Domenica, almeno a Roma, è decisamente entrata la primavera.
Una brezza leggera e dolce mi ha consentito di fare del sano giardinaggio da balcone e, sebbene non splendesse il sole in cielo, era veramente una gioia stare all'aperto.
Quando ho visto un bambino di una casa che abbiamo di fronte giocare spensierato sull'asfalto con il suo nuovo mini quad anzichè uscire per campi, ho capito che abbiamo poco tempo per provare a cambiare il mondo.
Ma, anzichè arrabbiarmi a lungo e rimuginarci su, ho ripensato alle parole di un libro (o di qualcuno?) che dicevano che se volevamo migliorare le cose dovevamo farlo con amore e non con rabbia. Quindi, applicando il successivo suggerimento, e con un bel pò di foto che il gruppo Roma sparita ci concede, ho iniziato a pensare che la nostra città, e non solo quella, potrebbero tornare come erano cento e più anni fa, ricche di verde e decisamente a misura di natura (non uso il termine a misura d'uomo perchè, ahimè, è chiaro che di misura non ne abbiamo).
Con uno "sconcertante" ottimismo riesco a bearmi delle piante che incontro, e intanto mi disegno grandi prati al posto dei centri commerciali, case/condomini di massimo tre piani con orto autosufficiente, prati e parchi al posto degli uffici, e distese di coltivazioni sul raccordo. Se mi spingo in là con il pensiero, potrei anche arrivare a pensare a gruppi di persone alimentarmente ed energeticamente autonome, che lavorano fuori casa solo 15 ore a settimana per il bene della collettività.
Certo, è un'immagine piuttosto impegnativa da tenere a mente, ma di sicuro se già sappiamo cosa vorremmo una volta che ci sarà da decidere se comprare le moto ai bambini di 5 anni o farli stare all'ombra di un bell'albero, non ci sarà storia.
Nel frattempo, e proprio per provare in piccolo a concretizzare qualcosa, ho piantato cetrioli, pomodori e basilico, e reso ancora più verde il mio rilassante balcone.
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