Fonte: kataweb
Secondo uno studio della Società italiana di Medicina Generale, chi sta in mezzo al traffico respira aria più salubre rispetto a chi viaggia in un vagone della metro qualche metro più in basso. Questo perché i treni sono privi di circuito di depurazione
l'automobile per spostarsi in metropolitana? Un gesto “green” che fa bene alle tasche, ma non alla salute. A giudicare dai dati elaborati dalla Società Italiana di Medicina Generale (Simg), nelle metropolitane di Roma e Milano si respira una pessima aria, addirittura molto più inquinata rispetto all'esterno.
Lo studio-pilota, condotto tra il 2008 e il 2009, verrà pubblicato nei prossimi mesi sulle più importanti riviste scientifiche italiane e internazionali e mette in luce una realtà capovolta rispetto a quella che ci eravamo immaginati. Sembra infatti che chi si trova in mezzo al traffico e ai tubi di scappamento debba preoccuparsi meno di chi sta seduto in un vagone della metro qualche metro più in basso.
I dati. Per rendersene conto basta mettere a confronto due numeri: la concentrazione di polveri sottili (in questo caso le Pm10) in superficie e all'interno dei treni della metropolitana milanese. Nel primo caso, sono stati rilevati 56 microgrammi per metro cubo; nel secondo caso il dato aumenta in modo vertiginoso: 324 microgrammi per metro cubo. Il limite di inquinamento esterno imposto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità è di 50 microgrammi.
A Roma, però, è anche peggio. Nei treni della capitale, dove già la qualità dell'aria esterna è fuori norma (100 microgrammi/metro cubo), le Pm10 schizzano a 328 microgrammi per metro cubo.
Le concentrazioni sono molto alte anche sulle banchine dove aspettiamo il treno. In questo caso, però, il dato è meno preoccupante: il tempo che si passa sulla piattaforma non supera quasi mai i 5 minuti. Troppo poco per subire conseguenze. Pochissimo se paragonato al tempo che passiamo dentro le carrozze, che può anche superare i 60 minuti.
Salute a rischio? 200, 300 microgrammi di Pm10. Si tratta di valori così alti da provocare fastidi immediati anche alle persone sane: bruciore agli occhi e alla gola. Ai soggetti sensibili come gli asmatici o i malati di cuore, un inquinamento così elevato può provocare ostruzioni ai bronchi e il cambiamento del ritmo cardiaco. Anche a effetto immediato. Secondo Giovanni Invernizzi, responsabile scientifico dello studio (nonché membro dell'Isde, Medici per l'Ambiente), l'esposizione prolungata per diversi anni può provocare anche il cancro.
Un filtro che non c'è. Ma com'è possibile che le metropolitane siano più inquinate delle strade in superficie? Giovanni Invernizzi lo spiega così: “L'aria inquinata entra dall'esterno e si incanala nei cunicoli della metropolitana. Questo è normale. Per tutelare i cittadini basterebbe dotare i treni di un circuito di depurazione. In poche parole, un adeguato filtro dell'aria che impedisca alle Pm10 di entrare. Un intervento realizzabile: a San Francisco e Stoccolma lo hanno già fatto e i risultati sono evidenti”. Come mostra il grafico, nella città californiana e nella capitale svedese la qualità dell'aria nelle carrozze è in linea con i parametri dell'Oms. Addirittura, per i cittadini di San Francisco l'aria che si respira nei treni è più sana di quella che si respira in superficie. Anche a Barcellona è così, solo che nella città catalana i valori sono comunque fuori norma.
Insomma, nei treni con i finestrini aperti l'aria è sicuramente inquinata. Perché entrano le particelle di Pm10 che circolano dentro i cunicoli. Lo dimostra il fatto che, quando la metropolitana sale in superficie, i valori di Pm10 crollano. Perché l'inquinamento della carrozza si disperde all'esterno.
“E' impensabile installare un impianto di depurazione in tutto il circuito della metro, che può estendersi per decine di chilometri – commenta Invernizzi – ma è possibile farlo su tutto il parco treni a cifre accessibili. Basterebbe la volontà di affrontare il problema, che tocca milioni di cittadini che ogni giorno passano ore dentro le linee metropolitane. Una volontà che finora è mancata”.
Nonostante i risultati siano stati divulgati da mesi, lo studio è stato praticamente ignorato sia dalle amministrazioni comunali che dalle aziende di trasporti di Roma e Milano. Nonostante sia, almeno nel nostro paese, unico nel suo genere.
l'automobile per spostarsi in metropolitana? Un gesto “green” che fa bene alle tasche, ma non alla salute. A giudicare dai dati elaborati dalla Società Italiana di Medicina Generale (Simg), nelle metropolitane di Roma e Milano si respira una pessima aria, addirittura molto più inquinata rispetto all'esterno.
Lo studio-pilota, condotto tra il 2008 e il 2009, verrà pubblicato nei prossimi mesi sulle più importanti riviste scientifiche italiane e internazionali e mette in luce una realtà capovolta rispetto a quella che ci eravamo immaginati. Sembra infatti che chi si trova in mezzo al traffico e ai tubi di scappamento debba preoccuparsi meno di chi sta seduto in un vagone della metro qualche metro più in basso.
I dati. Per rendersene conto basta mettere a confronto due numeri: la concentrazione di polveri sottili (in questo caso le Pm10) in superficie e all'interno dei treni della metropolitana milanese. Nel primo caso, sono stati rilevati 56 microgrammi per metro cubo; nel secondo caso il dato aumenta in modo vertiginoso: 324 microgrammi per metro cubo. Il limite di inquinamento esterno imposto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità è di 50 microgrammi.
A Roma, però, è anche peggio. Nei treni della capitale, dove già la qualità dell'aria esterna è fuori norma (100 microgrammi/metro cubo), le Pm10 schizzano a 328 microgrammi per metro cubo.
Le concentrazioni sono molto alte anche sulle banchine dove aspettiamo il treno. In questo caso, però, il dato è meno preoccupante: il tempo che si passa sulla piattaforma non supera quasi mai i 5 minuti. Troppo poco per subire conseguenze. Pochissimo se paragonato al tempo che passiamo dentro le carrozze, che può anche superare i 60 minuti.
Salute a rischio? 200, 300 microgrammi di Pm10. Si tratta di valori così alti da provocare fastidi immediati anche alle persone sane: bruciore agli occhi e alla gola. Ai soggetti sensibili come gli asmatici o i malati di cuore, un inquinamento così elevato può provocare ostruzioni ai bronchi e il cambiamento del ritmo cardiaco. Anche a effetto immediato. Secondo Giovanni Invernizzi, responsabile scientifico dello studio (nonché membro dell'Isde, Medici per l'Ambiente), l'esposizione prolungata per diversi anni può provocare anche il cancro.
Un filtro che non c'è. Ma com'è possibile che le metropolitane siano più inquinate delle strade in superficie? Giovanni Invernizzi lo spiega così: “L'aria inquinata entra dall'esterno e si incanala nei cunicoli della metropolitana. Questo è normale. Per tutelare i cittadini basterebbe dotare i treni di un circuito di depurazione. In poche parole, un adeguato filtro dell'aria che impedisca alle Pm10 di entrare. Un intervento realizzabile: a San Francisco e Stoccolma lo hanno già fatto e i risultati sono evidenti”. Come mostra il grafico, nella città californiana e nella capitale svedese la qualità dell'aria nelle carrozze è in linea con i parametri dell'Oms. Addirittura, per i cittadini di San Francisco l'aria che si respira nei treni è più sana di quella che si respira in superficie. Anche a Barcellona è così, solo che nella città catalana i valori sono comunque fuori norma.
Insomma, nei treni con i finestrini aperti l'aria è sicuramente inquinata. Perché entrano le particelle di Pm10 che circolano dentro i cunicoli. Lo dimostra il fatto che, quando la metropolitana sale in superficie, i valori di Pm10 crollano. Perché l'inquinamento della carrozza si disperde all'esterno.
“E' impensabile installare un impianto di depurazione in tutto il circuito della metro, che può estendersi per decine di chilometri – commenta Invernizzi – ma è possibile farlo su tutto il parco treni a cifre accessibili. Basterebbe la volontà di affrontare il problema, che tocca milioni di cittadini che ogni giorno passano ore dentro le linee metropolitane. Una volontà che finora è mancata”.
Nonostante i risultati siano stati divulgati da mesi, lo studio è stato praticamente ignorato sia dalle amministrazioni comunali che dalle aziende di trasporti di Roma e Milano. Nonostante sia, almeno nel nostro paese, unico nel suo genere.
bella schifezza, soprattutto considerando che ultimamente è in circolazione la tubercolosi in parecchie città!
RispondiEliminaHo provato a fare una ricerca tra gli articoli del Simg dal 2006 al 2010 e lo studio utilizzato da Federico Formica per scrivere il suo articolo non salta fuori.
RispondiEliminaprovo a scrivergli una mail per sapere dove ha preso i dati per il suo articolo, dal momento che l'argomento mi tocca anche da vicino :))
B.
umm..........ci sei?
RispondiElimina:)