; i ghiacciai si stanno sciogliendo con effetti preoccupanti per le località costiere coinvolte. Gran parte delle specie marine sono in pauroso declino ed in fase di estinzione. Per consumare 1 kg pesce di acquicoltura (com’è la stragrande maggioranza del pesce consumato) occorre sacrificare 4 kg di pesce pescato. L’adozione del sistema vegetariano ridurrebbe notevolmente gli effetti ecologici sul pianeta.
Carenza di acqua potabile: l’allevamento intensivo di animali necessita del 70% di acqua in più delle coltivazioni vegetali. Per produrre 1 kg di carne si consumano 50.000 litri di acqua mentre per produrre 1 kg di cereali sono sufficienti 200 litri di acqua. L’acqua che una persona onnivora consuma in un mese è sufficiente ad un vegetariano per un anno. Si risparmia più acqua rinunciando ad una bistecca che fare la doccia per un anno.
Sperpero di risorse. occorrono 21 kg di proteine animali per produrre 1 kg di proteine vegetali. Ogni anno bovini, suini e polli allevati per l’alimentazione umana consumano 145 milioni di tonnellate di cereali, mais e soia, di questi solo 21 milioni di tonnellate si trasformano in cibo, il resto, 124 milioni di tonnellate, vanno perse. Le percentuali degli elementi nutritivi perduti a causa degli allevamenti sono: proteine 90%; carboidrati 99%; fibre 100%. La dieta carnea fa consumare 8-10 volte più sostanze di quella vegetariana: l’adozione su vasta scala della dieta a base di carne porterebbe il pianeta ad una fine immediata. Negli ultimi 7 anni il consumo di cereali ha superato la produzione, intaccando così le scorte. Nel mondo vi sono 1,3 miliardi di soli bovini ognuno dei quali consuma derrate alimentari quanto 12 persone, cioè quanto 15 miliardi di individui.

Tutto questo succede perché, ribadisco, il 20% dell’umanità usa mangiare la carne, ma che cosa succederà quando i paesi poveri emergenti approderanno al consumismo? I conflitti armati e la violenza umana spesso scaturiscono dalla carenza di risorse alimentari ed energetiche e mantengono l’umanità sotto un costante stato di tensione e di guerra. Gli allevamenti di animali, con la necessità di adibire a pascolo sempre nuove terre, sono causa di contrasti, invasioni e guerre. Quando Glucone chiede a Socrate perché nella festa aveva escluso la carne, gli spiega la relazione tra alimentazione carnea e guerra. Diceva che gli allevamenti sottraggono terra all’agricoltura, richiedono nuovi spazi e costringono le città ad invadere i paesi vicini. Fu infatti la necessità di vaste aree dove pascolare gli animali ad indurre la guerra nei modelli antecedenti la civiltà. Parafrasando Leonardo da Vinci si può dire “verrà il tempo in cui consumare carme sarà considerato un crimine contro l’umanità”.

 

giovedì 7 agosto 2008

Quanti ingredienti ci sono in un fastfood-milkshake?

 

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59 ingredienti. E' questa la sconcertante risposta.
Mentre per farne uno in casa ne occorrono 4: frutta, gelato, ghiaccio e zucchero.
Gli inglesi, ma possiamo dire che stiamo prendendo la stessa piega anche noi italiani, spendono più del 90% della somma per il cibo in cibo confezionato/elaborato.
Quello che molti di noi non sanno, è che le tecniche di inscatolamento, congelamento e disidratazione (oltre che di elaborazione vera e propria) usate per creare il prodotto finito distruggono aromi, colori, sapori. Insieme, e non è da sottovalutare, a tutti i principi nutritivi propri di quei cibi all'origine.
Detto questo, è ovvio che un prodotto industriale privo di aromi avrebbe poco successo tra i consumatori; è per questo che imponenti e misteriosissimi laboratori lavorano alacremente per riprodurre tutti i sapori e i profumi del mondo.
Per i prodotti dei bambini c'è un trattamento speciale: gli aromi creati appositamente per loro prevedono l'eliminazione assoluta dell'amaro e un aumento della dolcezza rispetto al prodotto naturale. Non solo, gli aromi destinati ai bambini sono due volte più dolci di quelli per gli adulti.
Cosa comporta questo? Lo capiamo senza troppe questioni: il senso del gusto viene alterato sin dalla più tenera età e si incentiva il bambino a cercare sempre più il gusto dolce.
Nel caso di un milkshake alla fragola, quello che i bambini cercano è un prodotto che abbia un gusto intenso e che assomigli a una gomma da masticare (avete presente quelle che quando le mettiamo in bocca stordiscono la lingua tanto sono "saporite"?).
A differenza di un milkshake casalingo quindi, i cuochi in camice bianco e laurea che inventano i prodotti per i fast-food utilizzano:
latte intero, latte scremato, zucchero, sciroppo, sciroppo di glucosio, gomma guar, monoglyceridi e digliceridi degli acidi grassi,gomma di cellulosa, fosfato di sodio, carragenina, acido citrico, E129 e aroma artificiale di fragola.

E cosa c'è dietro il termine "aroma artificiale di fragola"?
Una simpatica sequenza di composti, che lascio in inglese perchè è il linguaggio convenzionale di questi componenti:
amyl acetate, amyl butyrate, amyl valerate, anethol, anisyl formate, benzyl acetate, benzyl isobutyrate, butyric acid, cinnamyl isobutyrate, cinnamyl valerate, cognac essential oil, diacetyl, dipropyl ketone, ethyl butyrate, ethyl cinnamate, ethyl heptanoate, ethyl heptylate, ethyl lactate, ethyl methylphenylglycidate, ethyl nitrate, ethyl propionate, ethyl valerate, heliotropin, hydroxyphrenyl- 2-butanone (10% soluto in alcool), ionone, isobutyl anthranilate, isobutyl butyrate, lemon essential oil, maltol, 4-methylacetophenone, methyl anthranilate, methyl benzoate, methyl cinnamate, methyl heptine carbonate, methyl naphthyl ketone, methyl salicylate, mint essential oil, neroli essential oil, nerolin, neryl isobutyrate, orris butter, phenethyl alcohol, rose, rum ether, undecalactone, vanillina e solventi.

Insomma, tutta una serie di interessantissimi composti chimici che non si è ancora ben capito come possano reagire nello stomaco e nel tratto intestinale durante tutta la fase della digestione/assimilazione/espulsione, composti che ovviamente interferiscono con una crescita sana e salutare.

(fonte The Guardian)

 

Cosa fare, allora?

- Limitare i danni evitando accuratamente di portare gli under 18 nei fast food

- Se proprio dovete, non abituateli a consumare i prodotti dolci  quali gelati e bibite

- Abituare i bambini ai veri gusti sin dallo svezzamento; se qualcosa non è di loro gradimento, non forzarli ma soprattutto non sostituire l'alimento con un prodotto dolce

- Preparare in casa frullati e milkshakes sostituendo o alternando al latte/gelato vaccino i latti/gelati vegetali e usando dolcificanti naturali come malto di riso o zucchero integrale di canna (leggermente amaro) o sciroppo di agave. In nessun caso somministrarli alla fine dei pasti ma piuttosto offrirli come merende, colazioni o spuntini 

lunedì 4 agosto 2008

Frutta - istruzioni per l'uso

Come qualcuno avrà capito, è estate. Cosa c'è di più fresco, dissetante, succulento e gratificante di un bel pasto a base di frutta?

Cosa potrebbe (gelati e porchetta delle varie fiere a parte) invogliarci di più sotto il sole? 

A me viene in mente una mega fettona di anguria, di quelle che non fai in tempo a finirle che subito devi correre alla toilette.

La frutta è un potente disintossicante dell'organismo, talmente forte che se si segue per più giorni una dieta a esclusiva base di frutta si potrebbero avere delle fortissime crisi (esce di tutto, ve lo garantisco) di disintossicazione.

La frutta è un'ottima fonte di fibre, anche se leggermente meno della verdura, fibre che svolgono un'importante funzione di pulizia per il nostro  intestino.

Però la frutta se mangiata in maniera scorretta, può provocare problemi; ecco quindi poche semplicissime regole per sfruttarne appieno tutte le sue proprietà. 

- Mangiarla sempre sola o mezz'ora prima dei pasti: essendo gli zuccheri della frutta disponibili quasi immediatamente, vengono digeriti in mezz'ora. Quando la mangiamo dopo un pasto ricco di amidi, grassi e proteine, la mettiamo in coda ad un processo digestivo che dura oltre 4 ore, incompatibile ovviamente con un alimento che richiede un veloce "smaltimento". Per questo motivo infatti, la frutta inizia a fermentare nello stomaco e provoca gonfiori e gas, ed ecco che nasce il falso mito della frutta che gonfia la pancia

- Mangiare frutta matura, ricca di zuccheri biodisponibili e di tutti i componenti che ne formano il patrimonio biologico (vitamine, sali, minerali); evitare di acquistarla acerba, non è, ovviamente, la stessa cosa.

- Mangiare frutta esclusivamente di stagione, possibilmente locale e a km 0,  e non trattata con procedimenti vari

- Meglio masticare che bere succhi freschi, frullati e spremute: gran parte degli elementi nutritivi se ne vanno nella pattumiera insieme ai residui di quanto spremuto/frullato; evitare ovviamente i succhi industriali, privi di qualsiasi nutriente se non di calorie derivanti dal saccarosio e dagli zuccheri della frutta.

- Evitare di consumare troppi tipi di frutta in uno stesso pasto; se si vuole sostituire un pranzo o una cena, iniziare da quella più acida per terminare con quella più zuccherina. Ad eccezione degli spuntini, mangiarne comunque in abbondanza.

- Evitare però di mangiare tanta frutta se non si è abituati. Un'introduzione eccessiva di zuccheri acqua e in alcuni casi fibre in un organismo disabituato non fa bene e porta a spiacevolissimi mal di pancia se non addirittura attacchi di colite. Iniziare gradualmente per poi arrivare alle quantità desiderate.

- Non eccedere con la frutta troppo zuccherina (è vero che è zucchero prontamente utilizzabile ma se troppo ingrassa), con le banane (troppo potassio sbilancia l'equilibrio sodio/potassio) e con la frutta essiccata (almeno in estate).

- Chi ha il diabete ha ovviamente restrizioni rigorosissime, e deve rivolgersi a persone competenti.

 

 

Occhei, è ora. Vado a mangiarmi la mia fetta di anguria  1032305503.jpg

venerdì 1 agosto 2008

Hai fatto la scorta di medicinali per le vacanze?

Più o meno è questo il senso del cartellone esposto in bella vista davanti all'ingresso di un noto ipermercato.

Prima di partire, fai la scorta, non sia mai dovesse succederti qualcosa... questo sembra essere il senso. E così, generano nel beato villeggiante quel giusto senso di insicurezza che lo induce a riempire il beauty di aspirine, enterogermine, antidiarroici, antispasmodici, antifebbrili,  cortisoni, antiallergici, pomatone, alcool, cerotti e chi più ne ha più ne metta. Come se, nell'arco diun pugno di giorni, tutte le sfighe salutari si dovessero abbattere su di noi. E, guarda caso, quando ti porti appresso tutto quell'armamentario medico, nove volte su dieci ti capita di sentirti male; solo, che ti viene proprio quel malanno per il quale non hai portato nulla :-).

La prevenzione è fondamentale, qualora si viaggi in paesi tropicali non si sa mai cosa ci aspetta dietro l'angolo, ma per andare a Rimini è veramente necessario riempire le valigie di medicinali? Non staremo forse esagerando con la prevenzione? Non sarà che un innocuo mal di pancia o mal di testa per una volta può anche fare il suo decorso, dal momento che ci stiamo rilassando? 

Perchè ci dobbiamo imbottire in ogni occasione di farmaci? Perchè dobbiamo dipendere da una medicina per ogni occasione?

 

Propongo a tutti noi di fare un piccolo riepilogo di tutte le medicine che assumiamo durante l'anno: tirate le somme, e eccezion fatta per le malattie croniche o gravi, scopriremmo che al minimo segno di qualsiasi cosa, fosse pure un foruncolo sul gomito, abbiamo abusato di sostanze chimiche. Serve davvero? O sarebbe meglio fermarsi e vedere se, con una alimentazione decente, il malanno può andarsene senza che nulla ci intossichi?

I composti chimici dei medicinali non abbandonano mai completamente il nostro corpo; una parte si disperde con le funzioni evacuatorie, una parte svolge il suo lavoro, una parte si accumula nell'organismo e va a finire nei tessuti, in particolar modo quelli adiposi. Il corpo avrebbe bisogno di smaltire queste sostanze accumulate, ma una persona normale nel corso della sua vita difficilmente ci riesce. Così, dopo che il farmaco ha svolto la sua funzione, si nasconde ed è pronto a "interagire" con eventuali altri farmaci immessi nell'organismo, magari anche dopo diversi mesi. E chi ce lo dice a noi che cosa combinano diverse sostanze chimiche che si incontrano per la prima volta?

Detto questo, che sarà un argomento che dovremmo approfondire, le domande che vorrei fare per le nostre vacanze sono queste:

Hai fatto la scorta di salute?

Servono sul serio tutte quelle medicine?

Siete sicuri che starete male in vacanza o è meglio pensare in positivo ed esser convinti che andrà tutto bene?

Non ci sarà nessuna farmacia in caso di VERO bisogno nel raggio di 10 km dal luogo in cui andrete, tale da giustificare la scorta famiglia?