mercoledì 15 febbraio 2012

La strage nel piatto

Il titolo è un pò forte, lo ammetto. Ma se vogliamo aprire gli occhi su quello che mangiamo e il prezzo che costano all'ambiente alcune scelte alimentari, di strage dobbiamo parlare.


Escludiamo per un momento tutto ciò che riguarda il consumo di carne, perchè oggi parleremo delle crudeltà che si nascondono dietro il nostro appetitoso piatto di mozzarella.


Il latte viene prodotto dagli animali per alimentare i propri cuccioli. Fatta eccezione per la mucca/capra/bufala che pochi di noi hanno la fortuna di ospitare come animale domestico, tutti gli allevamenti separano le madri dai cuccioli per evitare che questi ultimi consumino il latte destinato per natura a loro ma indirizzato per artificio al consumo umano. Nella maggior parte dei casi, i cuccioli femmine vengono allevati e destinati a loro volta a vivere una vita in schiavitù per produrre a loro volta latte, i cuccioli maschi subiscono una fine più grama...


I cuccioli delle mucche vengono destinati all'alimentazione umana, dopo essere stati alimentati con cibo innaturale per loro che causa anemie e altre gravi carenze. La vitella, quella fantastica "pietanza" che tanto cerchiamo per la sua tenerezza e per farla mangiare ai nostri bambini, è carne anemica di un povero cucciolo che vive le sue poche settimane di vita separato dalla madre e in un lager.


Ma se di strage vogliamo parlare, dobbiamo parlare dello "spreco" di vite animali che si perpetua per la produzione della ricercatissima mozzarella di bufala.


A quanto sembra, in Italia la carne di bufala è poco consumata. Partendo da questo presupposto, tutti o quasi tutti i cuccioli maschi di bufala vengono abbandonati dove capita, affogati nei corsi d'acqua, sotterrati vivi o soffocati con la paglia. Questa che pare sia una usanza tipica dei luoghi di produzione della mozzarella di bufala, fa sì che almeno 15.000 esseri viventi vengano scartati dall'industria casearia nè più nè meno alla stregua di immondizia. Capita spesso di ritrovare le carcasse di queste povere creature sul ciglio di una strada, in acqua o sulla sabbia, vittime di un'industria alimentare che ha perso il rispetto per la sacralità della vita su questo pianeta.


In questo perverso sistema, un animale che non serve diventa automaticamente spazzatura, un oggetto indegno di vivere e di consumare il cibo che gli spetterebbe di diritto in natura; è merce senza valore, da eliminare con i mezzi più economici a disposizione per non incidere sul fatturato.


Per una volta, una sola volta,  quando ci metteremo a tavola per gustare quella appetitosa, succosa, saporita mozzarella che sia di bufala o di mucca, cerchiamo di percepire il rosso del sangue dei poveri animali attraverso l'immacolato candore di quel sepolcro imbiancato che abbiamo nel piatto. Una volta fatto ciò, potremmo anche constatare che il costo in termini etici, umanitari, morali e anche sociali di quei 300 grammi di alimento è infinitamente troppo alto per la nostra coscienza.

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