giovedì 25 giugno 2009

Eco pensieri di inizio estate

Se il meteo ce lo permette, possiamo dire di essere finalmente entrati nella stagione estiva.  Per i più fortunati, si avvicinano le vacanze, per molti o tutti è comunque un periodo di relax.

Relax che viene puntualmente insediato dalle troppe pubblicità che ci insinuano (molto) più o (poco) meno velatamente la possibilità di innumerevoli catastrofi estive.

Così, tra la radio e la pubblicità su giornali e internet, veniamo a sapere che:

1) abbiamo bisogno di assicurarci contro la rottura di vetri da parte di bambini che in estate giocano a pallone e con la fionda (?)

2) abbiamo bisogno di assicurare la nostra casa contro i furti che d'estate sanno tutti che sono più numerosi

3) abbiamo bisogno di assicurare le nostre vacanze da ogni eventualità, perchè ci vuole poco a beccarsi un'infuenza, una dissenteria, un braccio rotto. A proposito di influenza, mi pare veramente poco etico spingere sulla recente influenza suina per spingere le persone a comprare assicurazioni.

4) abbiamo bisogno di assicurare l'auto, i nostri cani, tra poco pure le posate e le piante che se dovesse cascarci un coltello o un vaso dal balcone non si sa mai cosa potrebbe succedere.

 

Questi sono ovviamente solo pochissimi esempi presi dalle martellanti pubblicità che rischiano di trasformare la stagione più gioiosa e ludica dell'anno in un trimestre di ansia estrema.

Eh si, perchè è ovvio che leggiamo questi messaggi con l'occhio assonnato e ascoltiamo la radio con mezzo orecchio,  ma alla fine lo stillicidio arriva seppur inconsciamente a minare le nostre spensieratezze.

Voglio dire, ma quanti di noi partono con l'idea che in vacanza sicuramente gli succederà qualcosa?

Io credo che la maggioranza parta con il desiderio di riposarsi, ritemprarsi, rilassarsi; c'è sempre qualche ipocondriaca eccezione, e c'è sempre la possibilità che si verifichi un incidente, ma a pensarci (e ad assicurarsi) su rischiamo di aprirci la strada verso l'accadimento dell'evento... In poche parole, rischiamo di tirarci addosso la sfiga.

Ma allora perchè permettere a questi tarli insidiosi di farsi largo nelle nostre menti e cedere al ricatto psicologico che "e se poi non ci assicuriamo e ci succede qualcosa?"

Per quale motivo si permette alle compagnie assicurative di rovinare le vacanze alle persone e di giocare sull'ansia e le paure?

Questi sono pensieri decisamente poco ecologici, e che ci riempiono di tossine emotive di difficile rimozione; così, carichi di preoccupazione sui probabili danni/furti/malanni, partiamo alla volta delle nostre mete (anche per una scampagnata fuori porta) carichi di pensieri da aggiungere a quelli relativi al sole che fa male, al cibo che in estate si avaria più in fretta, all'attenzione da porre al bagno post pranzo, alla gita nei boschi con l'ansia di incontrare una vipera.... E che vacanze sarebbero queste? Tanto vale restare in casa, blindarsi dentro e non uscire nemmeno per fare la spesa, tanto ce la facciamo consegnare a domicilio.

 

Bene faremmo a spazzare via tutto questo pattume, pensare in positivo e essere convinti del fatto che il sole e tre meravigliosi mesi di estate porteranno solo benefici e tante buone notizie. E sarebbe opportuno che ognuno di noi protestasse presso le associazioni dei consumatori contro questi messaggi apocalittici che ci tolgono l'allegria.

 

 

PS: in questo periodo di vacanza, ricordiamo che migliaia di persone a distanza di due mesi dal terremoto vivono ancora in condizioni più che precarie. Non dimentichiamoli.

venerdì 19 giugno 2009

Una mela al giorno... ma bio e di stagione

Prendo spunto da una traccia letta sul web, nel quale si consigliava di mangiare a fine pasto una mela ben matura.

A scanso di equivoci ribadisco una volta di più che la frutta di qualsiasi tipo non va mai mangiata a fine pasto perchè, a causa della differente digeribilità degli alimenti (la frutta se ne va dallo stomaco in mezz'ora/un'ora massimo, carne, grassi e cereali impiegano diverse ore), permanendo nello stomaco oltre il suo limite naturale inizia a fermentare e a produrre il tanto temuto gonfiore postprandiale che tutti temiamo e attribuiamo sempre alla non colpevole frutta.

Per tornare in tema, è bene sapere che le mele maturano sugli alberi verso la fine dell'estate (settembre-ottobre), e che si definiscono prodotti freschi fino a gennaio.

Dopo, inevitabilmente, sulle nostre tavole avremo solo frutta conservata con metodi più o meno controllati.

Come evidenziato nel blog Rassegnaecobio, tendenzialmente le mele vengono conservate in atmosfera modificata, soprattutto se parliamo di produzioni industriali, e nelle parti evidenziate che qui riporto ci sono dei punti che mi indurrebbero da oggi in poi a consumare le mele solo per pochi mesi l'anno:

..La conservazione in atmosfera modificata di fatto non garantisce una maggiore conservabilità, ma piuttosto permette una migliore presentazione del prodotto, perché si mantengono più a lungo certe caratteristiche che sono percepite dal consumatore come indice di freschezza: ad esempio, la carne di bovino di un colore rosso vivo piuttosto che tendente al rosso scuro...

Ma occorre anche tenere presente che il gas, dissolvendosi nel prodotto, si combina con i diversi componenti del prodotto alimentare in modo lento ma irreversibile e tende ad abbassare il pH con ripercussioni, come la denaturazione di enzimi, che possono causare cambiamenti sulle caratteristiche organolettiche del prodotto, come l’odore.  (fonte: torinoscienza)

 

C'è un altro discorso da considerare, anche quando le mele sono semplicemente conservate in celle frigorifere a una temperatura di pochi gradi ma che non arriva mai alla congelazione del frutto... Secondo voi, dopo mesi e mesi che la mela è stata staccata dall'albero e che non vede la luce del sole ma anzi è conservata a basse temperature, che proprietà nutrizionali potrebbe avere? Come facciamo a mangiare senza pensarci un frutto colto dieci mesi prima? Ci stiamo mangiando una mummia e non ne siamo consapevoli...

Per fortuna ci penserà nel futuro prossimo il Codex Alimentarius che irradierà tutto il cibo ammazzando virus batteri e proprietà nutritive per portare sulle nostre tavole roba raccolta due anni prima ma dall'aspetto sanissimo e lucentissimo!

 

Affrontiamo il discorso bio: gli alberi di mele sono alcune tra le coltivazioni più irrorate di pesticidi/anticrittogamici e chi più ne ha più ne metta. Ti dicono di togliere la buccia, ma la buccia è ricca di fibre e sarebbe bene mangiarla; perchè dovrei comprare un prodotto che naturalmente sarebbe completamente edibile ma che l'uomo ha talmente avvelenato tanto da costringerci a spogliarlo di una sua buona parte?

Ma non è finita... per evitare di mangiare i pesticidi (guardate il rapporto di Legambiente pesticidi nel piatto per rendervi conto di quanto in Italia cresca ogni anno il consumo di chimica nell'agricoltura), non sarebbe sufficiente rimuovere solo la sottile buccia, ma dovremmo (soprattutto se è destinata ai bambini) togliere anche parte della polpa sottostante, perchè i prodotti chimici superano la barriera della buccia e si depositano sui primi millimetri del frutto; quindi, ulteriore spreco che ci porta a buttare via almeno un 10% del frutto comprato.

Lasciando perdere i costi sociali che si dovrebbe aprire un vaso di pandora, qual'è il costo personale di una mela proveniente da agricoltura convenzionale? Di sicuro alto, in salute se non si adottano gli accorgimenti di cui sopra (ricordiamoci che pesticidi e concimi e altro si depositano nelle parti grasse del nostro corpo e ci vuole l'FBI per toglierceli di dosso), e nel portafoglio perchè compriamo un prodotto e ne dobbiamo scartare un bel pò.

A chi conviene?

martedì 16 giugno 2009

BENVENUTI NELLA CITTA’ DI ALLOPATIA

Ironica e profonda satira del sistema medico.

di Mike Adams
dal sito NaturalNews
Traduzione di Gianluca Freda
C’era una volta una città chiamata Allopatia (1). Aveva molta gente, strade ed automobili, ma a causa di limitazioni di budget non c’erano segnali stradali né semafori in nessuna zona di Allopatia.
Non c’è da stupirsi che gli incidenti stradali fossero molto diffusi. Le auto sbattevano l’una contro l’altra quasi ad ogni incrocio. Ma gli affari andavano alla grande per le officine meccaniche e per gli ospedali locali, che dominavano l’economia di Allopatia.
Man mano che la popolazione di Allopatia cresceva, gli incidenti crebbero fino a raggiungere un livello allarmante. Disperato, il consiglio cittadino assunse il dottor West, esperto della Divisione Motori (M.D.), affinché trovasse una soluzione.
Il dottor West trascorse intere giornate a studiare gli incidenti stradali. Aveva portato con sé una quantità di strumenti tecnici, microscopi, materiali per l’analisi chimica, apparati di laboratorio, e li mise tutti al lavoro per la sua indagine. La popolazione di Allopatia osservava con grande curiosità il Dr. West mentre svolgeva il suo lavoro, documentando ed analizzando meticolosamente ogni incidente stradale, e attendeva con grande interesse il suo responso conclusivo.
Dopo settimane d’indagini, il Dr. West invitò la popolazione di Allopatia ad una conferenza cittadina per rendere note le sue conclusioni. Qui, dinanzi al consiglio cittadino e a molti degli abitanti, annunciò le sue scoperte: “Gli incidenti stradali sono provocati dalle tracce di frenata”.
Il Dr. West spiegò di aver trovato e documentato una correlazione prossima al 100% tra gli incidenti stradali e le tracce di frenata. “Dovunque vi siano automobili che si scontrano”, spiegò, “troviamo anche tracce di frenata”.
La città soffriva di un “Morbo da Tracce di Frenata”, spiegò il dottore, e per sconfiggere l’epidemia cittadina di incidenti stradali sarebbe bastato “semplicemente curare il Morbo da Tracce di Frenata rendendo le strade a prova di frenata”, esclamò il Dr. West ricevendo un grande applauso dalla popolazione.
La città pagò al Dr. West il suo onorario, poi chiese al buon dottore di proporre un metodo per curare questo Morbo da Tracce di Frenata. Per pura coincidenza, il Dr. West era tornato da poco da un viaggio alle Hawaii pagato da un’azienda chimica che fabbricava prodotti stradaceutici: cioè speciali prodotti chimici utilizzati per trattare le strade in situazioni come questa. Egli raccomandò al consiglio cittadino un particolare tipo di copertura chimica: il teflon.
“Possiamo curare il Morbo da Tracce di Frenata ricoprendo le strade di teflon”, spiegò il Dr. West. “Così le strade saranno a prova di frenata e tutti gli incidenti cesseranno!”. Egli proseguì descrivendo le proprietà fisiche del teflon e spiegando come questo materiale a prova d’attrito avrebbe impedito ai veicoli qualunque frenata.
Il consiglio cittadino fu pienamente d’accordo col Dr. West e rilasciò nuovi titoli pubblici per raccogliere il denaro necessario ad acquistare teflon sufficiente per ricoprire tutte le strade della città. In poche settimane le strade furono completamente ricoperte e le tracce di frenata scomparvero del tutto.
Il consiglio cittadino pagò al Dr. West un nuovo onorario e lo ringraziò per la sua consulenza. Il problema degli incidenti stradali ad Allopatia era risolto, essi pensavano. La cura era stata costosa, ma erano convinti che ne fosse valsa la pena.
Ma le cose non andavano bene ad Allopatia. Gli incidenti stradali erano quadruplicati. I letti d’ospedale straripavano di cittadini feriti. Il business delle autoriparazioni era esploso ad un livello tale che gran parte dei membri del consiglio cittadino avevano deciso di aprire un’officina meccanica per conto proprio o di investire in quelle già esistenti.
Settimana dopo settimana, un numero sempre maggiore di cittadini di Allopatia rimaneva ferito e le loro macchine subivano danni continui. Il denaro si ammassava nei portafogli dei meccanici, degli ospedali, delle ditte di soccorso stradale e dei commercianti di autoricambi.
Il consigliere economico della città, osservando questo poderoso incremento dell’attività economica, annunciò che Allopatia stava vivendo un momento di boom. La sua economia era più prospera che mai e la città poteva attendersi un anno di grande benessere economico!
Le officine meccaniche offrivano posti di lavoro. Agli ospedali servivano sempre più infermiere. Cartelli con la scritta “cercasi personale” comparivano in tutta la città presso i centri paramedici, le aziende di soccorso stradale e i fabbricanti di parabrezza. La disoccupazione era scesa a livelli prossimi allo zero.
Ma gli incidenti stradali continuavano a crescere. Eppure non c’erano più tracce di frenata.
Il consiglio cittadino era deluso. Era convinto di aver risolto questo problema. Il Morbo da Tracce di Frenata era stato sradicato dalla cura di teflon. Perché mai gli incidenti stradali continuavano a verificarsi?
Così convocarono un incontro cittadino per discutere il problema e dopo una breve discussione un vecchio eremita che viveva in una foresta appena fuori dalla città di Allopatia si rivolse agli abitanti. “Non esiste nessun Morbo da Tracce di Frenata”, spiegò. “Questa malattia è stata inventata dalle compagnie stradaceutiche per potervi vendere le coperture in teflon”.
A questa dichiarazione i cittadini rimasero inorriditi. Loro sapevano che il Morbo da Tracce di Frenata esisteva. Gliel’aveva detto il dottore. Come si permetteva questo eremita, che non aveva nessuna laurea in Motorizzazione, di affermare il contrario? Come osava mettere in dubbio in questo modo la saggezza collettiva dell’intera città?
“Il problema è semplice”, continuò l’eremita. “Tutto ciò che dobbiamo fare è costruire segnali di stop e semafori. Dopodiché gli incidenti cesseranno”.
Interrompendolo, un membro del consiglio cittadino osservò: “Ma come possiamo permetterci dei segnali stradali? Abbiamo speso tutto il nostro denaro nelle cure di teflon!”.
I cittadini annuirono. Non avevano soldi per comprare segnali di stop.
Un altro membro del consiglio aggiunse: “E in ogni caso, come potremmo fermarci? Le strade sono ricoperte di teflon. Se costruiamo dei segnali di stop avremo sprecato tutto il denaro che abbiamo speso per il teflon!”.
Di nuovo, i cittadini furono d’accordo. A che servivano dei segnali di stop se le loro automobili non potevano comunque fermarsi?
L’eremita rispose: “Ma i segnali di stop elimineranno la necessità del teflon. La gente sarà in grado di fermare la propria automobile e gli incidenti cesseranno. La soluzione è semplice”.
Ma cosa sarebbe successo se i segnali di stop avessero funzionato davvero, si chiese la popolazione della città? Quale effetto si sarebbe avuto sul boom economico di Allopatia? Comprendendo le conseguenze, un corpulento e anziano signore che gestiva un’officina di riparazioni locale saltò in piedi e disse: “Se costruiamo questi segnali di stop e gli incidenti cessano, sarò costretto a licenziare la maggior parte dei miei operai!”.
Fu in quel momento che gran parte della cittadinanza comprese che erano in gioco i suoi posti di lavoro. Se i segnali di stop fossero stati realizzati, quasi ogni persona sarebbe rimasta disoccupata. Tutti lavoravano presso i servizi d’emergenza, le officine di riparazioni, gli ospedali e le aziende per la manutenzione delle coperture in teflon. Alcuni erano diventati rappresentanti delle compagnie stradaceutiche. Altri erano importatori di parabrezza, pneumatici, acciaio e altri ricambi per automobili. I più intelligenti guadagnavano una fortuna vendendo sedie a rotelle e stampelle per le vittime degli incidenti.
Un intraprendente giovanotto diede vita a un giornale scientifico che pubblicava articoli in cui venivano descritti tutti i diversi tipi di Morbo da Tracce di Frenata che erano stati osservati e documentati. Un altro tizio, un fanatico del salutismo, organizzò una corsa annuale per raccogliere fondi per la cura del Morbo da Tracce di Frenata. Fu un evento di grande successo e i cittadini vi parteciparono al meglio che potevano: correndo, camminando o semplicemente spingendosi lungo il percorso sulla loro sedia a rotelle.
In un modo o nell’altro, quasi tutti ad Allopatia dipendevano economicamente dal Morbo da Tracce di Frenata.
Spaventati dalla prospettiva di perdere il proprio benessere economico, i cittadini stabilirono di creare un nuovo ente per la pubblica sicurezza: la Frequent Drivers Association (FDA), cioè Associazione Guidatori Abituali. La FDAavrebbe avuto il compito di approvare o respingere tutta la segnaletica, la tecnologia e le coperture chimiche relative alle strade cittadine.
I dirigenti della FDA vennero scelti fra le persone economicamente più in vista della comunità: proprietari di officine meccaniche, proprietari delle compagnie di ambulanze e naturalmente il Dr. West.
Poco dopo la sua fondazione, la FDA annunciò che il Morbo da Tracce di Frenata era, invero, assai reale, come accuratamente documentato da un insigne luminare e recentemente pubblicato sul giornale cittadino che si occupava del Morbo da Tracce di Frenata. Poiché non vi erano studi attendibili che dimostrassero l’efficacia dei segnali di stop nella riduzione degli incidenti stradali, la FDA annunciò che i segnali di stop sarebbero stati messi fuori legge e che chiunque avesse tentato di vendere tali segnali sarebbe stato accusato di frode e rinchiuso nella prigione cittadina.
Questo fece molto piacere ai cittadini di Allopatia. Grazie alla FDA, essi ora sapevano che i loro posti di lavoro erano al sicuro. Potevano continuare a vivere le proprie vite nella prosperità economica, con un lavoro sicuro, nella consapevolezza che la FDA avrebbe messo fuori legge ogni tentativo di strappargli il loro tenore di vita. Avevano ancora un sacco di incidenti stradali, ma almeno i loro posti di lavoro erano al sicuro.
E così la vita continuò ad Allopatia. Per qualche tempo, almeno. Man mano che gli incidenti stradali continuavano ad un ritmo devastante, sempre più residenti di Allopatia rimasero feriti o uccisi. Molti restarono inchiodati al letto, impossibilitati a lavorare a causa delle loro menomazioni.
A un certo punto, la popolazione iniziò a decrescere. La città di Allopatia, un tempo economicamente prospera, divenne alla fine poco più che una città fantasma. Gli ospedali chiusero i battenti, la FDA fu smantellata e il giornale sul Morbo da Tracce di Frenata cessò le pubblicazioni.
I pochi residenti rimasti capirono alla fine che nulla di buono era venuto dal Morbo da Tracce di Frenata, dalle coperture in teflon e dalla FDA. Nessuno stava meglio perché tutto il denaro della città era stato speso per far fronte alla malattia: in coperture in teflon, ricambi per auto e servizi d’emergenza. Nessuno era più in salute, né più felice, né viveva più a lungo. Anzi, molti avevano perduto tutta la propria famiglia a causa del Morbo da Tracce di Frenata.
E l’eremita? Egli continuò a vivere ai margini della città, in fondo a una tortuosa strada cittadina, dove visse una vita semplice senza automobili, senza strade, senza coperture in teflon e senza FDA.
Visse più a lungo di tutti gli altri abitanti di Allopatia. Si dedicò al giardinaggio, fece lunghe passeggiate nella foresta, raccogliendo radici, foglie e bacche per cibarsi. Nel tempo libero si dedicò alla costruzione di segnali stradali, aspettando l’arrivo di una nuova popolazione e sperando che questa si decidesse ad ascoltare un vecchio eremita con una folle idea: che la risposta è nella prevenzione, non nella cura dei sintomi.

martedì 9 giugno 2009

Cereali a colazione, un futuro da panzone?

Su Altroconsumo dell'ottobre 2008 si è affrontato un argomento molto importante che riguarda le nuove abitudini alimentari degli italiani: la prima colazione a base di cereali. Non solo un'abitudine dei più piccoli, visto che anche per gli adulti abbondano le proposte, ma sicuramente potenzialmente dannosa se non si studiano con attenzione le etichette e si propongono questi alimenti tutti i giorni.

Come molti altri prodotti conservati, i cereali nascono alla fine dell'800 negli Stati Uniti: dopo un processo di cottura a vapore i chicchi di mais venivano pressati con rulli e tostati. Nel corso degli ultimi anni, ai classici chicchi di mais si è aggiunta quasi tutta la gamma dei cereali, eccezion fatta forse per qualche roba strana che in pochi conoscono: abbiamo così fiocchi di avena e orzo, palline/fiocchi/bastoncelli/tuttoquellochecivieneinmente di mais/grano/farro/kamut, riso/orzo/grano soffiati, muesli assortito e addizionato con frutta secca o disidratata, cioccolata o yogurt.

Tutto molto bello e vario, tanto da aver reso disponibile anche sotto forma di snack questo intermezzo gustoso che nulla ha da invidiare a gelati, biscotti, merendine.

E, infatti, talvolta i cereali sono talmente elaborati da superare in quantità di grassi e zuccheri i suddetti dolciumi.

 

Con i nuovi procedimenti industriali poi, i cereali adesso vengono cotti, ridotti in poltiglia, addizionati di zucchero e malto, e sottoposti a un processo chiamato estrusione che denatura (rendendole quindi indisponibili) le proteine presenti nei cereali. Dopodichè, i fiocchi vengono rivestiti da uno strato di olio vegetale che fa sì che durante la tostatura il prodotto diventi croccante e che si mantenga tale fin dentro il latte. Spesso il tocco finale è quello di glassare i fiocchi con zucchero, cioccolato, yogurt.

Il risultato di queste elaborazioni è un "alimento" morto, privo di proteine e assolutamente vuoto, senza tracce di vitamine e nutrienti. Riempitivo certamente, ma che alla lunga può privare l'organismo di forza ed energie invece di dargliene; la grande quantità di zuccheri e la presenza di oli poi, ne fanno un prodotto goloso ma a rischio ingrassamento.

Da questa frase nasce l'analisi di Altroconsumo, che va ad analizzare un certo numero di prodotti destinati ai bambini e trova di tutto:

 

Da segnalare che gli studi di Altroconsumo ci riportano che l'Italia detiene il primato europeo del numero di bambini sovrappeso o obesi: quasi 4 su dieci tra i 6 e i 9 anni. Credo che l'Italia stia facendo a gara con il suo unico concorrente serio, gli Stati Uniti per vincere questo poco edificante primato.

L'obesità infantile è la via migliore per garantire un futuro da malati ai nostri figli, è la via principale per avviarsi verso la strada del diabete infantile e per tutta una serie di malattie (cardiovascolari in primis) che li accompagneranno per tutta la vita. Come ho già avuto modo di ridire in altre occasioni, si dovrebbe prestare unattenzione maniacale all'alimentazione dei bambini; purtroppo, invece di comprare libri di gente seria e iniziare a documentarci da fonti indipendenti, preferiamo agghindare i nostri pupi con trine e pizzi e delegare la responsabilità della loro salute alle quattro castronerie che ci propinano in Tv. Pertanto, molto spesso invece di preparare da noi i pasti (a cominciare dagli omogeinizzati che qualcuno mi deve spiegare quanto ci vuole a preparare una mela grattugiata anzichè fare la fila al supermercato), preferiamo comprare tante belle scatole che poi in due minuti ci risolvono la colazione, il pranzo, la cena. E allargano la panza della famiglia.

 

Cosa c'è che non va nei cereali secondo Altroconsumo (ma anche secondo me)?

1) Troppi zuccheri (tra lavorazione, glassature e condimenti vari si arriva anche al 42%, passando per il 20%)

2) Troppi grassi, in alcuni casi si arriva a 14 gr su 100, e sebbene in base dosi anche di tipo saturo (dannoso per le arterie)

3) La presenza di sale, che ovviamente altera il gusto nei bambini e disassuefa ai sapori naturali (oltre a provocare ipertensioni precoci)

4) scarso contenuto di fibre, che sono invece presenti nei cereali interi.

Aggiungo anche che le vitamine sintetiche aggiunte a causa della distruzione di quelle naturali del cereale durante la lavorazione industriale, non provengono da fonti naturali e quindi risultano particolarmente indigeste ai piccoli corpi (ma anche a quelli dei grandi) che le ingeriscono.

Non approfondisco il discorso marketing affrontato dalla rivista: è argomento delicato e andrà affrontato in altro post.

 

Cosa possiamo fare allora per difendere i nostri bambini da questo surplus di zuccheri, grassi e vuoto assoluto?

Trovare ad esempio il tempo di preparare la colazione

Variare ogni mattina e ogni giorno la dieta dei bambini, facendogli provare tutti i cereali, tutta la frutta e verdura

Iniziare la colazione dei bambini con una spremuta fresca o un centrifugato, per proseguire con pane fatto in casa tostato e composta fresca di frutta (se il bimbo ancora non gradisce la frutta così)

Abituare i bambini a mangiare con meno zuccheri e sale possibile, fin da subito; il latte materno mica è dolcificato o salato.

E che buona colazione sia!!!

giovedì 4 giugno 2009

Pensieri e provocazioni per una città più pulita

Qualcuno di recente ha detto che Roma è una città molto sporca. Qualcun altro ha replicato che la colpa è di chi ha amministrato la città in passato, qualcun altro potrà dire che sono stati gli alieni, ma resta un dato di fatto inoppugnabile: Roma è una città veramente sporca.

Alcuni quartieri più di altri, è vero, ma il velo di sporcizia che ammanta la città è democratico, non risparmia nessun posto.

Senza dare indicazioni o schieramenti politici che non sono prerogativa di questo blog, sarebbe molto bello che l'amministrazione attuale e quelle a venire applicassero rigidamente le sanzioni per chi sporca e, all'uopo, ne creassero di nuove.

Chi mi segue da tempo ha già avuto modo di leggere del mio fastidio nei confronti dei volantini pubblicitari: se possibile, il fastidio attualmente si sta tramutando in odio profondo, dal momento che negli ultimi due mesi i marciapiedi di alcune zone di Roma sembrano incredibilmente e costantemente tappezzati da tanti colorati foglietti di carta.

Vogliamo davvero fare qualcosa?

Io la butto lì... Si potrebbe pensare di punire con ammende via via crescenti chi commissiona il volantino e la ditta che ha il compito di distribuirlo:

ogni qualvolta che si trovano dei volantini per strada, il comune potrebbe comminare una multa fissa di tot euro, che in caso di recidiva raddoppierebbe ogni volta, e 50 cents di multa per ogni volantino trovato in terra.

Magari questo potrebbe essere un forte deterrente per tutti coloro che troppo spavaldamente agiscono; gli introiti delle multe andrebbero a finire in un fondo destinato all'ambiente e al decoro urbano.

 

Ma non è finita... (oggi non risparmio niente e nessuno!)

Il comune di Roma ha fatto una bella campagna informativa sulla necessità di fare la differenziata, e con l'occasione ha piazzato ormai da anni dei cassonetti che spiegano chiaramente cosa va versato al suo interno.

Purtroppo tanta gente continua a non differenziare la propria immondizia, vuoi per pigriza e vuoi per la velata convinzione che "tanto poi riammucchiano tutto e ci facciamo solo prendere in giro"... In casi come questi, non siamo tenuti a pensare che "tanto riammucchiano" ma semmai ad indignarci e protestare con forza qualora si realizzassero questi sospetti; in ogni caso la differenziata deve essere fatta.

A chi dovesse essere "beccato" a fare diversamente, una bella multa sveglia coscienze non dovrebbe mai mancare, laddove non sia già così.

Se a commettere queste infrazioni dovessero essere degli esercizi commerciali o delle fabbriche/laboratori artigianali (come avviene ad esempio nella mia via dove un simpatico mobilificio getta i residui della lavorazione nei cassonetti destinati all'organico delle abitazioni), la multa dovrebbe ovviamente essere esemplare.

 

Altro punto: i padroni di cani.

Finito lo spauracchio creato dalla minaccia delle solite multe, vedo sinceramente poche persone andare in giro con l'attrezzo raccoglipupù, e se ce l'hanno, poi non lo usano. Molte di queste persone scambiano il verde pubblico o privato come gabinetti di lusso per i loro animali, e lasciano ad altri l'onere di raccogliere i simpatici omaggi lasciati dai loro beniamini.

Direi che anche questo deve finire, e visto che la legge c'è, va applicata rigorosamente.

 

Per raccogliere altre considerazioni ma sintetizzare poi il tutto, potrebbe sembrare che dal mio punto di vista l'esborso di soldi da parte di chi trasgredisce sia l'unica soluzione al mantenimento di una città pulita e abitabile; non è per tutti così, ma se si riesce abbastanza facilmente a far capire a un bambino come comportarsi civilmente, convincere un adulto ad abbandonare delle abitudini a dir poco discutibili è impresa epica. D'altra parte siamo uno dei pochi stati che si è convinto ad indossare caschi e cinture di sicurezza solo quando ci siamo visti arrivare dei multoni, siamo quelli che comprano i rilevatori di autovelox per correre a 200 km/h in autostrada ma arrivare davanti al segnalatore in perfetto chilometraggio, siamo quelli convinti che la soluzione alla troppa immondizia sia l'inceneritore e non uno spreco minore.

Quindi, per inculcare l'educazione a un popolo di furbi e talvolta (spesso) di menefreghisti, bisogna colpirli sui sentimenti, ma facendo sul serio e con controlli accurati.

Nel frattempo, per le generazioni future, sarebbe molto utile sfruttare almeno un'ora a settimana nelle scuole ma anche in altri centri di aggregazione per fare educazione civico/ecologica.