Fonte: Terranauta
Cara/o TerraNauta,
pochi minuti dopo il terremoto che ha colpito l'Abruzzo abbiamo pubblicato un articolo che comprendeva solo cinque parole:
E' il momento del silenzio.
Poi, il senso del dovere e una sorta di pudore ci ha portato a coprire la tragedia che si andava svelando in Abruzzo con qualche articolo di approfondimento.
Una goccia nel mare delle informazioni (informazioni??) che ci hanno inondato in questi ultimi giorni.
Qual è la verità? La verità è che sono morte centinaia di persone. Ci sono le stime ufficiali, ci sono i clandestini che potrebbero essere stati travolti dalle macerie senza lasciare traccia. Ci sono centinaia o forse migliaia di animali domestici intrappolati. E ci sono decine di migliaia di senza tetto.
Dolore, tristezza, sgomento.
E mentre edifici moderni crollano miseramente e monumenti storici restano tranquillamente a guardare, cosa succede nel resto d'Italia? I media si affannano nella rincorsa al servizio più straziante o alla raccolta fondi più edificante. Ci si attacca sulla qualità della trasmissione di Santoro o sulla necessità di accettare o meno i fondi stranieri. Si litiga sul piano casa e sulla possibilità di ingrandire le ville mentre mil ioni di persone vivono in edifici pericolanti, privi di sicurezza e contrari ad ogni logica economica od ecologica.
E' il momento del silenzio questo. Ma è anche il momento di dire basta. Di spegnere la televisione. Di chiudere i quotidiani e di osservare la realtà con i propri occhi anziché con l'obiettivo della telecamera. Cercare di capire se le disgrazie che affliggono il nostro paese siano veramente sempre colpa dei politici o degli industriali o se forse anche noi, nel nostro piccolo, con la nostra indolenza, la nostra rassegnazione, il nostro egoismo e la nostra ipocrisia non siamo, in fondo, tutti complici.
"Cosa vuoi che possa fare una persona!" "Cosa lo faccio a fare se tutti gli altri non lo fanno"? Quanta viltà si nasconde dietro affermazioni come questa, sentite e ripetute centinaia di volte? "Gli altri" non sono forse singoli individui come noi?
Riprendiamoci la nostra vita! Usciamo per strada e guardiamoci intorno. Osserviamo i cieli (blu o sbiaditi dall'inquinamento?), il sole, la luna. Respiriamo l'aria (sporca) nei polmoni, ascoltiamo i rumori (soffocati dal caos) della natura, tocchiamo la terra (ricoperta dall'asfalto) che si trova sotto i nostri piedi.
E, se non siamo stati colpiti direttamente dal terremoto, gioiamo. Dobbiamo e possiamo gioire della vita che continua a manifestarsi nonostante tutto. Gioire dei doni meravigliosi che ci sono stati dati dalla nascita: gambe, braccia, occhi, bocca, orecchie, cuore, cervello, organi genitali, coscienza.
E' il momento del silenzio, ma è anche - paradossalmente - il momento di inondare il pianeta di risate, di amore, di sorrisi, di sguardi, di carezze, di sussulti di piacere, di voglia di vivere ora e sempre.
Reagire alla crisi cancellandone l'esistenza. Partire, tornare, fermarsi, reagire.
Riprendersi la propria libertà, la propria dignità di essere vivente.
Riscoprire il saper fare, il contatto con la natura, con la terra.
Coltivare il proprio orto urbano, educare i propri figli, riscoprire la propria spiritualità.
Incontrarsi. Ospitare ed essere ospitati. Non arrendersi alla depressione consumistica che ci hanno lentamente trasmesso e reagire riscoprendo le altre persone. Non criminali, non pericolosi sconosciuti, non poveretti da aiutare. Semplicemente persone. Impaurite come noi e più di noi.
Noi esseri straordinari, esseri divini forse. Esseri desiderosi di un contatto umano eppure, sempre più, esseri terrorizzati dalla nostra stessa ombra.
Daniel Tarozzi
Bellissimo questo sito TERRANAUTA!!! Lo metto subito nei preferiti!!!
RispondiEliminaL'articolo poi, è vero, verissimo!!! Sottoscrivo in pieno!
Un abbraccio
Francesca