domenica 31 ottobre 2010

A scuola di pane... e altro

Chi dice che è impossibile fare il pane in casa? Ultimamente sempre meno gente, visto che molti di noi hanno la miracolosa macchina che impasta e cuoce tutto sommato del buon pane.

Ma se volessimo spingerci un po' oltre, e andare al di là del cubotto magico che esce dalla macchina del pane, potremmo incontrare mille difficoltà, culturali in primis. Ma come ben sappiamo, spesso le difficoltà e i limiti sono solo delle illusioni, e bastano due ragazze pronte a condividere la loro esperienza per scoprire che panificare naturalmente è un'azione a portata di tutti i forni e che bastano "pochi minuti" per farlo.

Le ragazze in questione, Giada e Annalisa, fanno parte di un progetto più ampio, la casa del cibo : quella di cui fanno parte (e copio intestazione  del loro sito) è un'associazione agri-urbana per la diffusione della cucina popolare.

Per dirla molto brevemente, l'associazione Casa del cibo intende ri-diffondere le conoscenze e le sapienze perdute negli ultimi anni, e riassegnare il giusto ruolo che il cibo (come nutrimento e momento di condivisione) dovrebbe avere nella società.

Per tornare al corso (tempeste di farina), cinque interessanti ore di spiegazioni e informazioni varie, abbiamo appreso come in realtà sia alla portata di tutti impastare e infornare: certo, quello che il pane a lievitazione naturale ci insegna è di aver pazienza, in quanto necessita di un paio di fasi di stasi (lievitazione) che durano svariate ore. Il pane ci insegna a rispettare le farine, a dar loro i giusti enzimi per predigerirle e consentire a noi di trarne il massimo vantaggio nutrizionale; come spiegava Giada, il lievito di birra non riesce a fare questo ma soprattutto non riesce, nelle infarinate con farina integrale, a scomporre  l'acido fitico, sostanza che se mangiata in grandi quantità inibisce l'assorbimento del ferro.

Il pane e le ragazze ci hanno insegnato anche che preparare da mangiare insieme ad altre persone è un'esperienza intensamente ricca di spunti, sorprese, informazioni: si potrebbe affermare che, insieme alla pagnotta messa a lievitare, lievitino anche le nostre menti.

Condividere, diffondere, riappropriarsi delle proprie radici: niente male per una domenica pomeriggio...

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venerdì 15 ottobre 2010

Il corpo, il controsenso e il marketing

Mi sono iscritta in palestra, una bellissima struttura ottimamente attrezzata e con una fantastica, enorme vetrata che dà su un panorama magnifico. Non ce ne sono molte di palestre "alla luce del sole", spesso sono dei sotterranei riccamente attrezzati ma stai pur sempre sottoterra.
Questa no, è bellissimo arrivare a qualsiasi ora del giorno e trovare una diversa sfumatura di luce, fare ginnastica con le finestre aperte invece della solita, stantìa aria condizionata.
Ed è forse perchè mi ritrovo a camminare sul mio tapis roulant e guardare i monti in lontananza, che la mia mente riesce a fare tante considerazioni... che non sono una novità assoluta per il genere umano ma frutto per me di lunghe meditazioni camminate e rivelazioni inaspettate.
Una delle prime cose che sono riuscita ad elaborare chiaramente è qualcosa che strabilierà il genere umano: abbiamo centinaia di muscoli e un paio di centinaia di ossa, tutti specializzati per farci fare una vasta e ampia gamma di movimenti. Si, siamo stati "progettati" per muoverci per la maggior parte del nostro tempo di veglia (ma anche di sonno). Curioso, vero?
Ma questo, qualcuno mi dirà, lo sanno anche i ragazzi di 11 anni. E' vero, però quanti di noi riescono in una giornata o una settimana lavorativa a muovere per la maggior parte del tempo di veglia tutte le ossa e i muscoli ad esse collegate?
Se la nostra giornata tipo è costituita da attività sedentarie o in piedi tipo bar/cassa/negozio, bene che ci va avremo usato alla fine della settimana un 40% del nostro intero apparato muscoloscheletrico. E il resto? Il resto si contrae, contorce, atrofizza, acciacca, soffre abbandonato.
Allora, dopo almeno dieci ore trascorse lontano da casa, per sopperire alla mancanza corriamo in palestra: cerchiamo in quell'ora/due tre volte a settimana di recuperare una parte del movimento perduto e quantomeno di tenere in allenamento il nostro corpo. Certo, meglio di niente è, ma se ogni minimo pezzo della nostra muscolatura è fatta per muoversi nell'arco di 18 ore, quanto può fare l'esercizio?
I risultati ci sono, è ovvio e ognuno di noi l'ha sperimentato su sè stesso: palestra o sport o attività all'aria aperta ci forniscono una serie infinita di benefici psicofisici.
Ma il controsenso è che noi lavoriamo almeno otto ore al giorno, inchiodati nelle nostre postazioni per guadagnare del denaro che poi in parte dovrà essere speso per passare ulteriore tempo fuori di casa a muoverci. Il danno che il nostro lavoro ci arreca deve essere riparato di tasca nostra con il nostro tempo e denaro.
Se non fosse un'idea troppo assurda, si potrebbe pensare di ridurre a tutti i lavoratori l'orario di lavoro (compreso lo stipendio) delle ore necessarie a far sì che tutti camminino per gli ormai arcinoti 10.000 passi al giorno (circa 8 km), che a detta di parecchi studi sono il minimo sindacale di attività da fare per mantenerci davvero in salute.
il contesto sociale e culturale purtroppo non ci aiutano, e quindi continueremo ad accontentarci di camminare su un macchinario attaccato a una presa di corrente (e quindi ecologicamente poco sostenibile, a meno che qualcuno non si decida a sfruttare i watt prodotti con il nostro sudore convogliandoli in appositi accumulatori) e, se proprio ci dice male, a percorrere i nostri "finti 8 chilometri" davanti a un muro bianco. O alla De Filippi che ci presenta i suoi amichetti.
Non vorrei neanche sottolineare ma sono costretta che camminare all'aperto sarebbe la cosa migliore da fare, e anche la più economica.
Ma dov'è il marketing?
In generale, quando si parla di benessere o di salute/bellezza del corpo, entrano in azione i professionisti del campo. Lasciando perdere i parrucchieri e i truccatori (che ho lasciato così e che ritrovo con appellativi tipo Hair Stylist e Makeup artist maddechè?), la categoria più insidiosa per il nostro amor proprio e la nostra autostima sono le estetiste. O meglio, i centri estetici rampanti piuttosto che in franchising. Ci tengo a specificare che la mia estetista e tantissime altre sono persone assolutamente degne di fiducia e discrete, nonchè indispensabili per la nostra bellezza e il nostro benessere, ma i Rampanti Franchisee, che hanno studiato Marketing al prestigioso Centro Anziani di Vattelapescamarittima, no.
Se hai la malaugurata sorte di capitare in mano a uno di questi foschi figuri, entri che sei una persona sorridente e con tutto sommato una buona considerazione di te stessa, ed esci con due occhi tristi da far concorrenza a Calimero.
Il check up gratuito di solito è la fine, di sicuro troveranno in te delle magagne che con soli 500 euro (almeno per la prima tranche) riusciranno (loro) a risolverti... Iniziano a dire che hai problemi di ritenzione, e allora devi fare il trattamento A, poi c'è del rilassamento, e via con il trattamento B, poi hanno forse visto una ruga (e ci credo, magari hai 60 anni) che sicuramente il trattamento C cancellerà in eterno. E così via fino ad arrivare alla Z e tornare indietro fino alla A. Così tu, che eri entrata/o magari solo per aggiustare le sopracciglia, ti ritrovi a considerare il tuo corpo come un cumulo di macerie, e inizi pure a dubitare del tuo senso del bello, del tuo metro di giudizio e a farti un milione di pare mentali, perchè in fondo a te pareva proprio di essere ancora un bel bocconcino.
Il marketing de noantri mercifica il corpo nella maniera più bieca, meno preventiva e salutare che io possa conoscere, e a nulla vale dire ai Fenomeni che stai facendo palestra (il cui abbonamento annuale costa infinitamente meno di un pacchetto), che stai seguendo una dieta o percorso disintossicante: senza l'aiuto dei Rampanti non ce la potrai mai fare.
Ebbene, tutti sappiamo che non è così, e che l'unico modo di stare in forma, a parte camminare come i criceti sulla ruota roulant o tramite altre pratiche, è vedersi belli e sentirsi bene. Alla faccia di quei menagrami che ti venderebbero pure le ossa polverizzate della nonna di Keith Richards.
Ah, beh... un'altra accortezza è di evitarli accuratamente e/o declinare gentilmente i loro preventivi di 20 pagine.
Buonissimi 10000 passi a tutti!

domenica 3 ottobre 2010

Una scorta oculata e la tasca piena è assicurata

Molte volte rinunciamo ad acquistare prodotti biologici o ecobiologici perchè si ritiene costino molto. Così, piuttosto che comprare questo genere di cose, ci buttiamo sulle offerte speciali della grande e piccola distribuzione non bio e facciamo scorte notevoli di qualsiasi cosa ci capiti sotto gli occhi: detersivi 3per2, 100capocchiediaglioa50cents, 30chilidipatatea5euri, 5litridibagnoschiumaa1euroe80, e così via.

Di offerta in offerta, di ribasso in ribasso, ogni settimana (o giorno, o mese) torniamo a casa e tentiamo di stipare i nostri acquisti nelle nostre sempre più piene case.

La prima scoperta non proprio gradevole è proprio quella del conto: convinti di risparmiare, acquistiamo le offerte senza pensarci su, e lo scontrino alla cassa riserva spesso grosse sorprese in quanto a numero di cifre da pagare.

La seconda scoperta è che forse nell'armadietto 30x30 quei dieci fustini di detersivo proprio non ci entrano, così come quei 5 chili di verdure non ce la fanno a stare nel frigorifero... cerchiamo allora di riempire ogni pertugio, angolo, cassetto con i nostri acquisti. In questo modo, oltre a mandare alle ortiche il Feng Shui e l'armonia di una casa sgombra da troppi orpelli, facilitiamo il venditore che grazie a noi e a migliaia di persone come noi, ha un magazzino sempre piuttosto sgombro, e le tasche piene.

A differenza delle nostre che, come da prima scoperta, sono tutt'al più piene di aria (ecco dove finisce il Feng Shui, negli ariosi conti in banca pieni di scontrini ma poveri di denaro!)

Ma le tristi scoperte, ahimè non finiscono qui...

Capita infatti che molta della merce che compriamo nei nostri compulsivi acquisti, arrivi a scadenza senza nemmeno essere aperta. Siamo costretti a buttare decine di confezioni di cibo, svariati vasetti di creme per il corpo aperte che campeggiano numerosissime nei nostri bagni (ricordiamoci che anche i cosmetici hanno una scadenza e che sarebbe proprio opportuno utilizzarli non oltre), addirittura gettiamo tonnellate di medicinali scaduti solo per la nostra scoiattolesca mania di stipare, stipare, stipare per un "inverno" che non arriverà mai.

La terza scoperta ci porterà a considerare gli acquisti sotto un'altra luce. Se facendo un ipotesi campata in aria io comprassi 30 chili di patate a 5 euro, ma riuscissi ad utilizzarne solo 2 chili prima che marciscano, quanto in realtà avrei pagato quei due chili di patate consumati?

Se entrassi in farmacia e facessi scorta di aspirina perchè c'è lo sconto ed è meglio approfittarne, e non ne avessi bisogno per due anni, quanto mi verrebbe a costare la mia fobia dello sconto?

Prima di arrivare a bollare i prodotti biologici come troppo cari, dovremmo forse fare dei piccoli bilanci settimanali, mensili e annuali di quello che compriamo e di ciò che buttiamo non utilizzato nella spazzatura.

Scopriremmo che non solo i prodotti biologici sono molto più accessibili ed economici per le nostre tasche ma che, siccome non ci sono molti sconti e apparentemente costano un po' di più, ne compreremmo solo lo stretto necessario, consumando tutto e scartando poco.

Non solo, capiremmo ad esempio che i detersivi ecologici (quelli veri) sono concentrati e non ci fanno pagare sostanze inerti usate come riempitivo per arrivare a "quei cinque chili di fustino", e impareremmo ad usarli con parsimonia perchè ne basta davvero poco.

Per aprire una piccola parentesi su questo, Officina Naturae ha fatto una tabella comparativa del costo per ogni singolo uso dei suoi prodotti e di altri prodotti con la stessa funzione. La bella notizia è che il prezzo più alto è solo apparente, e si ammortizza alla grande con l'uso e senza 3x2!

Le ultime tre meravigliose scoperte di una gestione oculata degli acquisti sono:

il risparmio di tempo quando si va a fare la spesa (sappiamo già cosa comprare, in che quantità e non ci facciamo incantare dalle sirene delle offerte)

la fantastica visione di una casa libera e, finalmente, spaziosa e ben areata

i saluti sorridenti degli impiegati di banca che, per la prima volta dopo tanto tempo, festeggeranno la lieta notizia del nostro conto corrente non più in rosso.

 

Buona, oculata, spesa!