Fonte: SpazioSacro
Apprendiamo che la Corte d'Appello di Brescia ha emesso una sentenza con cui accoglie il ricorso di un lavoratore esposto alle onde elettromagnetiche di cordless e cellulari, riconoscendo la malattia professionale con invalidità all'80%.
E’ il primo caso in Italia in cui un tribunale afferma il nesso causale tra uso frequente di terminali mobili che emettono campi elettromagnetici ad alta frequenza ed insorgenza di patologie tumorali.
La causa era stata intentata all’INAIL da un manager che, per motivi di lavoro, era costretto ad utilizzare cordless e cellulari e che si è successivamente ammalato, contraendo un tumore alla testa.
Tra i periti che hanno supportato con validi elementi scientifici la tesi del nesso causale figura il prof. Angelo Gino Levis, autore di numerose ricerche epidemiologiche sulla pericolosità dell'uso di cordless, cellulari ed apparati wireless.
Si tratta di una pronuncia giudiziaria che sta suscitando molto scalpore, destinata a fare scuola ed aprire una breccia tra i c.d. negazionisti; una sentenza che rilancia le battaglie di cittadini e comitati contro il proliferare selvaggio di sorgenti di emissione elettromagnetica.
Giuseppe Teodoro
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Uno dei miei miei assistiti, colpiti da tumore alla testa dopo uso prolungato di telefoni mobili (TM: cellulari e cordless) è il Sig. Marcolini da neurinoma del 5° nervo cranico (ganglio di Gassner e nervo trigemino) dopo più di 10 anni e 15.000 ore di utilizzo dei TM assieme al Sig. Stradiotti (che ha appena iniziato la causa civile contro l’INAIL) da carcinoma alla parotide dopo più di 20 anni e 30.000 ore di utilizzo dei TM. Entrambi destrorsi, sono stati colpiti sul lato sinistro della testa in quanto, essendo addetti ai rapporti con i clienti delle Ditte presso le quali lavoravano, usavano la mano destra per prendere appunti e la sinistra per telefonare. Pertanto i loro tumori sono ipsilaterali come la grandissima maggioranza di quelli documentati da Hardell e Coll. I tempi di
utilizzo dei TM da parte di questi due pazienti sono esorbitanti, comunque Hardell ha riportato aumenti statisticamente significativi di tumori alla
testa (soprattutto astrocitomi cerebrali e neurinomi acustici) in utilizzatori di TM con 500-2.000 ore di esposizione e con tempi di utilizzo e/o di latenza di almeno 10-15 anni. Da notare che per i tumori alla parotide da uso di TM gli unici dati positivi in letteratura sono quelli della componente israeliana del Progetto Interphone (Sadetzki 2008), ignorati nei rapporti più recenti di tale Progetto, mentre sui neurinomi del trigemino non ci sono dati in letteratura.
Nella causa di Marcolini sono state presentate 3 perizie di parte ricorrente: del sottoscritto, del Prof. B. Saia (ordinario di Medicina del Lavoro a PD) e del Dott. G. Grasso (il neurochirurgo di Brescia che ha operato e seguito clinicamente sia Marcolini che Stradiotti). In primo grado il consulente del Tribunale (CTU) non ha letto nulla nè della letteratura sull’argomento nè delle nostre perizie, negando quindi la relazione tra malattia e uso dei TM e pertanto il Tribunale ha dato ragione all’INAIL.
Invece in appello il CTU (Dott. Ottavio Di Stefano, Primario di Medicina Interna presso gli Osp. Civili di Brescia) ha fatto una buona ricognizione della letteratura citando i dati degli ultimi 4 lavori di Hardell (lo studio caso-controllo sui tumori cerebrali maligni del 2006, le due “pooled analyses” del 2006 e quella del 2009 e la metaanalisi di Kundi del 2009) e ha premesso che “l’analisi della letteratura non porta ad un giudizio esaustivo ma, con tutti i limiti insiti nella tipologia degli studi, un rischio aggiuntivo per i tumori cerebrali ed in particolare per il neurinoma è documentato dopo esposizione per più di 10 anni alle radiofrequenze emesse dai telefoni portatili (cordless) e dai cellulari…. Il dato anamnestico di esposizione supera il limite dei 10 anni…. Nello studio di Hardell del 2006 l’esposizione per più di 10 anni comporta un rischio relativo di 2,9, sicuramente significativo…Si tratta quindi di una situazione “individuale” che gli esperti riconducono al “modello probabilistico-induttivo” ed alla “causalità debole” che ha comunque valenza in sede previdenziale…Un ruolo quindi almeno concausale delle radiofrequenze nella genesi della neoplasia che ha patito il Sig. Marcolini è “probabile” (probabilità qualificata). Il CTU ha così concluso: “Il quesito proposto può essere così svolto:
l’esposizione a radiofrequenze, anamnesticamente per un tempo efficace (più di 10 anni), ha molto verosimilmente avuto un ruolo concausale nell’evoluzione della neoplasia patita dal Sig. Marcolini. La menomazione dell’integrità fisica legata alla malattia ed ai suoi esiti si stima in
misura dell’80%”. Il caso in questione ha una grande rilevanza perchè, a mia conoscenza, si tratta della prima pronuncia, difficilmente ribaltabile in Cassazione a detta dell’Avv. Danilo Mina del Foro di Brescia difensore di Marcolini, sulla base del dispositivo della sentenza) con la quale viene riconosciuto
il nesso causale o almeno concausale tra esposizione professionale ai TM e patologia neoplastica, con conseguente riconoscimento e relativo indennizzo della menomazione dell’integrità fisica legata alla malattia e ai suoi esiti, nel caso specifico in misura dell’80%.
Appena ne sarò in possesso invierò a tutti la sentenza che sarà pubblicata tra una ventina di giorni. Intanto vi sarò grato se vorrete diffondere e pubblicizzare questa notizia.
Cordialmente
Prof. Angelo Levis
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