E' di questi giorni l'ennesimo ricatto di Marchionne a lavoratori e Stato italiano. Dopo anni che la Fiat prende miliardi di sovvenzioni da tutti noi cittadini attraverso ammortizzatori sociali e incentivi vari, lo "spauracchio" dell'esodo di massa dell'azienda automobilistica è sempre più forte, e attanaglia il futuro di quelle migliaia di lavoratori che sono appesi a un filo.
Ma oltre ai lavoratori Fiat, il destino di tanti altri è appeso a esili speranze, o è già stato reciso, visto l'alto tasso di disoccupazione che attanaglia l'Europa tutta e gran parte dell'Occidente. Le condizioni di lavoro diventano ogni giorno più pesanti, le ore aumentano in virtù della disorganizzazione massima di classi dirigenziali incompetenti, si disfano contratti nazionali, si ricorre a forme di lavoro aliene o ad assunzioni con lettera di dimissioni preventivamente firmata.
Cosa possiamo fare noi, con i nostri consumi?
Possiamo fare molto, come sempre, e come sempre dobbiamo essere sempre informati.
La Fiat se ne va dall'Italia o (ormai da secoli) produce all'estero? Bene, dovremmo chiedere con forza di bloccare gli incentivi o ammortizzatori sociali da parte dello Stato.
Quei soldi potrebbero essere utilizzati per impiegare i lavoratori Fiat in opere socialmente utili, ricavando così il doppio vantaggio di non mandare gente in mezzo alla strada e finalmente di vedere le scuole pulite piuttosto che gli ospedali con più personale o tanto altro ancora.
Inoltre, se una marca vale l'altra (e Fiat non eccelle sul mercato), tanto vale rivolgersi altrove, verso case automobilistiche che offrono contratti di lavoro umani e condizioni rispettose per l'ambiente e per le persone.
Nello stesso modo, se abbiamo notizia di qualsiasi altra azienda italiana incorporata da multinazionali "sospette", boicottare e scegliere altrove.
Motta è stata acquisita da Nestlè? Bene, passiamo alle altre centomila marche che fanno panettoni. La Panettoni&Panettoni S.p.A fa vessazioni sui lavoratori o discrimina le lavoratrici con prole? Andiamo oltre, compriamo altrove e comunichiamo le nostre scelte.
Il potere di una persona, volgarmente definita dai succhiasangue consumatore, è enorme: le scelte negli acquisti solo il suo strumento di voto, ancor prima che dentro la cabina elettorale.
Scegliere di non vedere la televisione significa togliere potere alle troppe insulse persone che attraversano il tubo catodico, ma anche a chi dirige o possiede il network.
Negli Usa questi suggerimenti vengono praticati con successo dalle tante associazioni di "consumatori", e se per una volta noi italiani smettessimo di guardare i culi all'ora di cena e iniziassimo ad informarci di quello che succede al nostro amico, alla vicina, ai lavoratori della Fiat così come a quelli della sanità, riusciremmo a mandar via parassiti come l'amministratore delegato di un dinosauro in via di estinzione, e forse a farci ridare pure i soldi per tutti quei catorci che ci hanno fatto compagnia per oltre 70 anni.
Anche questa è ecologia, perchè fa piazza pulita e crea una coscienza sociale.
non mi stanco mai di divulgare questo atteggiamento, che condivido completamente.
RispondiEliminabuon anno Barbara :)
Bibi
Assolutamente d'accordo! Dobbiamo evolverci da consumatori/telespettatori acritici e imparare a pensare con la nostra testa, ad informaci in modo autonomo e a confrontarci con gli altri!
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