mercoledì 2 luglio 2008

Cosa vogliono darci da mangiare?


Ci risiamo, puntuali come il cannone del Gianicolo a mezzogiorno, ogni tanto appaiono articoli contro il biologico.

In un articolo (?) su tin.it, si parla di chi asserisce che il biologico sia dannoso per l'agricoltura mondiale.

In che modo? Secondo il padre della rivoluzione verde, Norman Borlaug, il biologico può sfamare al massimo 4 miliardi di persone solo a patto che si espanda fino a distruggere interi ecosistemi. Già, peccato che la rivoluzione verde abbia portato intere fasce di territori coltivati alle monocolture irrigate allegramente di fertilizzanti chimici.

Nell'articolo si declama che non è un mistero che le coltivazioni bio abbiano una resa inferiore rispetto alle coltivazioni tradizionali, ma se ci avessero spiegato con dati certi questa verità ci sarebbe piaciuto di più, dal momento che numerosi studi certificano invece che dopo pochi anni di riconversione delle terre da convenzionale a bio, la nuova produzione supera tranquillamente  la vecchia, abbassando i costi di fertilizzanti e pesticidi (vi pare poco?) e portando una serie di futili conseguenze quali riduzione dell'inquinamento delle falde acquifere, o una riduzione di elementi nocivi nei nostri piatti.

Ai prodotti bio inoltre, sarebbe imputata la colpa di far aumentare i prezzi del cibo, e di conseguenza di non essere sostenibile. Si ipotizza che il bio sottragga preziosa terra (?) allo sfruttamento intensivo, dimenticando che dopo pochi anni di monocolture e di sfruttamento intensivo un pezzo di terra diventa arido e sterile come dopo la passata di Attila. Dimenticando, ancora una volta, che pochi anni di coltivazione biologica o biodinamica (o meglio ancora di permacoltura) rivitalizzano o mantengono alti i livelli dei terreni e trattengono maggiori percentuali di carboni, riducendo in questo modo il tasso di inquinamento dell'aria.

 

Come al solito, questi articoli che sbattono il mostro in prima pagina, hanno un effetto devastante su stili di vita discreti e responsabili. Senza tener conto di mille fattori che danneggiano l'economia mondiale (tra cui GDO e grandi aziende), si spara il titolone e si scrivono articoli senza approfondimenti seri.

Noi procediamo per la nostra strada, il biologico non è il mostro che qualcuno vuol farci credere, e alla faccia dei suoi detrattori mi sgranocchio una carota bio freschissima e gustosissima

 

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Posto solo un commento fatto da una persona a quell'articolo, mi sembra molto esplicativo:

Chi sottrae la terra per produrre cibo non è la coltivazione biologica ma lo smisurato investimento in produzione di carne. La superficie destinata al pascolo e alla produzione di cereali a consumo esclusivo degli animali da allevamento sarebbe sufficiente a ridurre drasticamente la fame nel mondo. Invece, qualcuno ci fa credere che dobbiamo mangiare carne per forza e ci invoglia mettendoci pure i pupazzetti nelle confezioni di Hamburger...

Luigi Calabrese

 

 

Altro commento:

Bioscience (luglio 2005, Vol. 55:7) pubblica uno studio della Cornell University (22 anni di comparazione di costi e vantaggi ambientali, energetici ed economici delle coltivazioni bio e convenzionali di mais e soia): oltre a non utilizzare pesticidi, il bio consuma meno acqua del convenzionale e il 30% meno d'energia fossile; le pratiche agricole bio comportano meno erosione e preservano la qualità del suolo; negli anni siccitosi dal 1988 al 1998, il raccolto di mais prodotto bio è stato del 22% superiore; l'azoto nelle aziende bio è aumentato dall'8 al 15%; l'applicazione del biologico ha ridotto l'inquinamento delle acque di falda.
di sintesi.
Ricerca del British Trust for Ornithology, del Centre for Ecology & Hydrology di Lancaster e dell'Università di Oxford finanziata dal governo britannico e pubblicata su Biology Letters: nelle aziende biologiche presentano un maggior tasso di biodiversità: "i campi biologici contengano dal 68 al 105 per cento in più di specie vegetali e dal 74 al 153 per cento in più di piante spontanee rispetto alle aziende non biologiche", "aumentare la superfìcie coltivata con metodo bio può contribuire a ristabilire la biodiversità nei paesaggi agricoli".
Valanghe di studi che provano la superiorità nutrizionale dei prodotti bio (vitamine, sali minerali, polifenoli e antissodianti).
La fame nel mondo non dipende da poca produzione, ma da sfruttamento, speculazione e iniqua spartizione delle risorse.
Il resto è cazzeggio.

ROBERTO

 

 


 

3 commenti:

  1. Una volta avevo addirittura letto un articolo dove si sosteneva che i prodotti bio erano dannosi per la salute perchè l'assenza di conservanti e prodotti chimici faceva crescere delle muffe che potevano essere potenzialmente letali.........
    Ma pensa te!!!!
    Un abbraccio
    Francesca

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  2. Avevo letto l'articolo e ho pensato subito che non te lo saresti fatto passare sotto il naso.
    Concordo pienamente (con te) e questa è una vera notizia :-)

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  3. Valerio, avvisami quando leggi robe strane in rete :-)
    Conto sul tuo naso da investigatore!

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