giovedì 28 marzo 2013

Festa Internazionale della Zuppa a Roma

Segnalo con piacere un'interessante iniziativa.

fonte: Bioagricoltura Notizie

 

zuppa.jpegDomenica 14 aprile 2013 dalle 10.30, si terrà la quinta edizione del Festival Internazionale della Zuppa di Roma. Torna presso gli spazi de La Città dell’Utopia, in Via Valeriano 3f (zona San Paolo) l'atteso evento culturale e gastronomico dedicato alle zuppe che, nella passata edizione, ha visto la presenza di 30 associazioni, 120 artisti, 46 zuppe in gara e circa 1.000 persone partecipanti.

L'evento si inserisce in un circuito internazionale: il primo festival della zuppa è nato nel 2001 a Lille, nel Nord della Francia, per poi diffondersi progressivamente a Berlino, Cracovia, Barcellona, Madrid, Francoforte e, nel 2004, a Bologna. Dal 2008 il festival è arrivato anche a Roma, organizzato dal Servizio Civile Internazionale.

E’ un’occasione di festa intorno a un piatto popolare, genuino e multiculturale. Aperto a chiunque voglia partecipare per condividere insieme saperi e sapori da tutto il mondo, passando una giornata tra teatro, musica e arte di strada, a impatto zero sull’ambiente.

Quest’anno il tema principale sarà il ri-uso, il ri-ciclo e il rispetto dell’ambiente che sarà ancora più centrale rispetto alle precedenti edizioni, attraverso l’utilizzo di bevande alla spina, la riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata, acqua gratis, vari laboratori e incursioni comunicative sull’argomento.

 

Il Festival invita a partecipare con la propria zuppa o come assaggiatori le associazioni, famiglie e singoli cittadini.

Ad accompagnare la giornata ci saranno concerti, artisti di strada, laboratori di marionette, un’asta popolare, giochi per adulti e bambini…e il profumo delle zuppe in gara!: tutto il possibile per riscoprire la dimensione di stare insieme in uno spazio aperto e pubblico, con una trasversalità di genere, età, ed esperienza.

Per informazioni visitare il sito www.lacittadellutopia.it

 

mercoledì 20 marzo 2013

PPV - Shampoo al cocco Dr Organic

Dr Organic è un'azienda molto conosciuta in UK. Da qualche anno, grazie a una famosa catena di negozi, viene proposta anche in Italia.


Io ho acquistato una bella scorta di shampoo approfittando di un'ottima offerta, e oggi nella rubrica Provati Per Voi vorrei parlare dello Shampoo al cocco.


La filosofia del produttore è quella  di "mettere a disposizione dei consumatori una vasta gamma di prodotti per l'igiene e la cura della persona che rispondesse alle sempre crescenti esigenze di naturalità e di efficacia degli stessi".


Dr Organic garantisce di non usare prodotti nocivi alla salute e si assume l'impegno di usare solo sostanze organiche naturali.


Per quale motivo faccio questa premessa lo scoprirete a breve. Passiamo per il  momento allo shampoo.


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Il prodotto si presenta in una discreta confezione trasparente, con un comodo tappo a pressione che ci consentirà di utilizzare la giusta quantità di prodotto anche in... condizioni estreme.


La profumazione è delicatissima, un vago sentore di olio di cocco e agrumi. La consistenza dello shampoo è piuttosto densa, mi raccomando di fare attenzione alla quantità perchè ne serve davvero pochissimo.


Suggerisco di metterne poco sulle mani, passarlo in testa e aprire per qualche istante il getto dell'acqua: questo accorgimento ci consentirà di far "sciogliere" lo shampoo e distribuirlo su tutto il cuoio capelluto. Se serve e si hanno i capelli lunghi, aggiungere qualche altra microdose e procedere con altra acqua.


Sconsiglio di diluirlo preventivamente in acqua perchè il gel d'aloe contenuto in cospicua quantità all'interno del prodotto non fornisce una grande performance così trattato.


Una sola passata di shampoo consente di pulire a fondo capelli e cuoio capelluto, consiglio quindi di non esagerare con la pulizia se non strettamente necessario.


Lo shampoo è nutriente, grazie agli estratti di papaya in esso contenuti e all'olio di cocco stesso; tuttavia, se avete capelli lievemente stressati da colorazioni o dall'umido inverno, suggerisco di passare una piccola dose di balsamo dopo la detersione, altrimenti i capelli potrebbero risultare leggermente stopposi.


L'inci sarebbe stato piuttosto buono, se non fosse per uno degli ingredienti, il Palmitamidopropyltrimonium chloride, che ha  un'altissima tossicità per gli organismi acquatici.


Non è quindi il prodotto ideale per chi è giustamente attento alle tematiche ambientali oltre che alla salute personale, e faccio qui il mio mea culpa per non aver letto prima di acquistare...


 


 


 


Giudizio:


consistenza - gradevole, densa   8/10


profumazione - delicatissima        8/10


durata - ne basta pochissimo        9/10


gradevolezza -  ottima                 8/10              


risultati                                       7/10


Attenzione all'ambiente                2/10


 


 


Inci:


loe barbadensis leaf juice, aqua, cocamidopropyl betaine, sodium cocamphoacetate, sodium lauroyl sarcosinate, coco glucoside, glyceryl oleate, palmitami dopropyltrimonium chloride, glycerin, caprylyl/capryl glucoside, sorbitan sesquicaprilate, cocos nucifera fruit extract, carica papaya (papaya) fruit extract, mangifera indica (mango) fruit extract, theobroma cacao (cocoa) seed extract, garcinia mangosteena (mangosteen) fruit extract, ficus carica (fig) fruit extract, citrus aurantium dulcis, citrus aurantium bergamia (bergamot) fruit oil, citrus limon peel oil, gamma undecalactone, maltol, 3-hexanol, gamma octlactone, diacetyl natural, sodium hydroxymethylglycinate, potassium sorbate, ascorbic acid, citric acid, limonene.


 

giovedì 14 marzo 2013

La vita ai tempi dello smartphone

NB: Questo post lo dedico a tutte quelle persone che quando lo leggeranno potrebbero in alcuni punti identificarcisi: non siete esattamente voi, anche se ho preso qualche aneddoto dalla vita quotidiana. :-D


 


 


C'è un nuovo lavoro emerso negli ultimi anni:


ci prende parecchi minuti (se non ore della nostra giornata)


è assolutamente non retribuito, quasi sempre siamo noi a pagare per usufruirne


ci fa assumere comportamenti compulsivi e anche un poco assurdi.


Parliamo della malsana abitudine di stare incollati ad uno smartphone.


Come la palla al piede dei carcerati, lo smartphone ci accompagna in ogni momento e in ogni luogo: dal bagno al letto, dal matrimonio al funerale, dal tragitto a piedi a quello in treno e ne siamo talmente legati da ritenere sacrosanto l'utilizzo urbi et orbi.


Sembra quasi che sia diventata impellente nell'essere umano l'esigenza di avere sempre qualcosa in mano, piuttosto che riempire quei tre secondi di tempo libero che altrimenti potremmo utilizzare per riflettere o semplicemente staccare la spina.


Difficilmente riusciamo a staccarci da questo singolare gadget che quando serve realmente (leggasi per fare telefonate) o è scarico o si è impallato, e altrettanto difficilmente ci rendiamo conto che lo stare sempre con la testa chinata su di esso e la colonna raggobbita ci portano a tre conseguenze poco piacevoli. La prima è rappresentata dagli inevitabili danni alla cervicale dovuti a una posizione innaturale,  la seconda è la costante esposizione alle onde radio emesse dal telefono a causa dell'eccessiva vicinanza al corpo; la terza è che a furia di guardare in basso o di stare sempre con quel gadget in mano, non riusciamo mai a vivere realmente l'attimo. Dovendo scrivere/giocare/scattare/postare, procediamo come ciechi zombies lungo la strada immersi in una costante nuvola di perenne distrazione, che ci distoglie dal cogliere piccoli o grandi particolari, incontrare persone (o evitare di scontrarcisi), guardare fisicamente e metaforicamente al di là del proprio naso.


Ci sono persone (visto con i miei occhi) che durante i concerti, le partite o altri eventi scattano migliaia di foto, riprendono ore di spettacolo e poi non si ricordano degli odori, dei colori e di quanto gli è accaduto intorno in quel contesto. Completamente annebbiati dal dovere di "documentare" si dimenticano il motivo per il quale sono andati a vedere lo spettacolo.


Lo smartphone inoltre è un incredibile strumento di controllo sociale: chiunque può sapere in tempo reale dove ti trovi grazie alla localizzazione dei social network che scrivono da che zona inserisci i tuoi post o grazie a solerti presenze che fanno i check pure al gabinetto e poi scrivono che erano con te.


Così, se tu non vuoi far sapere a tuo marito, al tuo datore di lavoro o banalmente al ladro dove ti trovi in un dato momento, puoi star sicuro di fallire nell'impresa: come un Grande Fratello, la tua vita sociale potrà essere monitorata fin nel più piccolo particolare.


Cosa comporta questo compulsivo atteggiamento alla pubblicazione a ogni costo?


Di sicuro un ripetuto perpetrarsi della violazione della privacy delle persone coinvolte, e altrettanto sicuramente si creeranno "crisi diplomatiche" di varia natura e gaffes incredibili.


C'è gente che è stata licenziata o non assunta per condotta non allineata alle esigenze aziendali, persone che sono state cornificate quasi in dirette, gente che ha saputo della morte di cari amici con un laconico messaggio pubblicato sulla bacheca di qualcun altro. Ci sono anche episodi più leggeri...


Per fare un piccolo esempio: se abbiamo detto ai nostri parenti che avremmo saltato la cena di famiglia per un turno di notte e poi vieni fotografato in un locale circondato da amici e con un bel bicchiere in mano, potresti perdere quell'aureo alone di figlio affidabile nonchè indefesso lavoratore astemio che ti sei costruito con tanta fatica negli anni.


Oppure, se stai organizzando una semplice cena e non puoi invitare tutti gli amici per evidenti limiti di spazio, ci sarà sempre qualcuno che, non appena varcata la soglia di casa tua, scatterà foto o scriverà che era con te insieme ad altre persone a casa tua. Con buona pace della diplomazia che tanto si appoggia, almeno per alcune tipologie di persone che hanno bisogno di mille spiegazioni e rassicurazioni per i mancati inviti, al vecchio detto cinese "occhio non vede cuole non duole"


Lo smartphone poi ti trasmette un altro virus che non è informatico ma caratteriale. A furia di non vivere l'attimo e smaniare per pubblicare tutto quello che i pollici del telefono inquadrano, si crea un'ansia da anticipazione. Si anticipano cioè gli eventi prima che accadano, annullando sorprese, rovinando scherzi, bruciando il fattore sorpresa.


Mi è capitato di recente di aver fatto un innocente scherzo ad un amico approfittando della sua momentanea assenza per una sigaretta e scrivendo una cosa sulla sua tovaglietta. Ebbene... Nel tempo che l'amico era fuori, un altro ha fotografato la tovaglia, ha pubblicato la foto e lo ha taggato. Quando l'amico è rientrato, senza neanche guardare il suo posto è venuto a chiedermi "ma chi è stato?"


Naturalmente è una piccola cosa sulla quale ridere, ma non sempre è così.


Dare spiegazioni, giustificare, sprecare fiumi di parole solo a causa di estrema leggerezza nel valutare le conseguenze a breve e lungo termine, è fonte di notevole disagio.


L'utente di smartphone però non sembra capirlo, e continua zigzagando per la sua strada a pubblicare questo e quell'altro, a chattare con tizio e con caio o sfidare gli amici a ruzzle, dimenticandosi spesso di fare due chiacchiere con la persona che gli sta accanto.


E' a questo utente che rivolgo un appello: lascia ogni tanto il telefono spento, goditi semplicemente la cena o la giornata o lo scherzo come si faceva "una volta" (cioè fino a 4 anni fa), rispetta l'etica e la privacy delle persone tenendo per te le loro foto e la loro localizzazione, evita di taggare gente senza chiedere il loro permesso. E, ultimo ma il più importante, raddrizza la testa e guarda dritto avanti a te, fosse anche solo per cercare il wc in un ristorante.


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mercoledì 13 marzo 2013

Provati per voi: Detergente intimo Extravergine Saponi naturali

Inauguro oggi una nuova rubrica che tratterà tutti quei prodotti, rigorosamente ecobio e possibilmente provenienti da piccoli produttori, che le nostre manine sante non riescono ad autoprodursi.


Spesso è un piacere fare acquisti presso alcuni negozianti, ed è altrettanto piacevole scegliere delle realtà emergenti che mettono cura e attenzione nei prodotti che offrono.


Oggi vi parlerò del Detergente Intimo all'olio extravergine di oliva  con estratto di calendula e tea tree oil, dela ditta Extravergine Saponi Naturali di Spadafora.


Da anni ormai utilizzo cosmesi ecobio, e per l'igiene intima sono piuttosto rigorosa: il contatto con le mucose di detergenti aggressivi o chimici sappiamo che non è decisamente salutare.


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Quello che vedete è il flacone da 250 ml, io ho comprato 500 ml all'accessibilissimo prezzo di 7,00 euro.


 


Il prodotto ha una gradevolissima consistenza viscosa, non schiumogena, e un leggerissimo aroma di tea tree oil. Ne basta veramente pochissimo per lavare a fondo e lasciare una gradevole sensazione di freschezza e pulizia. Il fatto che non faccia schiuma e la presenza massiva di olio extravergine di oliva, lo rende particolarmente delicato e non essiccante.


Lo uso da due settimane, e ne avrò consumato un ventesimo circa, per cui se mantengo questo ritmo il detergente si esaurirà forse per la fine dell'anno, portando un notevole risparmio nelle mie povere tasche.


Gli ingredienti sono pochi, ma preziosissimi:


 aqua, sodium olivate, colophonium, glycerin, calendula officinalis extract, melaleuca alternifolia oil.


 


Il produttore avverte che, data l'alta percentuale di olio, a basse temperature il prodotto tende a solidificare. In effetti ho avuto modo di sperimentarlo di persona, ma basta qualche ora a temperatura ambiente e l'accortezza di agitare sempre il prodotto prima dell'uso per ovviare a questo minimo inconveniente.


Giudizio:


consistenza - gradevole, viscosa   8/10


profumazione - delicatissima        8/10


durata - ne basta pochissimo        7/10


gradevolezza -  ottima                 9/10              


risultati                                       8/10


 


 


Il sito dove trovare tutte le descrizioni è il seguente:


http://www.extraverginesaponi.com/intimocal.htm


 

lunedì 11 marzo 2013

Decluttering room by room - la stanza ospiti/studio

Era tanto che non mi dedicavo alla "cura" dello spazio vitale della mia casa, ma una piacevolissima visita e la primavera alle porte ci hanno indotti a svuotare la stanza degli ospiti che abitualmente usiamo come studio.

Come nelle migliori tradizioni televisive di Sepolti in casa, avevamo un letto singolo completamente ricoperto di cose delle quali non ricordavo neanche l'esistenza; così ci siamo messi di buona lena e abbiamo ridato forma a una stanza imbarazzantemente piena di... non so ancora bene cosa.

Con una mezza giornata di duro lavoro sono riuscita a riempire due scatoloni di:


  • libri mai iniziati (che andranno in vendita o in regalo)

  • libri letti e accantonabili (stessa sorte di cui sopra)

  • materiale informativo risalente a 5 anni fa del quale non ne sentivamo evidentemente il bisogno

  • borse maglioni e abbigliamento vario che sta passando un'attenta selezione prima di essere gettato oppure regalato

  • riviste, blocchi per gli appunti usati, penne esaurite e un sacco di materiale da "ufficio"

  • scarpe e ciabatte ovunque (riposte in un armadio)



La stanza ora si presenta come un gradevole luogo di svago, lavoro e riposo notturno, e si nota assolutamente la differenza di atmosfera tra il prima e il pulitissimo dopo.

I trucchi per mantere in ordine una stanza del genere?


  • tenere sempre in ordine la scrivania, limitando al minimo la presenza di penne, forbici, blocchi

  • stampare meno materiale possibile se si ha la possibilità di tenerlo su un hard disk o sul pc (fate i backup, mi raccomando)

  • tenere il letto sempre sgombro, facendo finta che chiunque potrebbe venire a trovarvi da un momento all'altro

  • trovare un posto dedicato alle scarpe e non lasciarle fuori di esso

  • considerare la stanza degli ospiti al pari di quella propria



Spero di continuare la mia opera nel resto della casa, prossimamente parlerò del balcone e degli spazi all'aperto.

decluttering, pulire la stanza degli ospiti