giovedì 21 aprile 2011

Il troppo stroppia... considerazioni sul mondo del lavoro

Negli ultimi giorni è salito agli onori della cronaca il caso di Sara, commessa di un negozio di abbigliamento intimo che è stata percossa per più di mezz'ora pechè si era permessa di chiedere giustificazioni sul mancato pagamento di 50 ore di straordinario.

Le Iene ne hanno tirato fuori un'inchiesta, e si è sollevato un tale polverone mediatico e di partecipazione cittadina che al momento di questo post alla titolare del negozio pare sia stata revocata la licenza del marchio che vendeva.

Dal fatto emergono molti spunti interessanti e significativi, che evidenziano quella che è una quotidiana realtà (non molto) sommersa:

i datori di lavoro, o molti di loro, abusano del tempo della disponibilità delle capacità dei propri sottoposti in un modo che non si era mai visto nemmeno all'inizio del 900. O se preferiamo, nemmeno durante la costruzione della piramidi.

I casi di violenze fisiche o psicologiche sul posto di lavoro sono in grandissimo aumento, e i testi su mobbing, straining e burn out diventano sempre più numerosi. Nel mio breve ma significativo periodo di sette mesi allo sportello mobbing di una sigla sindacale, ho sentito storie che di umano non hanno nulla, ma che  purtroppo hanno in comune l'obiettivo di distruggere la persona presa di mira come se fosse una vecchia cartaccia da cestinare.

I datori di lavoro più fantasiosi o organizzati pianificano le vessazioni con stillicidi psicologici degni del peggior sadico, dimenticando sempre che dietro il numero di matricola c'è una persona che ha gli stessi loro diritti. I datori di lavoro più rozzi, o con realtà di piccole dimensioni, ricorrono alle "maniere forti": minacce, turni impossibili,violenze fisiche, insulti. Non è la prima volta che mi capita di sentire di persone picchiate dal proprio capo, o torturate psicologicamente.

In queste condizioni, volontaria o no che sia l'attuazione del mobbing o di altre vessazioni, i colleghi tendono nella maggior parte dei casi a isolare il malcapitato di turno. E' una reazione studiata e documentata da Ege e altri suoi colleghi, fatto sta che la vittima spesso rimane sola con i suoi torturatori, finchè poi anche i colleghi decidono talvolta di infierire.

Quella che è riconosciuta dai colleghi come una tendenza all'autoconservazione del posto o a volersi parare il culo se vogliamo dire le cose come stanno, è a mio avviso il peggior autogol che la società dei lavoratori si può infliggere. Ogni volta che lasciamo passare un fatto grave senza intervenire perchè "tanto non è successo a noi", autorizziamo gli autori a reiterarlo e a farlo in qualche modo diventare legge.

Ogni volta che una Sara qualsiasi subisce violenze del genere senza che nessun collega sia disposto a intervenire e a testimoniare la follia del datore di lavoro, autorizza quest'ultimo a continuare ad usare violenza e terrore per rendere l'ambiente di lavoro più controllato, ma soprattutto meno costoso e più facilmente gestibile.

Sono giustificate le colleghe di Sara che su facebook si stanno lamentando che perderanno il posto? Forse si, perchè sono così prive di coscienza e di umanità da arrivare a suscitare pena e compassione. Magari chi non le giustificherà saranno le generazioni precedenti di lavoratori che hanno lottato duramente per acquisire quei fondamentali diritti che loro adesso svendono a una tariffa più bassa di quella di una escort, o magari a non perdonarle sarà la loro coscienza, o l'ennesimo datore di lavoro che potrebbe prendere di mira proprio una di loro.

Oppure, a non giustificarle saranno tutti quei lavoratori morti sul lavoro a causa dell'incuria del proprio datore, o della sua smania di trarre il massimo profitto al minimo costo, o di finire il lavoro in tempi disumani. Tutta questa gente, morta per portare il pane a casa, ringrazierà vivamente una coscienza civica spiccata come quella delle colleghe di Sara.

Comunque, per tornare al caso recente, fino a che punto siamo arrivati a svendere la nostra consapevolezza?

Fino a che punto ci siamo trasformati in moderni schiavi che sviliscono il loro tempo per quattro soldi da versare poi alle banche in prestiti e mutui? Siamo davvero più evoluti dei nostri genitori, nonni, antenati di mille anni fa se l'anima dell'uomo moderno accetta botte, insulti e compagnia bella per 700 euro al mese?

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