lunedì 27 aprile 2009

E liberaci dal lievito (chimico e di birra)...

Dopo tanta latitanza, vi propongo un pò di lavoro da svolgere in casa.

Molta gente ormai soffre delle più strane forme di allergia alimentare, ma anche delle più originali intolleranze ai cibi.

C'è chi non può mangiare il gambero delle mangrovie (per fortuna del gambero e delle mangrovie), chi è fortemente intollerante alla carambola, ma anche chi, e il numero cresce sempre di più, non può mangiare alimenti di base quali latte, uova, alimenti lievitati.

Evitando l'argomento chilometrico che potrebbe scaturire da latte e uova, ci soffermeremo su pane, brioches, biscotti, eccetera...

Pare che il lievito di birra, il quale ha infinite virtù terapeutiche e alimentari, sia una delle cause che scatenano in noi miriadi di problemi gastrointestinali. E' evidente, nelle persone che un minimo si informano, che un organismo carico di tossine o comunque sporco possa reagire in maniera singolare anche ai nutrienti più preziosi; tuttavia, intanto che si procede alle operazioni di pulizia, è bene evitare il lievito di birra.

E insieme ad esso, ma a maggior ragione, va evitata qualsiasi forma di lievito chimico che ingeriamo nelle centinaia di prodotti confezionati, il quale contribuisce significativamente insieme agli additivi coloranti e ingredienti defunti, all'intossicazione dell'organismo.

Queste due tipologie di lieviti infatti, crescono rapidamente gli impasti e consentono una crescita in volume che ne garantisce sofficità, aerazione e maggior gusto, oltre che adeguata fermentazione. Purtroppo non lavorano e trasformano gli impasti con gli enzimi che, predigerendo parte del prodotto, ci garantiscono una migliore assimilazione di ciò che ingeriamo.

Anche da un punto di vista ecologico, usare prodotti i cui pochi grammi sono contenuti in tanta carta (o, peggio ancora, alluminio) e che hanno percorso centinaia di chilometri per arrivare in supermercati iperilluminati e supercondizionati, non è una scelta tra le più corrette.

Cosa fare allora? Ci facciamo "il lievito" in casa.

Questo lievito però si chiama Pasta Madre, o Lievito madre, e consente una fermentazione/lievitazione naturale dell'impasto, approfittando anche dei tempi lunghi che tale processo comporta.

Come si fa la pasta madre? Non è operazione semplice, ma quando riesce la soddisfazione è massima.

Il forum di Cookaround ci indica un ottimo procedimento che riporterò sotto.

Alcune avvertenze di base: per i primi tre "rinfreschi" la pasta madre sarà inutilizzabile, perchè troppo acida e tenderà ad emanare un odore molto forte di acido. Dovesse odorare di marcio, o doveste vedere striature di muffa o altre cose strane, buttatela e ricominciate daccapo.

 

Per fare il pane il procedimento è molto semplice: usate una quantità di pasta madre pari ad un quinto del peso in farina (es: 1000 gr di farina, 200 di pm), scioglietela in acqua e aggiungetela a pari quantità di farina di grano duro e di farina 0, senza aggiungere sale. Aggiungere acqua fino a che la consistenza sia quella di una palla elastica ma non appiccicosa. Mettere coperta in luogo caldo a riposare per almeno 8 ore. Poi, riprendere l'impasto che sarà lievitato a dismisura, rilavorarlo e dargli la forma di pagnotte. Mettere a riposo almeno due ore ma fare attenzione che la pagnotta non si sdrai (nel caso rilavorarla con un poco di farina). Infornare a 200° in forno già caldo e cuocere secondo le dimensioni della pagnotta.

 

Io vi consiglio assolutamente di provare, mangiare il pane appena sfornato e lievitato naturalmente è un'esperienza che potrebbe farci tornare in bocca i sapori che sentivamo da piccoli, oltre che a non avere le spiacevoli conseguenze del pane chimico e cioè intolleranze, gonfiori, bolle, difficoltà digestive, problemi intestinali. Il pane naturale è digeribilissimo e, se si usano ingredienti di qualità, una straordinaria fonte di nutrienti e nutrimento.

Procedimento

http://www.cookaround.com/yabbse1/showthread.php?t=10782

ecco la pasta madre delle sorelle Simili.

200 gr farina 00 o manitoba
90-100 gr acqua
1 cucchiaio d'olio
1 cucchiaio di miele

si riuniscono tutti gli ingredienti in una terrina aggiungendo l'acqua un pò per volta, quanta ne richiede l'impasto

si impasta a lungo fino ad ottenere un impasto ben sodo e lo mettiamo in un contenitore unto d'olio

copriamo o con della pellicola, con un piatto, o copriamo con un altro tegame a campana. lo facciamo riposare per 48 ore in un luogo tiepido.

Quando la pasta madre è ben gonfia e si presentano tanti alveoli di fermentazione,  possiamo riamalgamare il tutto e riottenere una palla che sarà il nostro lievito madre (lievito naturale) che provvederemo a mantenere "viva" con i rinfreschi (specificati sotto!)a questo punto possiamo tenerla in frigo e in pratica mantenendola bene avremo lievito naturale per anni.

ecco le indicazioni per mantenerla:

la pasta deve essere "rinfrescata" ogni 2-3 giorni se la teniamo a temperatura ambiente e ogni 4-5 se la teniamo in frigorifero.

il "rinfresco" viene fatto così: prendiamo per ogni 100 gr di pasta madre 100 gr di farina e 45 gr d'acqua e impastiamo tutto insieme.

dopo il rinfresco la conserviamo come preferiamo, mantenendola viva appunto con i rinfreschi.

prima dell'utilizzo è bene rinfrescarla almeno 2-3 volte fino a che la lievitazione si manifesterà in un "taglio ben fiorito" (cosa che a me almeno ora non è ancora successa, ma che avviene nel rinfresco della pasta che ho avuto da loro)

 

Procedimento 2

Questo me lo sono inventato, dacchè per più volte ho dovuto buttare l'esperimento di cui sopra.

 

 

200 gr farina 0, 1 bustina di lievito naturale (si trova da Naturasì),90-100 gr acqua
1 cucchiaio d'olio

Seguire tutto il procedimento riportato sopra ed effettuare tutti i rinfreschi.

 

Suggerisco la lettura di questo interessantissimo post:

http://ovosodo.blogspot.com/2007/10/la-lievitazione-del-pane-quello-che.html

venerdì 17 aprile 2009

E' il momento del silenzio

Fonte: Terranauta

Cara/o TerraNauta,
pochi minuti dopo il terremoto che ha colpito l'Abruzzo abbiamo pubblicato un articolo che comprendeva solo cinque parole:
E' il momento del silenzio.

Poi, il senso del dovere e una sorta di pudore ci ha portato a coprire la tragedia che si andava svelando in Abruzzo con qualche articolo di approfondimento.

Una goccia nel mare delle informazioni (informazioni??) che ci hanno inondato in questi ultimi giorni.

Qual è la verità? La verità è che sono morte centinaia di persone. Ci sono le stime ufficiali, ci sono i clandestini che potrebbero essere stati travolti dalle macerie senza lasciare traccia. Ci sono centinaia o forse migliaia di animali domestici intrappolati. E ci sono decine di migliaia di senza tetto.

Dolore, tristezza, sgomento.

E mentre edifici moderni crollano miseramente e monumenti storici restano tranquillamente a guardare, cosa succede nel resto d'Italia? I media si affannano nella rincorsa al servizio più straziante o alla raccolta fondi più edificante. Ci si attacca sulla qualità della trasmissione di Santoro o sulla necessità di accettare o meno i fondi stranieri. Si litiga sul piano casa e sulla possibilità di ingrandire le ville mentre mil ioni di persone vivono in edifici pericolanti, privi di sicurezza e contrari ad ogni logica economica od ecologica.

E' il momento del silenzio questo. Ma è anche il momento di dire basta. Di spegnere la televisione. Di chiudere i quotidiani e di osservare la realtà con i propri occhi anziché con l'obiettivo della telecamera. Cercare di capire se le disgrazie che affliggono il nostro paese siano veramente sempre colpa dei politici o degli industriali o se forse anche noi, nel nostro piccolo, con la nostra indolenza, la nostra rassegnazione, il nostro egoismo e la nostra ipocrisia non siamo, in fondo, tutti complici.

"Cosa vuoi che possa fare una persona!" "Cosa lo faccio a fare se tutti gli altri non lo fanno"? Quanta viltà si nasconde dietro affermazioni come questa, sentite e ripetute centinaia di volte? "Gli altri" non sono forse singoli individui come noi?

Riprendiamoci la nostra vita! Usciamo per strada e guardiamoci intorno. Osserviamo i cieli (blu o sbiaditi dall'inquinamento?), il sole, la luna. Respiriamo l'aria (sporca) nei polmoni, ascoltiamo i rumori (soffocati dal caos) della natura, tocchiamo la terra (ricoperta dall'asfalto) che si trova sotto i nostri piedi.

E, se non siamo stati colpiti direttamente dal terremoto, gioiamo. Dobbiamo e possiamo gioire della vita che continua a manifestarsi nonostante tutto. Gioire dei doni meravigliosi che ci sono stati dati dalla nascita: gambe, braccia, occhi, bocca, orecchie, cuore, cervello, organi genitali, coscienza.

E' il momento del silenzio, ma è anche - paradossalmente - il momento di inondare il pianeta di risate, di amore, di sorrisi, di sguardi, di carezze, di sussulti di piacere, di voglia di vivere ora e sempre.

Reagire alla crisi cancellandone l'esistenza. Partire, tornare, fermarsi, reagire.

Riprendersi la propria libertà, la propria dignità di essere vivente.

Riscoprire il saper fare, il contatto con la natura, con la terra.

Coltivare il proprio orto urbano, educare i propri figli, riscoprire la propria spiritualità.

Incontrarsi. Ospitare ed essere ospitati. Non arrendersi alla depressione consumistica che ci hanno lentamente trasmesso e reagire riscoprendo le altre persone. Non criminali, non pericolosi sconosciuti, non poveretti da aiutare. Semplicemente persone. Impaurite come noi e più di noi.

Noi esseri straordinari, esseri divini forse. Esseri desiderosi di un contatto umano eppure, sempre più, esseri terrorizzati dalla nostra stessa ombra.

Daniel Tarozzi

martedì 7 aprile 2009

In-Attitudini

Da dove nascono le attitudini ecologiche, il rispetto per l'ambiente e per tutti gli esseri viventi?

Intanto elenchiamo da dove non provengono...

Di sicuro non provengono dalle migliaia di km di strade percorse dagli automobilisti.

Di sicuro non provengono dai numerosissimi centri di smistamento merci che chiamiamo centri commerciali

Di sicuro non veniamo ispirati da città sporche, centri urbani cementificati e strutture mancanti o fatiscenti

Di sicuro non siamo ispirati dall'opulenza delle nostre tavole in occasione delle ricorrenze, e dalla mattanza di animali che, appunto per l'occasione, "sacrifichiamo" per i nostri palati.

Di sicuro, però, non provengono nemmeno dal nostro menefreghismo, dal "tanto se anche iniziassi a comportarmi bene io da solo cosa potrei cambiare?"

 

Troppo spesso ormai mi capita di vedere fatti abominevoli per strada: macchine che sfrecciano a velocità supersoniche fregandosene di segnali di stop o delle strisce, persone che guidano in stato di ebbrezza e fanno danni incalcolabili, scooter che con indifferenza e incoscienza eseguono slalom tra le macchine da cardiopalma, parcheggi in quinta fila che bloccano la viabilità o l'accesso a /uscita da i marciapiedi, mani svelte che gettano carte cartacce e sigarette dai finestrini, assassini che uccidono persone o animali per superficialità  e magari se ne vanno pure senza prestare soccorso.

Dov'è l'atteggiamento di rispetto in tutto questo? Quale gesto ecologico si dovrebbe celare dietro questi nobili atti? Se non si rispettano le norme stradali, mi risulta difficile pensare che la stessa  persona possa essere colto da interesse per la specie animale in via di estinzione o per il gas serra in eccesso. D'altronde, mi immagino che il pensiero principale di questi esseri possa essere quello di schivare il maggior numero di incidenti possibili, non di evitare di inquinare.

 

Altro aspetto dell' In-Attitudine ecologica, è sicuramente dato dalla ShoppingCenter Mania.

Che bellezza o rispetto possiamo trovare in un luogo deputato esclusivamente al consumo e che spinge l'utente a comprare(sprecare) il più possibile? Come possiamo essere colti da amore per la natura se anzichè fare una passeggiata nel verde chiudiamo noi e i nostri bambini in una specie di bunker che ci invia diecimila stimoli emotivi per indurci all'acquisto? Di sicuro i tanti bambini che scorrazzano all'interno di quei luoghi marmorizzati con pattini, monopattini, bici e pallone non impareranno certo quanto possa essere bello giocare in mezzo alle margherite.

Non è certo in mezzo a scaffali di merendine e snack ultra dannosi che i bambini capiranno l'importante significato che una alimentazione sana e corretta ha per la nostra salute e per quella del pianeta.

Così come è sicuro che un ambiente sporco, mal curato o poco sicuro provoca aggressività, sono altrettanto certa che priva i cittadini della percezione di come i piccoli gesti possano contribuire a costruirci delle buone attitudini ecologiche.

E' uno scempio vedere i marciapiedi pieni di cacche e cartacce, un pianto vedere l'immondizia che circola libera per le vie, vera padrona delle città e di tanti centri abitati. Viviamo in  posti privi di verde, e quando il verde ce lo mettono lo distruggiamo, così come ci premuriamo di "distruggere" qualsiasi opera pubblica venga messa in piedi con la nostra trascuratezza/aggressività/ignavia.

 

Però, a pensarci bene, tutti questi comportamenti derivano gli uni dagli altri e si integrano perfettamente a tante altre cause o motivi.

Siamo figli di genitori che hanno scarsa educazione, li vediamo in azione sin dalla più tenera età seduti sulle loro macchine (che magari comprano il più grandi possibili perchè "almeno se faccio un incidente si fanno male gli altri e non io") che espongono e ci espongono a mille sgarberie/infrazioni/atti di pura maleducazione. Gli stessi genitori una volta scesi dalle potenti macchine e averle parcheggiate in zona rimozione , ci nutrono con cibo implasticato, mummificato, colorato e aromatizzato artificialmente spacciandocelo per nutrimento; e magari ce lo fanno degustare in un ambiente chiuso, illuminato artificialmente e climatizzato grazie alla combustione di barili e barili di petrolio. E anzichè farci correre liberi nei prati o nei cortili, ci fanno correre al chiuso in mille palestre o nuotare in ambienti pieni di gas dannosi per le nostre vie respiratorie. Nel momento in cui, liberi dall'affettuoso abbraccio dei nostri congiunti, iniziamo a uscire per conto nostro, non riconosciamo il valore di un parco pubblico, o di un luogo comune, e non riconoscendolo non lo apprezziamo, non lo curiamo, e lo sfasciamo (e sfasciamo le nostre anime).

Questa situazione di degrado, ci porta ancora una volta a salire sulla macchina per percorrere nel minor tempo possibile quelle "brutte zone" rovinate dai "teppisti", e a comportarci da teppisti a nostra volta, e a portare noi stessi e i nostri figli sempre in luoghi chiusi, asfittici di idee e di sentimenti genuini, senza mettere mai in discussione il nostro stile di vita o le sciocchezze che ci propinano nei milioni di quotidiani messaggi pubblicitari mascherati da trasmissioni televisive o da notizie giornalistiche.

 

Ecco, più o meno sinteticamente queste sono le attitudini che portano la maggior parte di noi a credere che il biologico sia una bufala, che le energie alternative sono già fallite in partenza e che l'unica soluzione possa essere il nucleare, che per far sparire l'immondizia i termovalorizzatori siano l'unica strada, e che l'Italia è un paese che ha bisogno di dare fondi all'industria anzichè ai cittadini.