martedì 16 giugno 2009

BENVENUTI NELLA CITTA’ DI ALLOPATIA

Ironica e profonda satira del sistema medico.

di Mike Adams
dal sito NaturalNews
Traduzione di Gianluca Freda
C’era una volta una città chiamata Allopatia (1). Aveva molta gente, strade ed automobili, ma a causa di limitazioni di budget non c’erano segnali stradali né semafori in nessuna zona di Allopatia.
Non c’è da stupirsi che gli incidenti stradali fossero molto diffusi. Le auto sbattevano l’una contro l’altra quasi ad ogni incrocio. Ma gli affari andavano alla grande per le officine meccaniche e per gli ospedali locali, che dominavano l’economia di Allopatia.
Man mano che la popolazione di Allopatia cresceva, gli incidenti crebbero fino a raggiungere un livello allarmante. Disperato, il consiglio cittadino assunse il dottor West, esperto della Divisione Motori (M.D.), affinché trovasse una soluzione.
Il dottor West trascorse intere giornate a studiare gli incidenti stradali. Aveva portato con sé una quantità di strumenti tecnici, microscopi, materiali per l’analisi chimica, apparati di laboratorio, e li mise tutti al lavoro per la sua indagine. La popolazione di Allopatia osservava con grande curiosità il Dr. West mentre svolgeva il suo lavoro, documentando ed analizzando meticolosamente ogni incidente stradale, e attendeva con grande interesse il suo responso conclusivo.
Dopo settimane d’indagini, il Dr. West invitò la popolazione di Allopatia ad una conferenza cittadina per rendere note le sue conclusioni. Qui, dinanzi al consiglio cittadino e a molti degli abitanti, annunciò le sue scoperte: “Gli incidenti stradali sono provocati dalle tracce di frenata”.
Il Dr. West spiegò di aver trovato e documentato una correlazione prossima al 100% tra gli incidenti stradali e le tracce di frenata. “Dovunque vi siano automobili che si scontrano”, spiegò, “troviamo anche tracce di frenata”.
La città soffriva di un “Morbo da Tracce di Frenata”, spiegò il dottore, e per sconfiggere l’epidemia cittadina di incidenti stradali sarebbe bastato “semplicemente curare il Morbo da Tracce di Frenata rendendo le strade a prova di frenata”, esclamò il Dr. West ricevendo un grande applauso dalla popolazione.
La città pagò al Dr. West il suo onorario, poi chiese al buon dottore di proporre un metodo per curare questo Morbo da Tracce di Frenata. Per pura coincidenza, il Dr. West era tornato da poco da un viaggio alle Hawaii pagato da un’azienda chimica che fabbricava prodotti stradaceutici: cioè speciali prodotti chimici utilizzati per trattare le strade in situazioni come questa. Egli raccomandò al consiglio cittadino un particolare tipo di copertura chimica: il teflon.
“Possiamo curare il Morbo da Tracce di Frenata ricoprendo le strade di teflon”, spiegò il Dr. West. “Così le strade saranno a prova di frenata e tutti gli incidenti cesseranno!”. Egli proseguì descrivendo le proprietà fisiche del teflon e spiegando come questo materiale a prova d’attrito avrebbe impedito ai veicoli qualunque frenata.
Il consiglio cittadino fu pienamente d’accordo col Dr. West e rilasciò nuovi titoli pubblici per raccogliere il denaro necessario ad acquistare teflon sufficiente per ricoprire tutte le strade della città. In poche settimane le strade furono completamente ricoperte e le tracce di frenata scomparvero del tutto.
Il consiglio cittadino pagò al Dr. West un nuovo onorario e lo ringraziò per la sua consulenza. Il problema degli incidenti stradali ad Allopatia era risolto, essi pensavano. La cura era stata costosa, ma erano convinti che ne fosse valsa la pena.
Ma le cose non andavano bene ad Allopatia. Gli incidenti stradali erano quadruplicati. I letti d’ospedale straripavano di cittadini feriti. Il business delle autoriparazioni era esploso ad un livello tale che gran parte dei membri del consiglio cittadino avevano deciso di aprire un’officina meccanica per conto proprio o di investire in quelle già esistenti.
Settimana dopo settimana, un numero sempre maggiore di cittadini di Allopatia rimaneva ferito e le loro macchine subivano danni continui. Il denaro si ammassava nei portafogli dei meccanici, degli ospedali, delle ditte di soccorso stradale e dei commercianti di autoricambi.
Il consigliere economico della città, osservando questo poderoso incremento dell’attività economica, annunciò che Allopatia stava vivendo un momento di boom. La sua economia era più prospera che mai e la città poteva attendersi un anno di grande benessere economico!
Le officine meccaniche offrivano posti di lavoro. Agli ospedali servivano sempre più infermiere. Cartelli con la scritta “cercasi personale” comparivano in tutta la città presso i centri paramedici, le aziende di soccorso stradale e i fabbricanti di parabrezza. La disoccupazione era scesa a livelli prossimi allo zero.
Ma gli incidenti stradali continuavano a crescere. Eppure non c’erano più tracce di frenata.
Il consiglio cittadino era deluso. Era convinto di aver risolto questo problema. Il Morbo da Tracce di Frenata era stato sradicato dalla cura di teflon. Perché mai gli incidenti stradali continuavano a verificarsi?
Così convocarono un incontro cittadino per discutere il problema e dopo una breve discussione un vecchio eremita che viveva in una foresta appena fuori dalla città di Allopatia si rivolse agli abitanti. “Non esiste nessun Morbo da Tracce di Frenata”, spiegò. “Questa malattia è stata inventata dalle compagnie stradaceutiche per potervi vendere le coperture in teflon”.
A questa dichiarazione i cittadini rimasero inorriditi. Loro sapevano che il Morbo da Tracce di Frenata esisteva. Gliel’aveva detto il dottore. Come si permetteva questo eremita, che non aveva nessuna laurea in Motorizzazione, di affermare il contrario? Come osava mettere in dubbio in questo modo la saggezza collettiva dell’intera città?
“Il problema è semplice”, continuò l’eremita. “Tutto ciò che dobbiamo fare è costruire segnali di stop e semafori. Dopodiché gli incidenti cesseranno”.
Interrompendolo, un membro del consiglio cittadino osservò: “Ma come possiamo permetterci dei segnali stradali? Abbiamo speso tutto il nostro denaro nelle cure di teflon!”.
I cittadini annuirono. Non avevano soldi per comprare segnali di stop.
Un altro membro del consiglio aggiunse: “E in ogni caso, come potremmo fermarci? Le strade sono ricoperte di teflon. Se costruiamo dei segnali di stop avremo sprecato tutto il denaro che abbiamo speso per il teflon!”.
Di nuovo, i cittadini furono d’accordo. A che servivano dei segnali di stop se le loro automobili non potevano comunque fermarsi?
L’eremita rispose: “Ma i segnali di stop elimineranno la necessità del teflon. La gente sarà in grado di fermare la propria automobile e gli incidenti cesseranno. La soluzione è semplice”.
Ma cosa sarebbe successo se i segnali di stop avessero funzionato davvero, si chiese la popolazione della città? Quale effetto si sarebbe avuto sul boom economico di Allopatia? Comprendendo le conseguenze, un corpulento e anziano signore che gestiva un’officina di riparazioni locale saltò in piedi e disse: “Se costruiamo questi segnali di stop e gli incidenti cessano, sarò costretto a licenziare la maggior parte dei miei operai!”.
Fu in quel momento che gran parte della cittadinanza comprese che erano in gioco i suoi posti di lavoro. Se i segnali di stop fossero stati realizzati, quasi ogni persona sarebbe rimasta disoccupata. Tutti lavoravano presso i servizi d’emergenza, le officine di riparazioni, gli ospedali e le aziende per la manutenzione delle coperture in teflon. Alcuni erano diventati rappresentanti delle compagnie stradaceutiche. Altri erano importatori di parabrezza, pneumatici, acciaio e altri ricambi per automobili. I più intelligenti guadagnavano una fortuna vendendo sedie a rotelle e stampelle per le vittime degli incidenti.
Un intraprendente giovanotto diede vita a un giornale scientifico che pubblicava articoli in cui venivano descritti tutti i diversi tipi di Morbo da Tracce di Frenata che erano stati osservati e documentati. Un altro tizio, un fanatico del salutismo, organizzò una corsa annuale per raccogliere fondi per la cura del Morbo da Tracce di Frenata. Fu un evento di grande successo e i cittadini vi parteciparono al meglio che potevano: correndo, camminando o semplicemente spingendosi lungo il percorso sulla loro sedia a rotelle.
In un modo o nell’altro, quasi tutti ad Allopatia dipendevano economicamente dal Morbo da Tracce di Frenata.
Spaventati dalla prospettiva di perdere il proprio benessere economico, i cittadini stabilirono di creare un nuovo ente per la pubblica sicurezza: la Frequent Drivers Association (FDA), cioè Associazione Guidatori Abituali. La FDAavrebbe avuto il compito di approvare o respingere tutta la segnaletica, la tecnologia e le coperture chimiche relative alle strade cittadine.
I dirigenti della FDA vennero scelti fra le persone economicamente più in vista della comunità: proprietari di officine meccaniche, proprietari delle compagnie di ambulanze e naturalmente il Dr. West.
Poco dopo la sua fondazione, la FDA annunciò che il Morbo da Tracce di Frenata era, invero, assai reale, come accuratamente documentato da un insigne luminare e recentemente pubblicato sul giornale cittadino che si occupava del Morbo da Tracce di Frenata. Poiché non vi erano studi attendibili che dimostrassero l’efficacia dei segnali di stop nella riduzione degli incidenti stradali, la FDA annunciò che i segnali di stop sarebbero stati messi fuori legge e che chiunque avesse tentato di vendere tali segnali sarebbe stato accusato di frode e rinchiuso nella prigione cittadina.
Questo fece molto piacere ai cittadini di Allopatia. Grazie alla FDA, essi ora sapevano che i loro posti di lavoro erano al sicuro. Potevano continuare a vivere le proprie vite nella prosperità economica, con un lavoro sicuro, nella consapevolezza che la FDA avrebbe messo fuori legge ogni tentativo di strappargli il loro tenore di vita. Avevano ancora un sacco di incidenti stradali, ma almeno i loro posti di lavoro erano al sicuro.
E così la vita continuò ad Allopatia. Per qualche tempo, almeno. Man mano che gli incidenti stradali continuavano ad un ritmo devastante, sempre più residenti di Allopatia rimasero feriti o uccisi. Molti restarono inchiodati al letto, impossibilitati a lavorare a causa delle loro menomazioni.
A un certo punto, la popolazione iniziò a decrescere. La città di Allopatia, un tempo economicamente prospera, divenne alla fine poco più che una città fantasma. Gli ospedali chiusero i battenti, la FDA fu smantellata e il giornale sul Morbo da Tracce di Frenata cessò le pubblicazioni.
I pochi residenti rimasti capirono alla fine che nulla di buono era venuto dal Morbo da Tracce di Frenata, dalle coperture in teflon e dalla FDA. Nessuno stava meglio perché tutto il denaro della città era stato speso per far fronte alla malattia: in coperture in teflon, ricambi per auto e servizi d’emergenza. Nessuno era più in salute, né più felice, né viveva più a lungo. Anzi, molti avevano perduto tutta la propria famiglia a causa del Morbo da Tracce di Frenata.
E l’eremita? Egli continuò a vivere ai margini della città, in fondo a una tortuosa strada cittadina, dove visse una vita semplice senza automobili, senza strade, senza coperture in teflon e senza FDA.
Visse più a lungo di tutti gli altri abitanti di Allopatia. Si dedicò al giardinaggio, fece lunghe passeggiate nella foresta, raccogliendo radici, foglie e bacche per cibarsi. Nel tempo libero si dedicò alla costruzione di segnali stradali, aspettando l’arrivo di una nuova popolazione e sperando che questa si decidesse ad ascoltare un vecchio eremita con una folle idea: che la risposta è nella prevenzione, non nella cura dei sintomi.

martedì 9 giugno 2009

Cereali a colazione, un futuro da panzone?

Su Altroconsumo dell'ottobre 2008 si è affrontato un argomento molto importante che riguarda le nuove abitudini alimentari degli italiani: la prima colazione a base di cereali. Non solo un'abitudine dei più piccoli, visto che anche per gli adulti abbondano le proposte, ma sicuramente potenzialmente dannosa se non si studiano con attenzione le etichette e si propongono questi alimenti tutti i giorni.

Come molti altri prodotti conservati, i cereali nascono alla fine dell'800 negli Stati Uniti: dopo un processo di cottura a vapore i chicchi di mais venivano pressati con rulli e tostati. Nel corso degli ultimi anni, ai classici chicchi di mais si è aggiunta quasi tutta la gamma dei cereali, eccezion fatta forse per qualche roba strana che in pochi conoscono: abbiamo così fiocchi di avena e orzo, palline/fiocchi/bastoncelli/tuttoquellochecivieneinmente di mais/grano/farro/kamut, riso/orzo/grano soffiati, muesli assortito e addizionato con frutta secca o disidratata, cioccolata o yogurt.

Tutto molto bello e vario, tanto da aver reso disponibile anche sotto forma di snack questo intermezzo gustoso che nulla ha da invidiare a gelati, biscotti, merendine.

E, infatti, talvolta i cereali sono talmente elaborati da superare in quantità di grassi e zuccheri i suddetti dolciumi.

 

Con i nuovi procedimenti industriali poi, i cereali adesso vengono cotti, ridotti in poltiglia, addizionati di zucchero e malto, e sottoposti a un processo chiamato estrusione che denatura (rendendole quindi indisponibili) le proteine presenti nei cereali. Dopodichè, i fiocchi vengono rivestiti da uno strato di olio vegetale che fa sì che durante la tostatura il prodotto diventi croccante e che si mantenga tale fin dentro il latte. Spesso il tocco finale è quello di glassare i fiocchi con zucchero, cioccolato, yogurt.

Il risultato di queste elaborazioni è un "alimento" morto, privo di proteine e assolutamente vuoto, senza tracce di vitamine e nutrienti. Riempitivo certamente, ma che alla lunga può privare l'organismo di forza ed energie invece di dargliene; la grande quantità di zuccheri e la presenza di oli poi, ne fanno un prodotto goloso ma a rischio ingrassamento.

Da questa frase nasce l'analisi di Altroconsumo, che va ad analizzare un certo numero di prodotti destinati ai bambini e trova di tutto:

 

Da segnalare che gli studi di Altroconsumo ci riportano che l'Italia detiene il primato europeo del numero di bambini sovrappeso o obesi: quasi 4 su dieci tra i 6 e i 9 anni. Credo che l'Italia stia facendo a gara con il suo unico concorrente serio, gli Stati Uniti per vincere questo poco edificante primato.

L'obesità infantile è la via migliore per garantire un futuro da malati ai nostri figli, è la via principale per avviarsi verso la strada del diabete infantile e per tutta una serie di malattie (cardiovascolari in primis) che li accompagneranno per tutta la vita. Come ho già avuto modo di ridire in altre occasioni, si dovrebbe prestare unattenzione maniacale all'alimentazione dei bambini; purtroppo, invece di comprare libri di gente seria e iniziare a documentarci da fonti indipendenti, preferiamo agghindare i nostri pupi con trine e pizzi e delegare la responsabilità della loro salute alle quattro castronerie che ci propinano in Tv. Pertanto, molto spesso invece di preparare da noi i pasti (a cominciare dagli omogeinizzati che qualcuno mi deve spiegare quanto ci vuole a preparare una mela grattugiata anzichè fare la fila al supermercato), preferiamo comprare tante belle scatole che poi in due minuti ci risolvono la colazione, il pranzo, la cena. E allargano la panza della famiglia.

 

Cosa c'è che non va nei cereali secondo Altroconsumo (ma anche secondo me)?

1) Troppi zuccheri (tra lavorazione, glassature e condimenti vari si arriva anche al 42%, passando per il 20%)

2) Troppi grassi, in alcuni casi si arriva a 14 gr su 100, e sebbene in base dosi anche di tipo saturo (dannoso per le arterie)

3) La presenza di sale, che ovviamente altera il gusto nei bambini e disassuefa ai sapori naturali (oltre a provocare ipertensioni precoci)

4) scarso contenuto di fibre, che sono invece presenti nei cereali interi.

Aggiungo anche che le vitamine sintetiche aggiunte a causa della distruzione di quelle naturali del cereale durante la lavorazione industriale, non provengono da fonti naturali e quindi risultano particolarmente indigeste ai piccoli corpi (ma anche a quelli dei grandi) che le ingeriscono.

Non approfondisco il discorso marketing affrontato dalla rivista: è argomento delicato e andrà affrontato in altro post.

 

Cosa possiamo fare allora per difendere i nostri bambini da questo surplus di zuccheri, grassi e vuoto assoluto?

Trovare ad esempio il tempo di preparare la colazione

Variare ogni mattina e ogni giorno la dieta dei bambini, facendogli provare tutti i cereali, tutta la frutta e verdura

Iniziare la colazione dei bambini con una spremuta fresca o un centrifugato, per proseguire con pane fatto in casa tostato e composta fresca di frutta (se il bimbo ancora non gradisce la frutta così)

Abituare i bambini a mangiare con meno zuccheri e sale possibile, fin da subito; il latte materno mica è dolcificato o salato.

E che buona colazione sia!!!

giovedì 4 giugno 2009

Pensieri e provocazioni per una città più pulita

Qualcuno di recente ha detto che Roma è una città molto sporca. Qualcun altro ha replicato che la colpa è di chi ha amministrato la città in passato, qualcun altro potrà dire che sono stati gli alieni, ma resta un dato di fatto inoppugnabile: Roma è una città veramente sporca.

Alcuni quartieri più di altri, è vero, ma il velo di sporcizia che ammanta la città è democratico, non risparmia nessun posto.

Senza dare indicazioni o schieramenti politici che non sono prerogativa di questo blog, sarebbe molto bello che l'amministrazione attuale e quelle a venire applicassero rigidamente le sanzioni per chi sporca e, all'uopo, ne creassero di nuove.

Chi mi segue da tempo ha già avuto modo di leggere del mio fastidio nei confronti dei volantini pubblicitari: se possibile, il fastidio attualmente si sta tramutando in odio profondo, dal momento che negli ultimi due mesi i marciapiedi di alcune zone di Roma sembrano incredibilmente e costantemente tappezzati da tanti colorati foglietti di carta.

Vogliamo davvero fare qualcosa?

Io la butto lì... Si potrebbe pensare di punire con ammende via via crescenti chi commissiona il volantino e la ditta che ha il compito di distribuirlo:

ogni qualvolta che si trovano dei volantini per strada, il comune potrebbe comminare una multa fissa di tot euro, che in caso di recidiva raddoppierebbe ogni volta, e 50 cents di multa per ogni volantino trovato in terra.

Magari questo potrebbe essere un forte deterrente per tutti coloro che troppo spavaldamente agiscono; gli introiti delle multe andrebbero a finire in un fondo destinato all'ambiente e al decoro urbano.

 

Ma non è finita... (oggi non risparmio niente e nessuno!)

Il comune di Roma ha fatto una bella campagna informativa sulla necessità di fare la differenziata, e con l'occasione ha piazzato ormai da anni dei cassonetti che spiegano chiaramente cosa va versato al suo interno.

Purtroppo tanta gente continua a non differenziare la propria immondizia, vuoi per pigriza e vuoi per la velata convinzione che "tanto poi riammucchiano tutto e ci facciamo solo prendere in giro"... In casi come questi, non siamo tenuti a pensare che "tanto riammucchiano" ma semmai ad indignarci e protestare con forza qualora si realizzassero questi sospetti; in ogni caso la differenziata deve essere fatta.

A chi dovesse essere "beccato" a fare diversamente, una bella multa sveglia coscienze non dovrebbe mai mancare, laddove non sia già così.

Se a commettere queste infrazioni dovessero essere degli esercizi commerciali o delle fabbriche/laboratori artigianali (come avviene ad esempio nella mia via dove un simpatico mobilificio getta i residui della lavorazione nei cassonetti destinati all'organico delle abitazioni), la multa dovrebbe ovviamente essere esemplare.

 

Altro punto: i padroni di cani.

Finito lo spauracchio creato dalla minaccia delle solite multe, vedo sinceramente poche persone andare in giro con l'attrezzo raccoglipupù, e se ce l'hanno, poi non lo usano. Molte di queste persone scambiano il verde pubblico o privato come gabinetti di lusso per i loro animali, e lasciano ad altri l'onere di raccogliere i simpatici omaggi lasciati dai loro beniamini.

Direi che anche questo deve finire, e visto che la legge c'è, va applicata rigorosamente.

 

Per raccogliere altre considerazioni ma sintetizzare poi il tutto, potrebbe sembrare che dal mio punto di vista l'esborso di soldi da parte di chi trasgredisce sia l'unica soluzione al mantenimento di una città pulita e abitabile; non è per tutti così, ma se si riesce abbastanza facilmente a far capire a un bambino come comportarsi civilmente, convincere un adulto ad abbandonare delle abitudini a dir poco discutibili è impresa epica. D'altra parte siamo uno dei pochi stati che si è convinto ad indossare caschi e cinture di sicurezza solo quando ci siamo visti arrivare dei multoni, siamo quelli che comprano i rilevatori di autovelox per correre a 200 km/h in autostrada ma arrivare davanti al segnalatore in perfetto chilometraggio, siamo quelli convinti che la soluzione alla troppa immondizia sia l'inceneritore e non uno spreco minore.

Quindi, per inculcare l'educazione a un popolo di furbi e talvolta (spesso) di menefreghisti, bisogna colpirli sui sentimenti, ma facendo sul serio e con controlli accurati.

Nel frattempo, per le generazioni future, sarebbe molto utile sfruttare almeno un'ora a settimana nelle scuole ma anche in altri centri di aggregazione per fare educazione civico/ecologica.

 

venerdì 29 maggio 2009

Della ciliegia non si butta via nulla

La ciliegia: uno dei frutti più golosi che la terra ci possa dare, talmente golosa da indurci a scorpacciate che per alcuni di noi possono essere foriere di enteriti.

Ma la ciliegia, che inizia in questo mese a offrirsi sulle nostre tavole, ha mille e una virtù e, per sfruttare una frase presa in prestito dal povero maiale, possiamo dire con estrema certezza che della ciliegia non si butta via proprio niente.

Il frutto è una buona fonte di vitamina C e di potassio: utile consumarle (e per alternarle alle banane) nei periodi caldi per reintegrare i sali minerali persi con il sudore; contiene inoltre buone dosi di vitamina A, calcio, fosforo, magnesio, manganese, rame e zinco. Sono quindi ottime come rimineralizzanti e sono un potente depurante per l'organismo e per i reni (indicate in caso di gotta), tanto da provocare talvolta proprio quei disturbi "digestivi" che tanto temiamo. In un organismo intossicato infatti, un forte depurante può provocare al suo passaggio il "destoccaggio" e il transito verso l'intestino di sostanze tossiche che al loro passaggio possono creare mal di pancia, mal di testa, diarrea; ma nessuna paura: basta saperlo e accogliere questi eventuali inconvenienti come processi di espulsione delle tossine.

La medicina naturale le utilizza anche per la cura di artriti, dolori articolari e reumatismi:

"... ciò potrebbe dipendere dagli antociani e dei flavonoidi di cui le ciliegie sono ricche. Queste sostanze, costituenti del pigmento delle ciliegie, agiscono come i più comuni antinfiammatori. Per assicurarseli basta scegliere le ciliegie più scure, che hanno maggiore efficacia curativa, e mangiarne almeno 25 al giorno. (Fonte: Agoranews )"

Cosa sono flavonoidi e polifenoli di cui le ciliegie sono ricche?

Vi rimando a queste esaustive descrizioni, perchè sintetizzarli in poche righe sarebbe un'impresa:

Flavonoidi

Polifenoli

Per saperne di più: http://www.lasalutedellegambe.it/alventuno/alventuno_ciliege.htm

Torniamo a noi:

dopo essere arrivati a staccare il picciolo della ciliegia e averne addentato la succosa polpa, cosa ne facciamo di nocciolo e picciolo?

Con i piccioli possiamo fare dei decotti/infusi dalle spiccate proprietà disintossicanti e diuretiche: 10 grammi in 250 ml di acqua.

Il preparato aiuta moltissimo il drenaggio dei vasi linfatici ed è veramente utile in caso di cellulite al primo stadio o comunque ritenzione idrica, essendo ricco di potassio.

Con i noccioli si possono preparare grappe e liquori ma, in ambito decisamente salutistico, si possono autoprodurre dei comodissimi e diversamente decisamente cari cuscini di noccioli di ciliegie, ottimi in inverno (previo riscaldamento) per dare sollievo a parti doloranti o artrosiche.

http://www.dorfmarkt.at/it/shop/bildanzeige.asp?bild=50098Bux-kirschkernwaermekissen-gross

 

Ciliegie o ciliege a volontà per tutti, quindi, facendo bene attenzione a non mangiarle come al solito a fine pasto o mescolate ad altro cibo che non sia frutta!

ciliegia.jpg

giovedì 28 maggio 2009

Lieto fine. Ma per chi?

Leggo con una grossa dose di perplessità l'articolo apparso su Repubblica che descrive il "ritrovamento" di un bambino fuggito insieme alla madre per cercare un'alternativa naturale alla chemioterapia che gli era stata proposta per curare un cancro.

Lieto fine, dice il giornale. Ma per chi è il lieto fine?

Per la famiglia che avrebbe scelto una via diversa seppur non accettata dal 90% dell'opinione pubblica o per le istituzioni che sono finalmente riusciti ad acciuffare i dissidenti?

Dov'è il diritto personale in questa storia, dov'è la libertà di agire come meglio si crede e di scegliersi la cura che più aggrada nei "democratici" Stati Uniti?

Non mi viene null'altro da dire, se non che spero vivamente che in Italia non si prenda questa piega...

Auguro a Daniel tutto il bene possibile e una pronta guarigione.

 

http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/hauser-chemio/1.html

Si è conclusa a lieto fine la caccia a Daniel Hauser, il ragazzino americano di 13 anni malato di cancro costretto da un giudice del Minnesota a sottoporsi a un trattamento di chemioterapia contro la sua volontà, e sparito improvvisamente insieme con la madre la scorsa settimana. I due sono infatti tornati in Minnesota, dopo essersi probabilmente recati, stando a quanto riportano le autorità, in Messico e in California alla ricerca di trattamenti alternativi a quelli tradizionali per la cura del cancro. Il caso di Daniel Hauser continua a colpire l'America. Il ragazzo, affetto da linfoma di Hodgkin, ha sempre detto di preferire un trattamento a base di medicina naturale, anche per motivi religiosi. Il suo oncologo ha però affermato che, sottoponendosi alla chemioterapia, Daniel avrà il 90% di possibilità di sopravvivere.

giovedì 14 maggio 2009

prossima puntata di Report sui danni degli allevamenti intensivi

Riporto volentieri una comunicazione pervenutami dall' SSNV.

E' importante che in televisione si inizi a squarciare il velo di omertà del quale siamo tutti ammantati e che consente alle grandi industrie di fare profitti a scapito degli animali, dell'ecosistema e delle persone.

Cari lettori,

vi annunciamo che la prossima puntata di Report - quella del 17 maggio, ore 21.30, Rai 3 - sara' dedicata ai danni all'ambiente e alla salute umana causati dagli allevamenti intesivi.

Il titolo e' "Carne per tutti", e tra gli intervistati c'e' anche la dott.ssa Luciana Baroni, Presidente di Societa' Scientifica di Nutrizione Vegetariana.

Questo il comunicato stampa della Redazione di Report:

-----------------------

In Italia siamo 60 milioni di abitanti e macelliamo circa 500 milioni di polli all’anno, 4 milioni di bovini e 13 milioni di suini. Ma siccome non ci bastano il resto lo importiamo. Con il resto s’intende quella carne che serve ad arrivare al centinaio di chili che ognuno di noi mangia. Stessi quantitativi si consumano in Europa e Stati uniti. Ma sul pianeta Terra vivono 6 miliardi e mezzo di persone, molti muoiono di fame, altri  che la carne non possono permettersela la vorrebbero. Tra qualche anno diventeremo 10 miliardi, potremmo produrre carne per tutti? C’è chi dice che sarebbe il suicidio del pianeta. Fao, Onu, Ipcc avvertono che il 18% dei gas serra che alimentano i cambiamenti climatici sono frutto degli allevamenti, che battono tutte le altre attività umane, comprese le emissioni dell’intero parco auto del pianeta. Ancora: un chilo di carne di bovino ha consumato dieci volte il suo peso in cereali per essere prodotta - cereali che potrebbero sfamare molte più persone -  e ha consumato 15.000 litri di acqua.  Non basta. Più della metà degli antibiotici prodotti sono usati per uso zootecnico. Le malattie negli allevamenti intensivi aumentano, così come i ceppi di batteri resistenti agli antibiotici, ma aumentano anche le malattie umane da benessere come patologie coronariche, diabete, obesità che direttamente derivano da eccessivo consumo di alimenti animali. Senza contare il problema della montagna di liquami ed escrementi che inquinano acque e terreni e non sappiamo più dove mettere. Anzi no, pur di non chiudere allevamenti, adesso in Veneto, Lombardia e Emilia Romagna la parola d’ordine è: pirogassificazione, ovvero fare energia elettrica con pollina e simili. Potere calorico ridicolo, efficienza economica nulla, inquinamento da fumi intollerabile, ma l’escamotage è stato equiparare la pollina all’energia solare ed eolica e quindi usufruire degli incentivi che pagano quattro volte il valore di mercato dell’elettricità ricavata da fonti rinnovabili!

La cosa paradossale  è che meno costa produrre il cibo carne, con questo modello di allevamento industrializzato,  più aumenta l’impatto sull’ambiente, così che l’agricoltura è la prima vittima di un paradigma economico che non regge più. Che fare?

Alcune soluzioni sono possibili. Vanno attuate subito, ma qualcosa già si muove.

martedì 12 maggio 2009

L'impatto dell'immondizia...

Stavo leggendo su Repubblica che la giunta della Catalogna ha fatto una campagna contro l'inquinamento delle acque del mare decisamente interessante. Prendendo spunto da varie specie di pesci, hanno "composto" le immondizie in forme ittiche creando una campagna di grande impatto visivo.

Impatto che è corredato anche da dati molto interessanti che specificano quanto certe categorie di rifiuti possano influire nell'ecosistema.

Veniamo così a scoprire che:

  • il vetro, che ha una durata di centinaia di anni, causa tagli e seri  danni a nuotatori e fauna marina;
  • gli assorbenti femminili (ma anche i pannolini dei bambini), che impiegano 25 anni a degradarsi, impediscono alle sventurate creature che li ingeriscono di digerire il cibo; Lo stesso provocano i profilattici, con all'incirca la stessa durata di tempo
  • La plastica, il cui consumo varia tra i 300 e i 500 anni, causa seri danni sia a flora che fauna marina. Gli anelli che tengono ferme le lattine delle bibite inoltre fungono da "rete da pesca" nella quale si incaglia un gran numero di pesci;
  • l'alluminio delle lattine causa nei suoi 300-500 anni di vita, come il vetro lesioni e danni vari alla fauna;
  • il cartone ha un effetto abrasivo sugli organismi che crescono sui fondali, e ha 50 anni di tempo per farlo
  • le batterie, che non se ne vanno se non dopo centinaia di anni, sono fortemente inquinanti e velenosissime per gli organismi marini;
  • le "innocue" buste di plastica, se ingerite dai pesci causano avvelenamento. E, poichè hanno dai 35 ai 60 anni per farlo, una singola busta potrebbe essere ingerita da più di un pesce;
  • olii industriali e carburanti, una volta rilasciati in mare, sono estremamente tossici sia per la flora e la fauna marina che per gli uccelli.

 

Non male per tutta una serie di oggetti a perdere che sono di uso quotidiano nelle nostre vite.

Consideriamo poi che di recente è stata scoperta una nuova "isola" itinerante, costituita interamente da immondizia a "lunga conservazione": questa novità si trova nell'oceano Pacifico ed è grande due volte la superficie degli USA. Cito da wikipedia i dati "geografici":

Il “Pacific Trash Vortex”, ossia “gorgo di immondizia del Pacifico”, è un’isola di spazzatura, soprattutto plastica, formatasi nell’Oceano Pacifico a partire dagli anni Cinquanta, con un diametro di circa 2500 km , pari ad una superfice di 4.909.000 Km², una profondità di 30 metri ed un peso di 3.500.000 tonnellate, grazie all’azione della North Pacific Subtropical Gyre, una corrente oceanica dotata di un particolare movimento a spirale orario, che permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra di loro.

Aggiungo io che al di sotto di questo sterminato spazio non c'è vita (se non forse a centinaia e centinaia di metri).

E' evidente la necessità di trovare una soluzione al problema dei rifiuti, soluzione che non può assolutamente essere riconosciuta nella costruzione di inceneritori (in tutta Europa la stanno abbandonando, in Italia come al solito indietro di 30 anni iniziamo a vederla come panacea di tutti i mali). E' chiaro che dovremmo tutti impegnarci fin da ieri a consumare meno prodotti usa e getta, a riciclare e riusare elettrodomestici, strumenti e contenitori, a fare almeno in questo caso della sana decrescita.

Di fronte a superfici così vaste di immondizia, che rubano spazio e aria, non è il caso di fare discorsi economici del tipo "se consumiamo meno plastica chiudiamo le fabbriche e la gente perde il lavoro". Questo a casa mia è un ricatto, non è un tentativo per trovare una soluzione da persone mature.

Di fronte a scempi del genere, e messi davanti ai dati della campagna catalana, non possiamo continuare a far finta di niente e proseguire nella nostra vita quotidiana.

Come iniziare?

Magari dalle bottiglie di plastica, dalle centinaia di bottigliette d'acqua che utilizziamo ogni anno solo per una volta. Perchè non riutilizzarle o meglio usare il vetro a rendere?

 

lunedì 4 maggio 2009

Prevenire è meglio che...

La prevenzione, la via migliore per vivere in perfetta salute o quantomeno per provarci.

Ce lo dicono spesso anche sui mezzi di comunicazione, prevenire prevenire prevenire. Però la prevenzione è quanto di più complesso ci possa essere al momento.

La medicina moderna intende per prevenzione tutta una serie di metodiche che, attraverso il costante monitoraggio del nostro corpo tramite vari strumenti e analisi diagnostici, porta a certificare il buono stato di salute ed eventualmente ad individuare precocemente (cioè agli stadi iniziali) l'insorgenza di svariate patologie.

Pertanto, con periodiche visite e esami più o meno invasivi, abbiamo la garanzia che tutti i "pezzi" del nostro corpo siano sani.

 

C'è però un altro modo di fare prevenzione, totalmente diverso e che non influisce in alcun modo sulle tante analisi che vorremmo in ogni caso fare per stare più tranquilli; questa PREVENZIONE la possiamo fare tutti, non ha controindicazioni e può garantirci una salute più che perfetta.

Non è una pozione magica, non è una formula matematica geniale, è semplicemente una serie di buone regole che negli ultimi 150 anni abbiamo perso nei cassetti delle nostre memorie. E a me piace sicuramente di più questa prevenzione che quella allopatica che ogni giorno fa spendere al servizio sanitario nazionale e alle nostre sempre più povere tasche.

Le indicazioni sono semplici, ma fondamentali:

  • Curare quanto più possibile l'alimentazione, prediligendo l'assunzione di frutta e verdura (molto cibo crudo), cereali integrali e frutta secca. Solo cambiando ciò che mangiamo possiamo ottenere dei risultati talmente straordinari da essere confusi con "miracoli". Il corpo, se alimentato con cibo fresco e privo di componenti chimiche o derivati del petrolio, riesce a funzionare nella maniera corretta e riuscirà ad assimilare meglio i nutrienti che ingeriamo, dandoci energia e vitalità senza bisogno di supporti stimolanti/rigeneranti/rinvigorenti.
  • Evitare accuratamente qualsiasi forma di stimolante: caffè, tè, cioccolata, zuccheri raffinati, bevande a base di taurina o coche varie.. Evitare anche, se non in casi di reale necessità, stimolanti naturali (di droghe non ne parlo neanche) quali guaranà o gingseng o altri mix proposti per "darci la carica e poter lavorare 72 ore al giorno".
  • Praticare sport, e se siamo sottoposti al costante stress e logorìo della vita moderna, provare a praticare tecniche che possono portarci ad uno stato di relax o a meglio gestire lo stress, come ad esempio l'ormai celeberrimo yoga, il training autogeno, tecniche di meditazione o respirazione, taj chi kuan, ginnastica dolce, feldenkrais, stretching dei meridiani, eccetera. Il nostro corpo comunque ha bisogno di muoversi in ogni suo più piccolo osso o muscolo per potersi mantenere lubrificato ed allenato, se non usate le varie parti si arrugginiranno.
  • Ricaricarci al sole, e smettere di demonizzarlo come fosse la fonte primaria di ogni nostro problema di pelle. Come dicevamo in un altro post, il sole aiuta a rigenerare spirito e corpo e a fissare la vitamina D. Così come dovremmo usufruire dei benefici del sole, dovremmo sempre prendere in considerazione l'idea di passare del tempo all'aria aperta, se il tempo ce lo consente naturalmente. Passare per  le mattinate o i pomeriggi dentro i centri commerciali non ci aiuta certo a fare "prevenzione attiva" e a migliorare il nostro stato di benessere.
  • Considerare la nostra persona come un tutt'uno tra il corpo e la mente, ed essere sempre consapevoli di ciò che siamo e di come ci muoviamo nel nostro spazio. In questo modo sarà molto facile ascoltare le nostre esigenze psicofisiche e provare a soddisfarle nel modo giusto. Talvolta i nostri malesseri sono frutto di insoddisfazioni non comprese, di stili di vita stressanti o di contaminazioni mentali che provengono dall'esterno. Se siamo coscienti di chi siamo e di come siamo, riusciremmo a risparmiarci molti problemi.

Il primo e l'ultimo punto sono fondamentali per fare vera prevenzione; naturalmente sintetizzare in poche righe l'obiettivo di una vita intera è  quantomeno pretenzioso, ma questo vuole provare ad essere uno spunto per ragionare in maniera diversa e cominciare ad approfondire le tematiche di questo nuovo significato della parola.

Non è facile, soprattutto se pensiamo che ne uccide più il cibo che la spada, intraprendere una via che ci porterà a quella che ai nostri occhi di occidentali intasati dagli additivi può sembrare un regime alimentare strettissimo. Non è facile neanche pensare di rinunciare per sempre al nostro caffè, ai quintali di bistecche, ai chili di cibo conservato che ogni anno intasano il nostro apparato gastrointestinale; potrebbe sembrare una punizione troppo grande per noi. E Se mangiamo precotto per la mancanza di tempo, figuriamoci se potremmo mai riuscire a trovare del tempo per meditare, stare all'aria aperta o guardare dentro noi stessi.

Come al solito, è con i piccoli passi che si fanno lunghi percorsi. Il piccolo gesto di iniziare la giornata con un bicchiere di acqua tiepida, seguito da acqua e limone può essere un buon inizio; fare la pausa pranzo a leggere nel giardino sotto l'ufficio anzichè stare l'intera ora chiusi in una tavola calda è un "sacrificio" del quale non faremmo a meno in breve tempo, trovare il tempo per fare cinque minuti di ginnastica al giorno ce la possiamo fare tutti.

Cominciamo piano, sapendo che chi va piano va sano, va lontano e ha bisogno di andare meno dal medico!

lunedì 27 aprile 2009

E liberaci dal lievito (chimico e di birra)...

Dopo tanta latitanza, vi propongo un pò di lavoro da svolgere in casa.

Molta gente ormai soffre delle più strane forme di allergia alimentare, ma anche delle più originali intolleranze ai cibi.

C'è chi non può mangiare il gambero delle mangrovie (per fortuna del gambero e delle mangrovie), chi è fortemente intollerante alla carambola, ma anche chi, e il numero cresce sempre di più, non può mangiare alimenti di base quali latte, uova, alimenti lievitati.

Evitando l'argomento chilometrico che potrebbe scaturire da latte e uova, ci soffermeremo su pane, brioches, biscotti, eccetera...

Pare che il lievito di birra, il quale ha infinite virtù terapeutiche e alimentari, sia una delle cause che scatenano in noi miriadi di problemi gastrointestinali. E' evidente, nelle persone che un minimo si informano, che un organismo carico di tossine o comunque sporco possa reagire in maniera singolare anche ai nutrienti più preziosi; tuttavia, intanto che si procede alle operazioni di pulizia, è bene evitare il lievito di birra.

E insieme ad esso, ma a maggior ragione, va evitata qualsiasi forma di lievito chimico che ingeriamo nelle centinaia di prodotti confezionati, il quale contribuisce significativamente insieme agli additivi coloranti e ingredienti defunti, all'intossicazione dell'organismo.

Queste due tipologie di lieviti infatti, crescono rapidamente gli impasti e consentono una crescita in volume che ne garantisce sofficità, aerazione e maggior gusto, oltre che adeguata fermentazione. Purtroppo non lavorano e trasformano gli impasti con gli enzimi che, predigerendo parte del prodotto, ci garantiscono una migliore assimilazione di ciò che ingeriamo.

Anche da un punto di vista ecologico, usare prodotti i cui pochi grammi sono contenuti in tanta carta (o, peggio ancora, alluminio) e che hanno percorso centinaia di chilometri per arrivare in supermercati iperilluminati e supercondizionati, non è una scelta tra le più corrette.

Cosa fare allora? Ci facciamo "il lievito" in casa.

Questo lievito però si chiama Pasta Madre, o Lievito madre, e consente una fermentazione/lievitazione naturale dell'impasto, approfittando anche dei tempi lunghi che tale processo comporta.

Come si fa la pasta madre? Non è operazione semplice, ma quando riesce la soddisfazione è massima.

Il forum di Cookaround ci indica un ottimo procedimento che riporterò sotto.

Alcune avvertenze di base: per i primi tre "rinfreschi" la pasta madre sarà inutilizzabile, perchè troppo acida e tenderà ad emanare un odore molto forte di acido. Dovesse odorare di marcio, o doveste vedere striature di muffa o altre cose strane, buttatela e ricominciate daccapo.

 

Per fare il pane il procedimento è molto semplice: usate una quantità di pasta madre pari ad un quinto del peso in farina (es: 1000 gr di farina, 200 di pm), scioglietela in acqua e aggiungetela a pari quantità di farina di grano duro e di farina 0, senza aggiungere sale. Aggiungere acqua fino a che la consistenza sia quella di una palla elastica ma non appiccicosa. Mettere coperta in luogo caldo a riposare per almeno 8 ore. Poi, riprendere l'impasto che sarà lievitato a dismisura, rilavorarlo e dargli la forma di pagnotte. Mettere a riposo almeno due ore ma fare attenzione che la pagnotta non si sdrai (nel caso rilavorarla con un poco di farina). Infornare a 200° in forno già caldo e cuocere secondo le dimensioni della pagnotta.

 

Io vi consiglio assolutamente di provare, mangiare il pane appena sfornato e lievitato naturalmente è un'esperienza che potrebbe farci tornare in bocca i sapori che sentivamo da piccoli, oltre che a non avere le spiacevoli conseguenze del pane chimico e cioè intolleranze, gonfiori, bolle, difficoltà digestive, problemi intestinali. Il pane naturale è digeribilissimo e, se si usano ingredienti di qualità, una straordinaria fonte di nutrienti e nutrimento.

Procedimento

http://www.cookaround.com/yabbse1/showthread.php?t=10782

ecco la pasta madre delle sorelle Simili.

200 gr farina 00 o manitoba
90-100 gr acqua
1 cucchiaio d'olio
1 cucchiaio di miele

si riuniscono tutti gli ingredienti in una terrina aggiungendo l'acqua un pò per volta, quanta ne richiede l'impasto

si impasta a lungo fino ad ottenere un impasto ben sodo e lo mettiamo in un contenitore unto d'olio

copriamo o con della pellicola, con un piatto, o copriamo con un altro tegame a campana. lo facciamo riposare per 48 ore in un luogo tiepido.

Quando la pasta madre è ben gonfia e si presentano tanti alveoli di fermentazione,  possiamo riamalgamare il tutto e riottenere una palla che sarà il nostro lievito madre (lievito naturale) che provvederemo a mantenere "viva" con i rinfreschi (specificati sotto!)a questo punto possiamo tenerla in frigo e in pratica mantenendola bene avremo lievito naturale per anni.

ecco le indicazioni per mantenerla:

la pasta deve essere "rinfrescata" ogni 2-3 giorni se la teniamo a temperatura ambiente e ogni 4-5 se la teniamo in frigorifero.

il "rinfresco" viene fatto così: prendiamo per ogni 100 gr di pasta madre 100 gr di farina e 45 gr d'acqua e impastiamo tutto insieme.

dopo il rinfresco la conserviamo come preferiamo, mantenendola viva appunto con i rinfreschi.

prima dell'utilizzo è bene rinfrescarla almeno 2-3 volte fino a che la lievitazione si manifesterà in un "taglio ben fiorito" (cosa che a me almeno ora non è ancora successa, ma che avviene nel rinfresco della pasta che ho avuto da loro)

 

Procedimento 2

Questo me lo sono inventato, dacchè per più volte ho dovuto buttare l'esperimento di cui sopra.

 

 

200 gr farina 0, 1 bustina di lievito naturale (si trova da Naturasì),90-100 gr acqua
1 cucchiaio d'olio

Seguire tutto il procedimento riportato sopra ed effettuare tutti i rinfreschi.

 

Suggerisco la lettura di questo interessantissimo post:

http://ovosodo.blogspot.com/2007/10/la-lievitazione-del-pane-quello-che.html

venerdì 17 aprile 2009

E' il momento del silenzio

Fonte: Terranauta

Cara/o TerraNauta,
pochi minuti dopo il terremoto che ha colpito l'Abruzzo abbiamo pubblicato un articolo che comprendeva solo cinque parole:
E' il momento del silenzio.

Poi, il senso del dovere e una sorta di pudore ci ha portato a coprire la tragedia che si andava svelando in Abruzzo con qualche articolo di approfondimento.

Una goccia nel mare delle informazioni (informazioni??) che ci hanno inondato in questi ultimi giorni.

Qual è la verità? La verità è che sono morte centinaia di persone. Ci sono le stime ufficiali, ci sono i clandestini che potrebbero essere stati travolti dalle macerie senza lasciare traccia. Ci sono centinaia o forse migliaia di animali domestici intrappolati. E ci sono decine di migliaia di senza tetto.

Dolore, tristezza, sgomento.

E mentre edifici moderni crollano miseramente e monumenti storici restano tranquillamente a guardare, cosa succede nel resto d'Italia? I media si affannano nella rincorsa al servizio più straziante o alla raccolta fondi più edificante. Ci si attacca sulla qualità della trasmissione di Santoro o sulla necessità di accettare o meno i fondi stranieri. Si litiga sul piano casa e sulla possibilità di ingrandire le ville mentre mil ioni di persone vivono in edifici pericolanti, privi di sicurezza e contrari ad ogni logica economica od ecologica.

E' il momento del silenzio questo. Ma è anche il momento di dire basta. Di spegnere la televisione. Di chiudere i quotidiani e di osservare la realtà con i propri occhi anziché con l'obiettivo della telecamera. Cercare di capire se le disgrazie che affliggono il nostro paese siano veramente sempre colpa dei politici o degli industriali o se forse anche noi, nel nostro piccolo, con la nostra indolenza, la nostra rassegnazione, il nostro egoismo e la nostra ipocrisia non siamo, in fondo, tutti complici.

"Cosa vuoi che possa fare una persona!" "Cosa lo faccio a fare se tutti gli altri non lo fanno"? Quanta viltà si nasconde dietro affermazioni come questa, sentite e ripetute centinaia di volte? "Gli altri" non sono forse singoli individui come noi?

Riprendiamoci la nostra vita! Usciamo per strada e guardiamoci intorno. Osserviamo i cieli (blu o sbiaditi dall'inquinamento?), il sole, la luna. Respiriamo l'aria (sporca) nei polmoni, ascoltiamo i rumori (soffocati dal caos) della natura, tocchiamo la terra (ricoperta dall'asfalto) che si trova sotto i nostri piedi.

E, se non siamo stati colpiti direttamente dal terremoto, gioiamo. Dobbiamo e possiamo gioire della vita che continua a manifestarsi nonostante tutto. Gioire dei doni meravigliosi che ci sono stati dati dalla nascita: gambe, braccia, occhi, bocca, orecchie, cuore, cervello, organi genitali, coscienza.

E' il momento del silenzio, ma è anche - paradossalmente - il momento di inondare il pianeta di risate, di amore, di sorrisi, di sguardi, di carezze, di sussulti di piacere, di voglia di vivere ora e sempre.

Reagire alla crisi cancellandone l'esistenza. Partire, tornare, fermarsi, reagire.

Riprendersi la propria libertà, la propria dignità di essere vivente.

Riscoprire il saper fare, il contatto con la natura, con la terra.

Coltivare il proprio orto urbano, educare i propri figli, riscoprire la propria spiritualità.

Incontrarsi. Ospitare ed essere ospitati. Non arrendersi alla depressione consumistica che ci hanno lentamente trasmesso e reagire riscoprendo le altre persone. Non criminali, non pericolosi sconosciuti, non poveretti da aiutare. Semplicemente persone. Impaurite come noi e più di noi.

Noi esseri straordinari, esseri divini forse. Esseri desiderosi di un contatto umano eppure, sempre più, esseri terrorizzati dalla nostra stessa ombra.

Daniel Tarozzi

martedì 7 aprile 2009

In-Attitudini

Da dove nascono le attitudini ecologiche, il rispetto per l'ambiente e per tutti gli esseri viventi?

Intanto elenchiamo da dove non provengono...

Di sicuro non provengono dalle migliaia di km di strade percorse dagli automobilisti.

Di sicuro non provengono dai numerosissimi centri di smistamento merci che chiamiamo centri commerciali

Di sicuro non veniamo ispirati da città sporche, centri urbani cementificati e strutture mancanti o fatiscenti

Di sicuro non siamo ispirati dall'opulenza delle nostre tavole in occasione delle ricorrenze, e dalla mattanza di animali che, appunto per l'occasione, "sacrifichiamo" per i nostri palati.

Di sicuro, però, non provengono nemmeno dal nostro menefreghismo, dal "tanto se anche iniziassi a comportarmi bene io da solo cosa potrei cambiare?"

 

Troppo spesso ormai mi capita di vedere fatti abominevoli per strada: macchine che sfrecciano a velocità supersoniche fregandosene di segnali di stop o delle strisce, persone che guidano in stato di ebbrezza e fanno danni incalcolabili, scooter che con indifferenza e incoscienza eseguono slalom tra le macchine da cardiopalma, parcheggi in quinta fila che bloccano la viabilità o l'accesso a /uscita da i marciapiedi, mani svelte che gettano carte cartacce e sigarette dai finestrini, assassini che uccidono persone o animali per superficialità  e magari se ne vanno pure senza prestare soccorso.

Dov'è l'atteggiamento di rispetto in tutto questo? Quale gesto ecologico si dovrebbe celare dietro questi nobili atti? Se non si rispettano le norme stradali, mi risulta difficile pensare che la stessa  persona possa essere colto da interesse per la specie animale in via di estinzione o per il gas serra in eccesso. D'altronde, mi immagino che il pensiero principale di questi esseri possa essere quello di schivare il maggior numero di incidenti possibili, non di evitare di inquinare.

 

Altro aspetto dell' In-Attitudine ecologica, è sicuramente dato dalla ShoppingCenter Mania.

Che bellezza o rispetto possiamo trovare in un luogo deputato esclusivamente al consumo e che spinge l'utente a comprare(sprecare) il più possibile? Come possiamo essere colti da amore per la natura se anzichè fare una passeggiata nel verde chiudiamo noi e i nostri bambini in una specie di bunker che ci invia diecimila stimoli emotivi per indurci all'acquisto? Di sicuro i tanti bambini che scorrazzano all'interno di quei luoghi marmorizzati con pattini, monopattini, bici e pallone non impareranno certo quanto possa essere bello giocare in mezzo alle margherite.

Non è certo in mezzo a scaffali di merendine e snack ultra dannosi che i bambini capiranno l'importante significato che una alimentazione sana e corretta ha per la nostra salute e per quella del pianeta.

Così come è sicuro che un ambiente sporco, mal curato o poco sicuro provoca aggressività, sono altrettanto certa che priva i cittadini della percezione di come i piccoli gesti possano contribuire a costruirci delle buone attitudini ecologiche.

E' uno scempio vedere i marciapiedi pieni di cacche e cartacce, un pianto vedere l'immondizia che circola libera per le vie, vera padrona delle città e di tanti centri abitati. Viviamo in  posti privi di verde, e quando il verde ce lo mettono lo distruggiamo, così come ci premuriamo di "distruggere" qualsiasi opera pubblica venga messa in piedi con la nostra trascuratezza/aggressività/ignavia.

 

Però, a pensarci bene, tutti questi comportamenti derivano gli uni dagli altri e si integrano perfettamente a tante altre cause o motivi.

Siamo figli di genitori che hanno scarsa educazione, li vediamo in azione sin dalla più tenera età seduti sulle loro macchine (che magari comprano il più grandi possibili perchè "almeno se faccio un incidente si fanno male gli altri e non io") che espongono e ci espongono a mille sgarberie/infrazioni/atti di pura maleducazione. Gli stessi genitori una volta scesi dalle potenti macchine e averle parcheggiate in zona rimozione , ci nutrono con cibo implasticato, mummificato, colorato e aromatizzato artificialmente spacciandocelo per nutrimento; e magari ce lo fanno degustare in un ambiente chiuso, illuminato artificialmente e climatizzato grazie alla combustione di barili e barili di petrolio. E anzichè farci correre liberi nei prati o nei cortili, ci fanno correre al chiuso in mille palestre o nuotare in ambienti pieni di gas dannosi per le nostre vie respiratorie. Nel momento in cui, liberi dall'affettuoso abbraccio dei nostri congiunti, iniziamo a uscire per conto nostro, non riconosciamo il valore di un parco pubblico, o di un luogo comune, e non riconoscendolo non lo apprezziamo, non lo curiamo, e lo sfasciamo (e sfasciamo le nostre anime).

Questa situazione di degrado, ci porta ancora una volta a salire sulla macchina per percorrere nel minor tempo possibile quelle "brutte zone" rovinate dai "teppisti", e a comportarci da teppisti a nostra volta, e a portare noi stessi e i nostri figli sempre in luoghi chiusi, asfittici di idee e di sentimenti genuini, senza mettere mai in discussione il nostro stile di vita o le sciocchezze che ci propinano nei milioni di quotidiani messaggi pubblicitari mascherati da trasmissioni televisive o da notizie giornalistiche.

 

Ecco, più o meno sinteticamente queste sono le attitudini che portano la maggior parte di noi a credere che il biologico sia una bufala, che le energie alternative sono già fallite in partenza e che l'unica soluzione possa essere il nucleare, che per far sparire l'immondizia i termovalorizzatori siano l'unica strada, e che l'Italia è un paese che ha bisogno di dare fondi all'industria anzichè ai cittadini.

 

 

martedì 31 marzo 2009

E' primaveraaaaaa, drenate le tossineeee

E' arrivata, la sentiamo nell'aria.

E' primavera, e il primo regalo che possiamo farci per godere tutti i benefici di questa stagione di rinascita, è seguire un programma di depurazione dell'organismo.

E' il momento ideale, dopo aver mangiato più pesante e aver coperto al massimo i nostri corpi, di ripulire gli organi interni e di far prendere aria alla nostra pelle.

Cosa possiamo fare?

Intanto ripulire il terreno, cioè dare una "spazzata" generale a tutto.

Cosa usare per fare questo? Linfa di betulla, il rimedio per eccellenza che serve a preparare l'organismo ad altre cure.

La linfa di betulla gemmoderivato aiuta a drenare i liquidi in eccesso e contrasta quindi ritenzione sia di liquidi che ovviamente di tossine.

Andrebbe usato per due mesi consecutivi, prima di passare al secondo step, ma se abbiamo fretta possiamo "accelerare i tempi".

La posologia varia molto, volendo si potrebbe usare in questo modo: per i primi 20 giorni 40 gocce 15 minuti prima di colazione e 40 prima di pranzo, per i restanti 50 gocce prima di pranzo.

Poi, inizieremo a ripulire il nostro fegato:

Il Carciofo, il cardo mariano e il tarassaco sono le piante per eccellenza usate nella depurazione del fegato.

Solitamente a queste erbe se ne aggiungo altre, tutte con funzioni depurative generali o specifiche e anche drenanti; in commercio ci sono moltissimi prodotti già pronti, consiglio in ogni caso di andare da erboristerie che preparano personalmente i composti di erbe miscelando le tinture madri secondo l'esigenza personale. In questo caso, l'erborista saprà indicarvi sicuramente la posologia e i tempi, che generalmente sono di almeno un mese.

 

A questo trattamento andrebbe ovviamente seguito un percorso alimentare adeguato, che prevede il consumo di grandi quantità di frutta e verdura (le verdure amare in questo periodo specifico enfatizzano il processo di depurazione dell'organismo) e l'uso di semplice acqua come bevanda. Niente fritti, intingoli, cibi grassi o dolci che andrebbero ad appesantire l'apparato digerente e a rallentare l'eliminazione delle tossine, niente cibi eccessivamente calorici.

Cosa potrebbe accaderci nel frattempo?

Potremmo avere dei mal di testa più o meno sentiti, causati dall'eliminazione delle tossine che prima di essere espulse vengono smosse dai depositi e messe in circolo.

Potremmo avere delle "fioriture" di brufoli in viso, altro segno evidente dell'eliminazione.

Non preoccupiamoci per questi piccoli segnali, vuol dire che il fegato sta lavorando! Ovviamente se il disagio è forte il consiglio è sempre quello di rallentare con gli integratori o smettere per qualche giorno, sempre però mantenendo il regime alimentare.

Qui sotto riporto delle note informative sulle singole piante, nelle quali vengono indicate anche le controindicazioni che devono sempre essere lette prima di assumere i fitopreparati.

 

Buona disintossicazione!

 

 

 

Per maggiori informazioni sulla Linfa di betulla e sulla betulla in generale: qui

Per le altre erbe:

Tarassaco

Bardana

Carciofo

cardo mariano

 

lunedì 23 marzo 2009

L'importanza di chiamarsi... Fibra

Le Fibre, queste sconosciute.

Ci sono intestini che le agognano, altri che le respingono, altri ancora che sono indecisi. Persone che non sanno di cosa si parli, altre che ti snocciolano una preparazione da Accademia della... Crusca (;-)).

Così, dopo aver letto sul web un desolante consiglio a un evidente problema di costipazione, ho messo in moto le dita alla ricerca di info utili.

Cominciamo con il dire che le fibre non sono nemiche del nostro organismo: non provocano danni e non scatenano guai, se usate oculatamente e dosate su ogni persona. Le fibre le assumiamo dalla notte dei tempi, ne assumevano copiose i nostri protoantenati e lo fanno tuttora i nostri simili meno "civilizzati" e le nostre cugine scimmie.

Cosa sono, in termini concettuali, queste benedette fibre? Sono la componente in cellulosa delle piante. Quelle alimentari sono presenti in quantità variabile in tutti i vegetali commestibili (e non), e costituiscono la parte inassimilabile del vegetale ingerito. Non avendo come i ruminanti (ad esempio) l'enzima che scinde la cellulosa (cellulasi), le fibre transitano attraverso il nostro organismo senza essere assimilate e senza fornirci calorie o altre sostanze nutritive.

Perchè allora sono così importanti per il buon funzionamento del nostro apparato digestivo?

Numerosi studi ne comprovano le mille virtù:

- hanno la proprietà di richiamare acqua, contribuendo ad ammorbidire le feci e a facilitarne il transito

- aumentano il volume delle feci, stimolando la motilità intestinale e favorendo l'evacuazione.

I suddetti fattori comportano un tempo di stasi della massa fecale molto più breve rispetto a una dieta priva o povera di fibre, e ciò favorisce una più rapida espulsione dei prodotti di scarto e delle tossine e quindi un minor tempo di contatto di prodotti dannosi con la mucosa intestinale, aiutando sicuramente nella prevenzione dei tumori della parte finale dell'intestino. Inoltre le fibre riescono a pulire a fondo le pareti dell'intestino come se fossero una scopa di saggina; tale proprietà è decisamente utile in presenza di diverticoli, sebbene una problematica del genere deve sempre essere seguita da un medico e non con un inadeguato faidate.

Altri vantaggi:

- i pasti ad alto contenuto di fibra riempiono lo stomaco e danno senso di sazietà

- le fibre riducono il livello di colesterolo nel sangue

- abbassano il livello glicemico perchè rallentano l'assorbimento dei carboidrati.

 

A cosa fare attenzione? Un eccessivo consumo di fibre  provoca una riduzione dell'assorbimento di calcio e ferro, è per questo che bisogna usare sempre il cibo come se fosse un metodo di cura e non come passatempo sociale. Un'attenzione particolare va data ai bambini, nel qual caso il consumo eccessivo potrebbe provocare danni irrecuperabili.

 

Ma ci preoccupiamo davvero dell'eccesso di fibra quotidiana nei nostri pasti?

O piuttosto siamo vittime di almeno una delle malattie precedentemente elencate?

Diverse ricerche stabiliscono la necessità di 21-25 grammi giornalieri, ma senza stare a fare strani calcoli astrusi una buona "integrazione" di verdura e frutta ci garantirà la quota.

Dovessimo mai dimenticarcene, è bene sapere che i prodotti animali o alcoolici non contengono in alcun modo fibre, così come le stesse sono contenute in misura bassissima nelle farine iper raffinate, irradiate e derattizzate che costituiscono abitualmente l'80% della nostra alimentazione.

100 grammi di farina doppio zero, oltre al fatto che è un alimento privo di sostanze vitali in quanto trattato in tutti i modi, contengono 2,5 grammi di fibre. Mangiare 100 grammi di farina equivale due piatti di pasta per un peso circa di 150 grammi complessivi, per arrivare solo alla decima parte del nostro fabbisogno giornaliero.

Un'ottima fonte di fibre è costituita dai cereali integrali, dalla frutta secca e dai legumi, a seguire frutta e verdura.

 

Veniamo alle considerazioni sparse...

Leggo o sento spesso in giro che le fibre vanno assunte con cautela. Addirittura, a fronte di un evidente problema di stipsi e di costipazione, i miei poveri occhi hanno visto suggerire l'assunzione di fibre pronte da acquistare in farmacia perchè più sicure di quelle contenute nella frutta e nella verdura, che potrebbero avere controindicazioni (fermentazione, gonfiore intestinale, pesantezza).

Ecco, questo intervento secondo me si avvicina molto a ciò che per me è la nemesi della salute. Ci hanno portato a pensare che delle bustine contenenti fibre estratte chissà come e pagate a caro prezzo siano più sicure di una bella insalata fresca o di una bella porzione di frutta. Ne siamo talmente convinti da evitare assolutamente le fibre in caso di stipsi, diverticoli, e altri simpatici problemi. Ne siamo talmente sicuri da essere addirittura indotti a suggerire ad altri questa assurdità.

Come è possibile che si arrivi al punto di dover dipendere dalla farmacia anche quando potremmo semplicemente allungare una mano e mangiarci una carota?

E' evidente che i nostri organismi, se non in rari casi, non sono più abituati a lavorare in certe condizioni. Mangiando sempre prodotti confezionati, pieni di zucchero fermentante e tanti prodotti carnei, lasciamo che il nostro apparato digestivo si dimentichi del beneficio di questi spazzini naturali e che si appesantisca di scorie nocive che difficilmente lasceranno in tempi brevi gli intestini.

Così, anzichè consigliare di ridurre i farinacei semplici, bibite zuccherate e dolciumi vari, e proteine animali, si dice di fare attenzione alle fibre cattive.

E' ovvio che un organismo intasato e intossicato ha bisogno di tutta la dolcezza possibile per ripristinare le sue funzioni e non di uno sturalavandini stile viakal. Chi dovesse avere problemi di stipsi, diverticoli o intasamenti di ogni genere, dovrà per forza di cose iniziare a riprendere confidenza con le fibre iniziando da dosi omeopatiche, per poi proseguire gradualmente e facendo attenzione a tutte le sensazioni fisiche che questa reintroduzione susciterà. La regola naturalmente vale anche per chi non ha apparenti problemi ma che consuma da sempre poca frutta e verdura.

Facciamo una precisazione: è vero che la frutta fermenta nello stomaco, così come è vero che la verdura o i legumi possono provocare gonfiori intestinali. Ma ci siamo mai chiesti perchè? Perche non vengono mangiati nel modo corretto e con le giuste associazioni/combinazioni compatibili.

E' bene sapere che la frutta va assolutamente mangiata da sola, lontana dai pasti o mezz'ora prima di essi e mai in macedonia; in questo modo mai e poi mai produrrà fermentazione e ne trarremo solo vantaggi.

E' altrettanto bene sapere che le verdure andrebbero consumate a inizio pasto, in insalata o in un bel piattone di croccanti foglie (o altre parti) cotte al vapore: se non se ne mangia un chilo in un'unica soluzione non ci saranno problemi.

 

Fatte proprie queste semplici regole, e una volta arrivati a regime attraverso una graduale abitudine alle fibre, come potremmo integrarne il nostro consumo?

- Introducendo nella dieta un pasto di legumi (bilanciato con cereali per avere il giusto apporto di proteine) almeno tre volte a settimana.

Si potrebbe iniziare con dei passati, per evitare che la buccia dei fagioli in particolare, ricca di fibre ma profondamente indigesta, possa creare gonfiori (soprattutto se associamo i legumi ad altre proteine animali o a frutta).

- Consumando cereali interi/integrali in chicchi alternandoli alla solita pasta: se proprio non ci piace il gusto, proviamo con chicchi decorticati o perlati, sebbene in quest'ultimo caso le fibre siano in quantità minore.

- Sgranocchiando carote, sedani, finocchi come snack, ma anche frutta secca e semi oleosi, fonti di vitamine e grassi polinsaturi.

 

Questi tre semplici accorgimenti ci porteranno rapidamente a un consumo ottimale di fibra, modificheranno in meglio la qualità del nostro sangue e della nostra linfa, e apporteranno una serie di nutrienti che difficilmente riusciremo a trovare negli snack pronti o nei pasti precotti.

 

martedì 17 marzo 2009

Le due facce del consumo

Oggi un argomento sollevato su un forum mi aveva dato lo spunto per parlare di negozi a 99 centesimi o tutto a un euro; poi, andando in palestra, vedo sulle auto parcheggiate un volantino che promuove una festa eco-logica a favore dei mercatini dell'usato.

Come al solito, certe coincidenze sembrano fatte apposta per fare due più due o unire antipodi, per cui approfitterò di questi spunti per parlare delle due facce del consumo.

Il Lato "oscuro":

c'è crisi, per cui molte persone non possono permettersi beni durevoli pagandoli prezzi talvolta giusti e spesso esosi. Cosa si può fare allora?

In nostro soccorso arrivano i negozi che per pochi centesimi permettono di comprare una vastissima gamma di prodotti, dallo spazzolino da denti a quello per il water, dalla carta da regalo al set di piatti in plastica o coccio, passando per piccolissimi elettrodomestici cosmetici prodotti per la casa in generale.

Il primo impatto che si ha solitamente entrando in questi negozi è la gran quantità di prodotti in plastica. Sarà PET, PVC, PP, PS..., in ogni caso è sempre un materiale altamente inquinante, derivato del petrolio e in svariati casi anche tossico per la salute. Girando per gli scaffali è spesso molto facile cadere in tentazione: come resistere a quei simpatici gadget che serviranno solo a fare polvere e ad aumentare il conto alla cassa?

Così, se entrando cercavamo solo una spugnetta per lavare i piatti, o un imbuto, all'uscita ci ritroveremo con almeno 3 o 4 oggetti in più, vanificando di fatto il risparmio che avevamo inizialmente preventivato. E, naturalmente, aumentando la quantità di suppellettili gettate nell'immondizia (si spera nel cassonetto della differenziata) a ogni pulizia di primavera.

Cosa succede quindi quando compriamo in un negozio "tutto a un euro"?

Che il risparmio diventa spesso effimero, e che il prezzo così basso della merce non consente alle persone di dare il giusto valore al prodotto acquistato. Non si considera che per produrre a prezzi così bassi si deve per forza sotto-sottopagare i lavoratori, che si usano materie prime scadenti e non si considera l'impatto ecologico che impianti che devono per forza produrre a basso costo possono avere sull'ambiente circostante. Un'altra conseguenza da non sottovalutare è che, avendo a disposizione prodotti a poco prezzo, il consumatore è indotto a rendere obsoleto ciò che ha in casa nell'arco di un tempo brevissimo, magari per capriccio o al minimo difetto. Si va così a cadere nella trappola della società usa e getta, che gonfia le discariche e si trasmette su tutti  i generi merceologici.

 

Caso strano, a fronte di utensili o elettrodomestici usa e getta, ci ritroviamo con "alimenti" (forse il giusto termine è pseudoalimenti) che hanno una durata/scadenza superiore a quella della nostra lavatrice. Ci sarebbe da ridere, se non fosse così tragico...

 

Per fortuna, in questo post c'è anche il lato "solare":

premesso che è stata una delle rare volte in cui ho accolto con gioia un volantino, il 21 e 22 marzo a Roma c'è un'iniziativa chiamata VIVERE L'USATO, Festa eco-logica.

Di cosa si tratta? Di una cosa semplice semplice: alcuni mercatini dell'usato a Roma aprono a orario continuato per i due giorni.

Che vantaggi se ne traggono? Come nel caso del freecycle, rimettendo a disposizione della comunità beni che a noi non servono più, riusciamo a risparmiare capitale e a impedire che beni ancora in buone condizioni finiscano la loro ancora giovane vita nella discarica. E si ha anche l'opportunità di riciclare un eventuale acquisto avventato o un poco gradito regalo di natale!

Si conosce gente, si scovano chicche introvabili, si crea un'economia alternativa a quella dei centri commerciali e dei millemila stores dell'elettronica.

I mercatini sono tanti in tutta Italia, basta andare ad esempio su www.ecomercatino.com e voilà! Si trova tutto.

 

Non lasciamo che il consumismo ci pervada, cerchiamo altre strade e rispettiamo il pianeta ;-)

giovedì 12 marzo 2009

Immaginiamo che...

Inoltro volentieri una email di Franco Libero Manco:

E SE GLI ANIMALI FACESSERO A NOI

QUELLO CHE NOI FACCIAMO LORO?

Franco Libero Manco

 

Da millenni noi esseri umani sfruttiamo sistematicamente gli animali, tormentandoli in ogni modo, coinvolgendoli in tutte le nostre losche situazioni belliche, uccidendoli nei mattatoi, nei boschi, nei mari, costringendoli a lavorare per noi come schiavi, e oggi sperimentando su di loro ogni tecnica chirurgica, ogni medicinale, ogni veleno, ogni cosmetico, ogni prodotto chimico, rubando loro non solo la libertà, il loro manto, il loro latte, le loro uova, il loro miele, ma anche il loro unico bene, la vita.

 

E se per ipotesi gli animali facessero a noi quello che noi facciamo a loro?

Se fin della nostra nascita gli animali avessero il potere di privare noi e i nostri bambini della libertà e della luce del sole e ci allevassero in gabbie e in capannoni lager per tutta la nostra vita per poi ucciderci nel modo più crudele sezionando ogni parte del nostro corpo e mangiassero i nostri arti, il nostro cuore, il nostro fegato, il nostro cervello, i nostri polmoni, i nostri intestini, la nostra lingua e scaricassero il nostro sangue nelle fogne come succede nei mattatoi? Se le donne venissero ingravidate con mezzi rudimentali e meccanici, come succede per le mucche, per farle partorire continuamente e dopo il parto gli animali, ghiotti del latte delle nostre donne, sottraessero i bambini alle loro madri, li richiudessero in gabbie alimentandoli con un pastoni innaturali e dopo pochi mesi li uccidessero per mangiare le loro teneri carni e le donne disperate e rese folli dal dolore quando non più in grado di procreare e produrre latte venissero soppresse per diventare il loro pasto? E immaginiamo che tale specie sia talmente stupida e avida della nostra carne da trascurare gli effetti devastanti sulla loro salute?

E immaginiamo che gli animali usassero torturarci per mero divertimento; oppure che usassero sperimentare, su centinaia di milioni di esseri umani, ogni loro strumento, ogni loro veleno, ci aprissero il torace per studiare su di noi le loro malattie e prelevassero i nostri organi interni per trapiantarli nei loro corpi?

E immaginiamo ancora che il loro divertimento preferito fosse quello di entrare nel nostro ambiente, nelle nostre case, ad uccidere noi e i nostri piccoli, (come succede con la caccia); immaginiamo che usassero mettersi addosso la nostra pelle, ritenuta pregiata a seconda del colore bianca, nera, rossa, gialla, ci allevassero in condizioni disumane e ci spellassero spesso ancora vivi e lasciassero marcire i nostri corpi?

Immaginiamo pure che, come succede per la pesca, che gli animali avessero la possibilità di catturare un gran numero di umani e che li facessero morire spasimanti, agonizzanti senza aria o devastati dai loro artigli, come succede con la pesca e con gli arpioni?

E immaginiamo ancora che fossero gli animali ad aver reso questo pianeta invivibile, la causa della distruzione delle foreste, dell’inquinamento dell’aria, della terra, dei mari, dei fiumi, dei laghi e che avessero portato questo pianeta sull’orlo della catastrofe ecologica?

E immaginiamo che tale progenie usasse da sempre massacrare i suoi stessi simili in assurde battaglie fratricidi.

Ora, se esistesse una simile specie, capace di una così spietata freddezza, cieca e sorda al nostro dolore e alle nostre suppliche, non saremmo forse concordi nel ritenere questi animali dei mostri sanguinari, come la specie più perniciosa del pianeta? Non spereremmo forse che il cielo provvedesse a farla sparire per sempre dalla faccia della terra?

giovedì 5 marzo 2009

La colazione dei campioni

Da più di qualche giorno in tivvù, girano degli spot riguardanti famose merendine. E famose donne sportive con prole.

Eccole lì, fuori dai trionfi olimpici, amorevoli mamme che accudiscono con tutte le cure i propri figli. In passato la stessa casa aveva proposto un'altra mammasport famosa e felicissima di nutrire in modo sano la bellissima figlia.

Senza entrare nel merito dei doveri che queste grandi campionesse (e anche campioni) hanno nei confronti dei loro sponsor, trovo vergognoso che si usi l'immagine dei propri figli per veicolare un'idea sbagliata e fuorviante su cosa dovrebbe mangiare quotidianamente un bambino.

Per crescere sano un bambino non ha bisogno di grassi vegetali (8 grammi di grassi in una merendina e addirittura  12 in quella da scegliere ad "occhi chiusi") , farine industriali (che non hanno più nessun valore nutritivo se non quello di riempire lo stomaco), uova e latti in polvere (usciti dalle mammelle delle mucche e dal biiip delle galline chissà in quale periodo e trattate industrialmente), cacao (è una sostanza eccitante, non è proprio opportuno che i bambini lo consumino quotidianamente), un'altra decina di ingredienti che col corpo umano non c'entrano niente ma servono a dare una forma e una lunga conservazione al prodotto, e un ridicolo apporto vitaminico compensato da un eccessivo apporto calorico.

Per crescere sano un bambino ha bisogno di cibo fresco, frutta e verdure di stagione, cereali freschi, pane vero, e qualche torta preparata dalla mamma o dalla nonna.

Per crescere sano un bambino dovrebbe assolutamente evitare qualsiasi forma di zucchero raffinato, che non serve a dare vitalità al cervello ma a creare le basi per una forte dipendenza e una lunga serie di malanni.

Le stesse protagoniste degli spot, se si alimentassero quotidianamente con questi prodotti, non avrebbero risultati entusiasmanti; sarei inoltre curiosa di sapere se davvero il cuoco di un famoso team nazionale proponga loro crema di cioccolato spalmabile a colazione, piuttosto che fragrante pane o freschissime crostate o meglio ancora, frutta fresca.

Perchè allora mentire e vendere al pubblico ignaro l'illusione di un cibo sano?

Vedere queste campionesse, che per un pugno di dollari attentano alla salute di migliaia di bambini, è una tristezza che non ha eguali.

Con quali occhi si potrà più gioire di una vittoria o di un podio, sapendo che le merendine che sponsorizzano non sono quella panacea che ci vogliono far credere?

Perchè il ministero della salute non prende questi campioni per far fare loro delle campagne di sensibilizzazione all'alimentazione? 

In attesa che nessuno prenda provvedimenti, e con il consiglio di bruciare per sempre la TV, proviamo a nutrire i bambini con prodotti naturali,

magari con l'aiuto di libri di cucina naturale si potranno fare degli ottimi dolci e merende preparate con farina fresca, frutta spremuta e dolcificanti naturali (miele, polpa di banana, frutta ben matura); il tempo che ci si impiegherà sarà magari superiore a quello che ci serve per prendere una merendina dallo scaffale e pagarla alle casse, ma crescere un bambino in salute è un dovere di ogni genitore e nel contempo il regalo più grande che gli e ci si possa fare.

 

A tale proposito, vi metto il link di un delizioso blog, dove potrete trovare tanti dolci naturali:

http://veruccia.blogspot.com/search/label/Dolci

 Con una raccomandazione: sostituite la margarina delle ricette con dell'olio spremuto a freddo.

martedì 3 marzo 2009

Carciofo - Cappero - Limone

Mi piaceva l'idea di associare primizie (o meno) di stagione per descriverne brevemente le caratteristiche e diffondere la cultura del cibo stagionale.

Carciofo: come dice Cucina naturale di marzo, il carciofo non è altro che il fiore molto immaturo di una pianta con una lunga storia e con un nome che ci ricorda il carosello, Cynara Scolymus. Ingrediente versatile nelle nostre cucine, abbiamo trovato mille modi per gustarlo, dal semplice taglio a crudo in insalata, all'elaborata frittura del carciofo alla Giudia. Ma quali sono in realtà le caratteristiche del carciofo?

Da un punto di vista nutrizionale è ricco di fibre che aiutano l'organismo a mantenersi pulito, contiene inoltre l'inulina che è una fibra fondamentale per il controllo dei picchi glicemici e del diabete. Il carciofo inoltre contiene acqua in grandi quantità e minerali quali potassio, sodio, fosforo. E' scarso di vitamine, anche se ne contiene alcune del gruppo B (B1 e B3).

Ma, ancor più che da un punto di vista nutrizionale, il carciofo rappresenta una vera panacea per la depurazione dell'organismo, e non è un caso che si presenti alle nostre tavole proprio nel periodo più indicato per iniziare una bella cura disintossicante, la primavera. Le proprietà del carciofo sotto questo aspetto sono innumerevoli, ma fondamentalmente ne traggono i maggiori benefici il fegato e le vie biliari: stimola e fluidifica il flusso biliare, è un potente epatoprotettore e aumenta/ottimizza la funzionalità del fegato favorendo una buona digestione. Mangiare questo prezioso fiore di stagione è la via migliore per iniziare a ripulirci dalle troppe scorie accumulate durante l'inverno. Pertanto, anche se le cotture elaborate esaltano il particolare sapore del carciofo, sappiamo bene che la via migliore per sfruttarne appieno le caratteristiche è quella di mangiarlo crudo. Inoltre, poichè contiene ferro, che per essere assorbito ha bisogno di vitamina C, si potrebbe condire con del succo di limone fresco.

Per saperne di più:

http://erboristeriaemedicina.org/content/view/44/27/

 

Limone: il frutto del mese è il limone, agrume che in realtà abbiamo ormai sempre nelle nostre case.

Ancor più del carciofo, il limone è una vera panacea per svariati problemi. Ho parlato svariate volte del limone, ma pubblicizzarlo non fa mai male.

Proprietà:Ha un alto contenuto in vitamina C, contiene vitamine B1 e B2, potassio e acido citrico.

Alcune delle sue proprietà mediche: antibiotiche, battericide, vitaminizzanti, anticolesterolo. I flavonoidi del limone (fattori vitaminici P) agiscono sulla microcircolazione diminuendo la permeabilità dei capillari e aumentandone la resistenza.

Non ci stancheremo mai di ripetere che il limone è un miracolo della natura, che ha la capacità di staccare dall'organismo e dagli intestini gli accumuli di muco, che scioglie i calcoli renali e che è indicatissimo in persone che, mangiando quantità eccessive di proteine animali, hanno un organismo fortemente acido che deve essere quindi riequilibrato.

Sfortunatamente, pochi di noi lo consumano quotidianamente, sebbene la buona abitudine di assumerne mezzo a digiuno diluito in un bicchiere d'acqua tiepida dovrebbe essere la prima regola igienica da insegnare nelle scuole.

Ci rifacciamo con le spremute però, o condendo insalate, macedonie, e piatti vari. Ancor più della mela, un (bio) limone al giorno potrebbe togliere il medico di torno.

 Per saperne di più: http://allinablog.splinder.com/post/17390477

  

Cappero: è la pianta del mese. Della quale, ovviamente, consumiamo i frutti carnosi; in realtà in erboristeria si usa anche la corteccia radicale, che ha proprietà diuretiche e quindi favorenti l'espulsione delle tossine e aiuta anche le funzioni digestive. Inoltre è un buon protettore dei vasi sanguigni.

I frutti  contengono sali minerali (potassio, calcio, sodio, ferro, magnesio, fosforo) e vitamine B1, B2, PP, C. Sebbene siano spesso reperibili sotto sale, è possibile trovarli conservati sotto aceto o sotto una soluzione di acqua e poco sale o anche sott'olio.

 

Per approfondire: http://www.miaerboristeria.it/index.php?target=pages&page_id=CAPPARIS_SPINOSA_L

 

Ebbene, oltre a farci delle belle tisane di corteccia di cappero e foglie di carciofo (che ci aiuteranno a depurarci, a proteggere i vasi sanguigni e a far lavorare bene il fegato) e magari aggiungendo una saluberrima bevanda di acqua e limone, come altro impiegare questi tre preziosi elementi?

Potremmo tagliare a fettine sottili il carciofo e condirlo con una salsa fresca di olio, limone sale e battuto di capperi, da mangiare come

 antipasto sia a pranzo che a cena o come condimento a crudo per un piatto di pasta sano e leggero.

Buon appetito!

Appuntamenti - La Natura ti fa bella – Guida alla cosmesi naturale 14/03

L'Erboristeria Sana Tana di Cesano Boscone in collaborazione con Anita Richeldi blogger di Rimedi Naturali (http://rimedinaturali.blogosfere.it/) e Bellezza Mediterranea (http://www.bellezzamediterranea.it/) in occasione della Festa della Donna presenta
sabato 14 marzo alle ore 15.30: La Natura ti fa bella – Guida alla cosmesi naturale, preparazione e applicazione di maschere e creme casalinghe con dimostrazione pratica

Partecipazione gratuita

giovedì 26 febbraio 2009

Quando Babbo Natale era uno sciamano

image_book.gifHo appena finito di leggere questo interessantissimo libro;
Mi aspettavo un testo completamente diverso, complice la mia totale ignoranza sull'argomento, in realtà è stato un viaggio alle origini dell'umanità.
Babbo Natale così come lo vediamo oggi è una rivisitazione recente, frutto di un espediente pubblicitario della Coca Cola per aggirare una norma che vietava all'epoca di vendere un prodotto definito "medicinale" ai bambini.
Così, per evitare di incorrere nella censura ma indurre le famiglie a ritenere la scura bevanda un prodotto per tutti, un artista/grafico dell'epoca creò un simpatico, abbondante e bonario signore vestito di rosso, e insieme a lui creò sia le renne che la spinta consumistica che tutti noi conosciamo oggi.
Ma l'odierno babbo natale in realtà non è altro che un lontano fantasma del personaggio mitologico che ci portiamo appresso da almeno diecimila anni: attraverso uno scorrevole discorso antropologico, l'autore ci accompagna a "visitare" gli antichi clan degli uomini preistorici e focalizza la nostra attenzione su una figura importante per il clan, colui che parla con gli dei e che prevede il sorgere del sole, lo sciamano.
L'antenato di babbo natale sarebbe proprio lui, o lei, dal momento che i nostri illuminati antenati non facevano distinzioni sessuali su chi potesse essere la guida spirituale per loro; altro fatto interessante è la formazione di quelle celebrazioni che, nate per favorire, festeggiare, celebrare eventi come la rinascita del sole (per le popolazioni nordiche che lo vedevano morire per qualche mese) o il ritorno alla fertilità della terra dopo un giusto sonno, sono arrivate a noi da diverse civiltà sotto forma di miti, religioni, narrazioni che si tramandano dalla notte dei secoli.
Così, senza troppe difficoltà, scopriamo che in realtà il 25 dicembre non rappresenta solo la nascita del Cristo, ma un insieme di feste e ricorrenze fondamentali per l'umanità passata e che noi abbiamo completamente rimosso per sostituirle con la celebrazione massima del consumismo.
Il 25 dicembre rappresenta una nascita, una rinascita; per i cristiani riguarda il messia, per gli antichi fedeli di Mitra rappresentava il giorno della nascita del loro dio Mitra, detto anche Sol Invictus, ma anche il ritorno del Dio sole e della sua vittoria sulle tenebre.
Per gli uomini antichi, legati strettamente alla natura, la data variava (ovviamente non avevano il calendario) in corrispondenza del ritorno del sole e del graduale aumento delle ore di luce durante le giornate. Era un momento di rinascita quindi, celebrato e invocato (invictus) dagli sciamani (che in ordine sparso nel tempo si sono chiamati herne, la befana, stregoni, streghe, babbo natale); per questo motivo ci sono arrivate date importanti che si chiamano in tanti modi nelle diverse zone in cui ci si trovava.
Per questo motivo, la stessa o le stesse celebrazioni solari sono poi diventate nel tempo Halloween, ognissanti, Natale, l'epifania, eccetera... Tutti eventi legati ad una stessa "causa". E spesso  a queste celebrazioni/feste si consumava un sacrificio, che col tempo si è "ridotto" ad ardere un albero sacro. Proprio per questo noi oggi, seppur involontariamente ricordiamo il sacro fuoco che arde sul sacro albero, portando nelle nostre case un abete e addobbandolo con cotillon e tante luci.
Ma per tornare al nostro eroe, cosa c'entra Babbo Natale con tutto questo? Nel corso dei millenni lo sciamano si è trasformato, magari diventando un druido, una vecchia saggia, un sacerdote, e si è via via trasformato in un simbolo, per molto tempo rappresentanto da un essere che rappresentava tutto ciò che è vita (luce, buio, uomo, donna, sesso, amore, rinascita, nascita, morte). Strada facendo forse si è perso il ruolo che gli competeva, di celebrante e portatore di conoscenza, per accantonarlo in ruoli secondari che però sono sempre rimasti nelle culture di molti popoli e che poi ogni tanto riappaiono come per incanto.
Il vecchio sciamano è stato sostituito da strutture religiose imponenti, da miti e dei che in parte ha contribuito a creare, da santi ed eroi, ma la sua scintilla vitale rimane comunque nel nostro DNA.
Per questo motivo, senza passare alla storia recente che vede Santa Claus come erede di San Nicola (l'autore spiega che non è esattamente così), Babbo Natale e la festa che porta dovrebbero essere celebrate come i nostri antenati si aspetterebbero che facessimo: con rispetto verso la madre terra, con gioia e libertà, con un ritorno a origini che qualcuno non considera nobili ma che potrebbero darci una chiave di lettura di chi siamo e perchè siamo "in questa valle di lacrime".
Ebbene, vista in quest'ottica la festa di Natale mi pare davvero tanto bella e distante anni luce da quella fiera del regalo che oggi è.

lunedì 16 febbraio 2009

A piede... libero

Mi capita spesso di sentirmi un pesce fuor d'acqua quando, davanti a donne con stiletti di almeno dieci centimetri, io mi presento con le mie scarpe da ginnastica comode e basse. Mi capita anche di sentir dire che indossare calze a rete e tacchi assassini sia una manifestazione di estrema sensualità per una donna, ma io e i miei piedi a papera non ci sentiamo meno sensuali solo perchè indossiamo calzini e scarpe basse.

Ho inoltre, ma l'ho sempre avuta, la forte esigenza di camminare scalza per casa, e quando posso per le strade delle città di mare.

Per questo, la mia "ricerca" di oggi verterà proprio sul piede e sulla necessità che tutti abbiamo di camminare scalzi.

 Brevi cenni anatomo-fisiologici:

- Le ossa costituenti il piede sono 28, un meccanismo perfetto di ossetti e ossicini che si incastrano e si integrano.

- il piede si muove grazie a  e per mezzo di 13 articolazioni

- le articolazioni sono attivate da un consistente numero di legamenti, 15, e alcuni di essi partono dalla tibia e dal perone

- i muscoli coinvolti nel movimento del piede sono 21, alcuni dei quali partono dal ginocchio.

- il piede, attraverso il fitto reticolo vascolare, funge da pompa venosa e consente ad ogni passo il corretto flusso verso l'alto del sangue. Ne consegue che camminare in maniera costretta o sbagliata causa problemi di tipo circolatorio/linfatico e provoca accumuli di liquidi stagnanti (e anche cellulite)

- il piede è anche essenziale per recepire i segnali del terreno, misura le asperità, gli ostacoli, e ci comunica insieme agli occhi che tipo di sforzo fare per affrontare la strada davanti a noi.

Fatta questa premessa, ci sembrerebbe spontaneo capire che tutto questo ben di Dio è stato fatto per essere utilizzato al meglio e per garantirci una corretta circolazione ... ma quale meglio gli assicuriamo quotidianamente?

 

E' evidente che un piede costretto in tomaie più piccole della pianta non ha lo spazio per  il giusto appoggio, così come è evidente che il tacco alto spinge il baricentro innaturalmente in avanti ma soprattutto sposta tutto il peso sull'avampiede, senza quell'alternanza indispensabile per il corretto funzionamento della pompa venosa. E' chiaro poi che scarpe dure, con suole molto alte, ci impediscono di avere la giusta sensibilità per evitare di inciampare su un gradino o di cadere se calpestiamo un sassolino; vi è mai successo di inciampare con scarpe eccessivamente rigide?

E' anche logico poi, che le articolazioni, i legamenti, le ossa e i muscoli coinvolti si irrigidiscano e non lavorino più nel modo in cui erano "programmati" per via genetica e attraverso millenni di adattamento; capità così che, alla fine di una giornata nella quale abbiamo indossato stivali fascianti e magari anche alti, ci si senta le caviglie immobili, e dolenti e rigidi  fino ai muscoli glutei. Un caso, forse? No, sono le scarpe che ci costringono a posizioni innaturali... è come se avessimo costretto il nostro apparato motorio in un busto.

E pensare che quando si cammina scalzi il piede dovrebbe espandersi nelle dita, elevarsi sull'avampiede, e molleggiare tornando a terra. Tutto questo, con le scarpe, non ci è consentito: costretti in scarpe che impediscono alle dita di aprirsi, all'avampiede di salire, al tallone di ammortizzare, camminiamo come tanti robottini (o distorciamo la nostra postura per simulare una camminata sexy) usando il piede come se fosse una fetta di pane tostato, per nulla flessibile, tutta d'un pezzo e a rischio di spezzarsi.

Abbiamo mai provato ad esercitare i nostri piedi? Quanti di noi sono in grado di muovere le dita in maniera autonoma le une dalle altre, come se stessimo muovendo quelle delle mani, come fanno i bambini appena nati? Riusciamo a fargli fare tutti i movimenti (torsioni, flessioni, rotazioni) con fluidità e senza doloretti?

Pare che questi esercizi siano fondamentali per il corretto funzionamento fisiologico dell'apparato, e che dovremmo reimparare a muovere piedi che nella loro rigidità hanno perso i loro movimenti naturali.
E qui arriviamo al punto: l'esercizio migliore in assoluto è quello di camminare scalzi, ma non in posti qualsiasi, bensì in ambienti irregolari, con microasperità, dossetti, sassolini, "sabbie mobili". E l'esercizio più efficace sarebbe quello di camminare su un prato, stare a contatto con la terra per consentire al corpo di scaricare le energie negative (e l'elettrostaticità accumulata) e ricaricarci dell'energia della terra.
Il piede in questo modo riprende il suo ruolo fisiologico di secondo cuore e quello ancestrale di porta attraverso la quale fluisce il nutrimento della madre terra. E' un modo per riappropriarci delle nostre origini, per radicare (o piantare) i nostri piedi bene in terra; è per questo una pratica che va oltre la funzionalità fisica, ma ci permette di riequilibrarci e di tentare di capire chi siamo da dove veniamo. Per capire dove stiamo andando, beh.. questo lo sa solo il mago Othelma...
Molte persone, più di quelle che pensiamo, fanno del barefooting (camminare scalzi) un'abitudine quotidiana; camminano tranquillamente per la città, per i sentieri di montagna, e in qualsiasi altro luogo liberi da quella assurda costrizione che la nostra società ha eletto a tabù.
Sembra infatti che girare senza scarpe sia sconveniente, sia socialmente improponibile, e che i barefooters siano barboni o hippies che vogliono solo attirare l'attenzione.
Guardiamo con orrore ai loro piedi neri,che però una volta a casa verranno accuratamente puliti e saranno naturalmente privi di cattivi odori, e li deridiamo dall'alto delle nostre firmatissime e conciatissime calzature che, una volta a casa, toglieremo con sollievo spargendo nel frattempo una fragranza al camembert nell'ambiente.
Sembra che andare in giro senza scarpe sia addirittura peggiore di mostrare metri di culo con filetto o ettari di seni senza copertura: quello è permesso, i piedi no.
Sarebbe interessante capire perchè, dal momento che appena 60 anni fa i nostri nonni e genitori vivevano tranquillamente la maggior parte della loro giornata senza scarpe, che usavano solo per le occasioni significative, sarebbe interessante capire perchè nascondiamo i nostri piedi (completamente o parzialmente) alla vista del mondo.
Una risposta forse me l'ha data un'insegnante di Riflessoterapia Podalica: i piedi non mentono mai, guardando un piede si riesce a capire quasi tutto di un individuo, attitudini, pensieri, malanni. E, in un mondo fatto principalmente di apparenza, è dura mostrare chi siamo veramente.

lunedì 9 febbraio 2009

Mangiare è un atto...

Mi chiedevo in questi giorni se l'atto del mangiare sia un atto sociale o piuttosto un momento di profonda comunione con noi stessi.
Che fosse un atto agricolo, lo sapevamo da anni, ma secondo le mie elucubrazioni del fine settimana probabilmente usiamo troppo la scusa del cibo per creare aggregazione sociale.
Vogliamo godere della compagnia dei familiari? Ecco che prepariamo banchetti degni di matrimoni principeschi. Vogliamo incontrarci con degli amici? Ci vediamo al ristorante, dove tra una chiacchierata e l'altra e soprattutto grazie ad essa, ordiniamo e fagocitiamo distrattamente quantità di cibo che a casa non ci penseremmo mai di mangiare. Sulla qualità stenderei un velo pietoso...Oppure, ci si incontra dopocena, per rendere sociale anche l'atto del bere, ed ecco qui che tra la musica assordante che c'è nei locali e l'aria viziata che vi si respira, ci scoliamo fiumi di alcol e superalcolici.
Insomma, nella civiltà odierna mangiare e bere tutto sono tranne un momento di piena consapevolezza, del tempo da dedicare a noi stessi per nutrire il nostro corpo e la nostra mente. Eppure a pensarci bene è un gesto talmente intimo, è così esclusivo il rapporto tra il cibo e il nostro organismo che secondo me dovremmo consumare i pasti con il giusto pudore e l'adeguata concentrazione.
Io, per esempio, sono molto condizionata nel modo di mangiare dalle persone che ho intorno. Se ad esempio ci sono persone nervose, che ingoiano come sciacalli quello che hanno davanti, ho un forte senso di disagio, come se qualcuno mi stesse aggredendo. E infatti cerco anche io di velocizzare il processo, in modo da terminare in fretta un momento di puro malessere sociale.
Avrei bisogno quindi di tranquillità e tempo...
E invece no, se non vai a pranzo con i colleghi sei un asociale, si prende il cibo come scusa per incontrarsi, come se chiedere a un amico di vedersi in un giardino a chiacchierare possa essere considerato un atto esecrabile e di cui vergognarsi. Abbiamo talmente elevato il cibo a momento sociale da aver riempito le nostre città di ristoranti, pizzerie, pub, fiere della porchetta, e nel frattempo abbiamo eliminato tutti i luoghi d'incontro dove semplicemente sedersi e parlare. E mentre mangiamo, e buttiamo nel nostro intestino le tossine più varie, ci riempiamo la testa di rabbie, di gossip, di pensieri inquinanti.
Però a questo non c'è scampo, se non mangi (e quindi consumi) non sei autorizzato a transitare su questo mondo.

Dall'altra parte, questa attitudine sociale è stata prontamente recepita dalle grandi industrie alimentari che, con astute strategie di marketing degne delle più grandi battaglie del passato (gli piacerebbe...), ci propinano la peggio immondizia e le giuste distrazioni per ingurgitarla. Tante volte mi viene in mente l'immagine delle oche francesi destinate a "donare" il loro fegato per il mercato del foie gras: immobili, legate, con un tubo in gola per far sì che "mangino" e ingrassino il più in fretta possibile; ecco, noi siamo così, legati alla poltrona, bombardati dal tubo catodico (appiattito sugli LCD ma è sempre lì insidioso) che abbiamo attaccato alla testa e  che ci "nutre" e sovraccarica la mente di immagini che poi ci indurranno naturalmente a comprare, comprare, consumare, mangiare.
Consumare e mangiare, senza pensarci, senza che la coscienza alimentare ci sfiori mai nemmeno per un istante, indotti alla "realtà" che mangiare è un atto sociale, consumistico, aggregativo, societario.

Ma mai, e poi mai, la fonte prima della nostra salute o della nostra malattia.

martedì 3 febbraio 2009

O sole mio

Visto che ormai piove da eoni, volevo parlare di un argomento del quale sento in questo momento la forte mancanza: il Sole.

E quindi, in largo anticipo sulle vacanze estive, fare un ragionamento non scientifico ma assolutamente... umano, partendo da poche, semplici considerazioni.

Le ore di luce a disposizione di un organismo influiscono pesantemente sullo stesso: capita infatti che in inverno, quando non abbiamo la nostra scorta di "luce" quotidiana, ci si ritrovi un pò tristi, depressi, malaticci.

Il corpo ha bisogno di sole per fissare attraverso la pelle una vitamina indispensabile, la vitamina D . Ricordiamo  però che non può essere sintetizzata dall'organismo se si applicano creme solari con un fattore protettivo superiore a 8.

 

Solo questi due punti dovrebbero indurci ad agognare il più possibile la vita all'aria aperta, cercando (laddove le temperature e la decenza lo consentano) di rimanere il più scoperti possibile  e di godere dei benefici raggi del sole. Ma cosa c'è che non va?

Non va che il sole è gratis, che le multinazionali non ci guadagnano nulla a consigliarci bagni di sole e dolce far niente, è preferibile terrorizzare le persone e inculcargli l'idea che il sole è cancerogeno e che per preservarci dobbiamo comprare almeno due, tre differenti tipi di crema solare a stagione, meglio se di farmacia e costosa, sono le più efficaci!

Ma non solo, ci hanno inculcato l'idea folle (giustificata solo per chi ha particolari problemi) che anche in inverno dovremmo andare in giro schermati contro i pericolosissimi raggi solari invernali! Ma come, l'unico modo per far respirare il nostro corpo in inverno è attraverso la pelle del viso, e noi lo copriamo con quintali di trucco e schermi solari? Magari poi ci lamentiamo se abbiamo problemi alle ossa...

 E poi, dulcis in fundo, ci copriamo anche gli occhi con oscurantissimi occhiali da sole, ottenendo così l'agognato effetto cripta tanto caro al conte Dracula. Guadagno su guadagno: ti vendo solari, occhiali da sole, schermi totali ma per venirti incontro e consentirti di pavoneggiarti con gli amici tivendo pure il sole sintetico, che fa danni clamorosi all'organismo.

Ma torniamo a noi: dopo gli anni in cui "abbronzati" lo erano solo contadini e manovali, e per questo all'epoca risultava sconveniente apparire colorati, è esplosa la moda del corpo color del cioccolato, dell'ambra, della fettina di pancetta cotta. Da un eccesso all'altro insomma...

Abbiamo sì bisogno di sole, luce e aria, ma come sempre le cose andrebbero fatte con giudizio e, tranne per chi ancora lavora all'aria aperta, pochi e conosciutissimi accorgimenti potrebbero evitarci tanti danni e apportarci molti benefici; gli accorgimenti sono talmente conosciuti che ci vegogniamo a scriverli qui , vero (vi prego di tralasciare la prima parte apocalittica e di iniziare a leggere da Principali Norme di prevenzione)?

  Sfortunatamente molte persone, pur di andare in giro a dimostrare che riescono ad abbronzarsi come indigeni africani, rimangono ore e ore sotto il sole cocente, aggredendo di fatto la nostra povera pelle e gli strati sottostanti. "Ma uso la protezione", mi si potrebbe contestare...

Ricordate cosa è stato scritto prima? La protezione con fattore superiore a 8 impedisce la sintesi della vitamina D, come a dire che ti cuoci lo stesso e nemmeno trai il minimo beneficio.

Non solo, la maggior parte dei solari in commercio, anche quelli per bambini, contiene filtri chimici. La distinzione tra filtri chimici e fisici la trovate qui, ma vi basti sapere che da diverse fonti (e l'Australia sta conducendo all'uopo numerosi studi), emergono studi che stanno evidenziando la pericolosità dei solari a base chimica. Molto semplicisticamente, ma il web è ricco di spiegazioni, il solare con filtro chimico a "contatto" con il sole si surriscalderebbe (provocando anche la sensazione di aumento di temperatura) e modificherebbe le sue molecole, trasformandosi di fatto in "qualcosa" di non ben definito ma dannoso. I filtri chimici inoltre sembrano superare la barriera del derma, dal momento che tracce degli stessi si trovano addirittura nelle urine.

Pensiamo bene quindi a cosa andremo sulla pelle prima di fare un acquisto, ma pensiamo anche che non c'è atto più naturale che quello di godere dei benefici raggi del sole....  

 

 Per approfondire:

http://www.psichesoma.com/creme-solari-meglio-sapere-cosa-stiamo-spalmando-sulla-nostra-pelle/

http://www.paleodieta.it/lucesolare.htm

http://it.health.yahoo.net/print.asp?id=16465