Ho trascorso queste due settimane senza curarmi dell'abbigliamento, ma avendo molta cura della mia persona e del mio benessere.
Non ho usato trucco, ma creme idratanti e protezioni solari ben dosate; niente tacchi o scarpe chiuse ma ciabatte e piedi scalzi.
Mi alzavo quando il mio orologio lo stabiliva, e facevo due pasti al giorno, con abbondanti colazioni a base di frutta o frullati senza latte e tante verdure al pasto principale.
Ho fatto lunghissime passeggiate, e i primi giorni quasi non mi sentivo più le gambe, e anche riposanti sessioni in spiaggia sotto l'ombrellone.
Ho girato liberamente, senza impegni o vincolo alcuno.
Mi sono sentita libera, di quella libertà che i carcerati provano durante l'ora d'aria. Era una libertà condizionata: 15 giorni di godimento assoluto, contro i restanti 350 di traffico, impegni, orari ben scanditi, bollette da pagare.
Ho letto e sentito molti pareri, in questi mesi, riguardo l'assurdo sistema nel quale ci infiliamo: lavoriamo come pazzi o in condizioni da pazzi per undici mesi e mezzo l'anno come fossimo criceti che corrono senza senso su una ruota, per poterci (forse) permettere 15 giorni di pausa, nella speranza che questo scampolo di riposo possa darci le forze per andare avanti i successivi undici mesi e mezzo.
Una ruota senza fine, e per le nostre generazioni, senza nemmeno prospettiva di pensione.
Siamo schiavi con una catena al collo corta, anzi cortissima.
Siamo schiavi fin dal momento in cui i nostri genitori ci inoculano i loro pensieri e la loro visione della vita; siamo schiavi quando ci dicono che farsi una famiglia, avere dei figli, un posto fisso e una casa di proprietà ci renderà felici e completi: forse questo schema poteva andar bene 50 anni fa, ma adesso è la causa primaria della nostra schiavitù.
Ogni piccola fonte di spesa, è diventata un'arma nelle mani della società per incatenarci ai nostri doveri: quando abbiamo un mutuo da pagare, le bollette da saldare, un figlio da crescere, la macchina da mantenere... difficilmente potremmo sganciarci da situazioni che ormai ci vanno strette e provare ad essere veramente liberi.
Siamo schiavi dei nostri "desideri" realizzati e di quelli irrealizzati, siamo schiavi della casa che abitiamo, del dovere verso i nostri figli, delle scelte che altri ci hanno imposto.
Siamo schiavi e ci siamo rassegnati. Troppe volte ormai sento le persone che dicono "ringrazia dio che hai un lavoro", abbassando così la soglia d'attenzione su una realtà lavorativa che è atterrente, discriminante, approfittatoria. Ringraziando di avere un lavoro, diamo tutto il potere contrattuale al datore di lavoro, il quale (ricordiamolo sempre) non è un ente benefico e dal nostro lavoro pagato x trae un profitto a volte moltiplicato.
Abbiamo alzato l'asticella della sopportazione a un livello... insopportabile, prendendo lavori sottopagati e a condizioni a volte brutali, pur di portare avanti la nostra vita.
Ma quale vita ci aspetta, se l'unico modo per andare avanti è sopportare, abbassare il capo, e subire?
Subiamo il traffico che ci soffoca e ci ruba tempo prezioso, le amministrazioni che ci prelevano migliaia di euro l'anno e non ci supportano neanche nei servizi basici, subiamo le mode, i tacchi alti, le cravatte che ci strangolano, le case piene di roba che non ci serve.
E' questa la ragione per la quale ci siamo evoluti?
Per guarire dalla schiavitù, la chiave sola e unica è la consapevolezza.
Dobbiamo essere consapevoli che ogni azione consumistica ha una conseguenza economica per noi, la quale presuppone che si abbia una fonte di reddito o si sia in qualche modo solvibili.
Ogni desiderio, anche quello per noi più nobile, rischia di incatenarci se non abbiamo la visione chiara di come gestirlo e impedirgli di soffocarci.
Vogliamo essere schiavi, o padroni della nostra vita?
Siamo schiavi fin dal momento in cui i nostri genitori ci inoculano i loro pensieri e la loro visione della vita; siamo schiavi quando ci dicono che farsi una famiglia, avere dei figli, un posto fisso e una casa di proprietà ci renderà felici e completi: forse questo schema poteva andar bene 50 anni fa, ma adesso è la causa primaria della nostra schiavitù.
Ogni piccola fonte di spesa, è diventata un'arma nelle mani della società per incatenarci ai nostri doveri: quando abbiamo un mutuo da pagare, le bollette da saldare, un figlio da crescere, la macchina da mantenere... difficilmente potremmo sganciarci da situazioni che ormai ci vanno strette e provare ad essere veramente liberi.
Siamo schiavi dei nostri "desideri" realizzati e di quelli irrealizzati, siamo schiavi della casa che abitiamo, del dovere verso i nostri figli, delle scelte che altri ci hanno imposto.
Siamo schiavi e ci siamo rassegnati. Troppe volte ormai sento le persone che dicono "ringrazia dio che hai un lavoro", abbassando così la soglia d'attenzione su una realtà lavorativa che è atterrente, discriminante, approfittatoria. Ringraziando di avere un lavoro, diamo tutto il potere contrattuale al datore di lavoro, il quale (ricordiamolo sempre) non è un ente benefico e dal nostro lavoro pagato x trae un profitto a volte moltiplicato.
Abbiamo alzato l'asticella della sopportazione a un livello... insopportabile, prendendo lavori sottopagati e a condizioni a volte brutali, pur di portare avanti la nostra vita.
Ma quale vita ci aspetta, se l'unico modo per andare avanti è sopportare, abbassare il capo, e subire?
Subiamo il traffico che ci soffoca e ci ruba tempo prezioso, le amministrazioni che ci prelevano migliaia di euro l'anno e non ci supportano neanche nei servizi basici, subiamo le mode, i tacchi alti, le cravatte che ci strangolano, le case piene di roba che non ci serve.
E' questa la ragione per la quale ci siamo evoluti?
Per guarire dalla schiavitù, la chiave sola e unica è la consapevolezza.
Dobbiamo essere consapevoli che ogni azione consumistica ha una conseguenza economica per noi, la quale presuppone che si abbia una fonte di reddito o si sia in qualche modo solvibili.
Ogni desiderio, anche quello per noi più nobile, rischia di incatenarci se non abbiamo la visione chiara di come gestirlo e impedirgli di soffocarci.
Vogliamo essere schiavi, o padroni della nostra vita?
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