E' difficile spiegare i motivi della decrescita, il perchè non dovremmo andare incontro al chimerico concetto di crescita continua proposto dalle nostre economie.
Talmente difficile da trovare ancora (e solo) delle enormi sacche di resistenza tra le istituzioni, i governi e i sindacati. Che le persone il concetto lo avrebbero pure avvicinato, dal momento che non è difficile comprendere che in un sistema finito non può esserci crescita e consumi illimitati e infiniti. Ma il problema è che non sempre riescono a metterlo in pratica, bombardati come sono da catastrofici dati sull'andamento dell'economia, dell'occupazione, dei bilanci degli stati.
Maurizio Pallante, apprezzato autore di saggi sul tema e padre del movimento per la decrescita felice, ha scritto un romanzo sul periodo che ha determinato il nostro attuale stato sociale di consumismo sfrenato.
Ha descritto i flussi migratori della gente del sud verso la città industriale per antonomasia, Torino, i sottili meccanismi che in trent'anni hanno strappato libertà, ideali e verde ai nostri occhi, il perverso gioco che ci ha spinti a rifiutare il lavoro della terra come aberrante arretratezza e le macchinazioni della politica che hanno portato, attraverso un sempre più crescente scambio di favori, allo sfascio del sistema sociale.
Non è un romanzo facile, sebbene l'abbia letto d'un fiato: ogni capitolo è una pugnalata alle nostre certezze, ogni pagina (se letta con mente aperta) ci fa capire quante stronzate ci sono state inculcate in nome del progresso e dell'innovazione.
C'è tutta la storia dei trent'anni del boom economico in questo libro, e l'autore non risparmia nessuno, nemmeno le contestazioni studentesche del 68. E' una visione capovolta, o se vogliamo dall'angolazione opposta a quella nella quale ci hanno fatti sedere in questi ultimi 50-60 anni.
Ma è una visione da valutare e analizzare, per capire alla fine che forse tutto quello che ci hanno detto sulla crescita, sul benessere, sull'innovazione sono solo state delle roboanti parole che hanno confuso e annebbiato le nostre capacità di giudicare e scegliere per il meglio.
D'altra parte, se non avessimo le idee confuse, come farebbero a venderci l'idea degli inceneritori piuttosto che delle centrali nucleari o, peggio ancora, dei prestiti al consumo (prestiti concessi non per comprare da mangiare ma l'ennesima stronzata "tecnologica")?
Maurizio Pallante
I Trent'anni che sconvolsero il mondo
Ed. Pendragon - ottobre 2010
Eur. 14.00
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