Questa frase, trovata tra le tante perle di saggezza che il web ci offre quotidianamente, giunge a compimento di una interessante conversazione avuta in merito al concetto di amicizia ma, più estesamente, al contributo in termini di crescita esperienza e arricchimento generale che una relazione di amicizia può dare.
Un anonimo sul web ha scritto:
"L'amicizia, per alcuni, è il sentimento più bello che si possa provare nella vita, perché è un rapporto alla pari basato sul rispetto, la stima, e la disponibilità"
E' un'altra considerazione che mi sento di condividere, sebbene questa idea parta dal presupposto che ogni persona sulla terra che si relaziona ad un'altra, abbia ben presente in mente (e nel cuore) questo concetto.
Un rapporto alla pari basato sul rispetto, la stima, e la disponibilità: non sempre è così, e solo una piccolissima percentuale di amicizie si sviluppa mantenendolo in equilibrio.
A volte, inoltre, attribuiamo alla parola amicizia tutta una serie di interazioni con l'altro che poco hanno a che fare con essa: entusiasmo per la novità, infatuazione, opportunismo, romanticismo, abitudine,...
Ogni persona che ci capita davanti, ha sicuramente qualcosa da darci, anche nelle storie che ci hanno fatto arrabbiare di più; è un dato di fatto, come è un dato di fatto che non è necessario soffrire per imparare delle lezioni.
Al di là di ogni considerazione razionale, o spesso solo inconsapevolmente irrazionale, tutti noi abbiamo uno strumento prezioso e infallibile per capire se chi abbiamo davanti è un esempio negativo e fonte di disagio. Talmente semplice da sembrare banale, ed è forse per questo che troppo spesso non ne teniamo conto.
Basta metterci in ascolto delle nostre sensazioni, dare credito all'emozione che ci suscita la presenza o l'idea della persona che abbiamo davanti.
Basta farlo consapevolmente e senza giudizio, ma con la sola intenzione di capire cos'è meglio per noi.
Basta esercitarsi e partire con piccoli riscontri, tipo il verduraio sotto casa o la signora dell'edicola che ci vende il quotidiano.
Basta imparare ad ascoltarsi, senza filtri e sensi di colpa per quello che stiamo per fare.
Non c'è la persona buona o cattiva (come concordavamo ieri con un amico), c'è solo da sapere se questa persona va bene o no per la nostra crescita, per noi.
Basta imparare a lasciare andare, e basta avere sempre la consapevolezza che il passato non può incatenare il nostro presente.
Le persone che vengono definite negative, spesso non vanno bene nemmeno per loro stesse; questo non è un concetto assoluto applicato allo specifico individuo, ma può rappresentare un momento contingente che attraversano: c'è chi ti succhia energie perché è emotivamente immaturo, c'è chi cerca attenzioni da tutti perché si sente solo anche in mezzo a una folla, c'è chi fa del gioco di forza il suo modo per gratificarsi...
E' ovvio che alcuni comportamenti, applicati su larga scala, portano la persona a stabilizzare certi atteggiamenti, e ritrovarsi a ripetere sempre gli stessi errori.
Questo, non possiamo saperlo.
Possiamo però sapere cosa sentiamo quando ci capitano questi episodi, e stabilire in tutta tranquillità d'animo se per noi qualcuno è nocivo o benefico.
Se riuscissimo ad applicare ciò su larga scala, le "persone negative" non avrebbero presa sulle vittime che puntano, e potremmo indirettamente far loro del bene perché a quel punto saranno costrette a cambiare; in meglio, mi auguro di cuore.
Quindi, impariamo a scegliere, perché la vita è troppo corta per passarla con persone negative, troppo corta per recriminare o arrabbiarsi.
C'è un mondo di esseri umani là fuori, non resteremo soli se impareremo a volerci bene e rispettarci.
Foto: copertina del libro Arcobaleno e gli abissi marini (M. Pfister)
Nessun commento:
Posta un commento