mercoledì 11 gennaio 2012

Biosupermercati per biosciùre

Abbiamo parlato tante volte dei costi del biologico, di come in realtà questi costi siano semplicemente gonfiati dai vari passaggi degli innumerevoli intermediari e di come la vià più semplice per avere un "biologico certificato da noi" è il contatto diretto e costante con chi ci vende il cibo.


Ho letto ieri un bellissimo articolo su Il fatto alimentare che analizzava la provenienza del cibo biologico e l' impatto ambientale di quello che viene dall'estero; l'articolo parlava anche di come in Italia il bio sia ancora un ambito "di nicchia", mentre in Inghilterra Usa e Canada ad esempio ci siano delle grandissime catene di supermercati che propongono il meglio del meglio.


Articolo: http://www.ilfattoalimentare.it/cibo-biologico.html


Se posso permettermi un commento all'articolo, io personalmente non sono d'accordo con la creazione di grandi supermercati del bio, in quanto la grande distribuizione ha costi ambientali sociali ed economici troppo elevati per essere sostenibile, e non consente al consumatore di tenere il contatto con la natura.


La catena di supermercati bio sta alla decrescita come l'interesse delle multinazionali al bene pubblico...


Detto questo, ieri dopo qualche mese di latitanza sono andata al Naturasì per acquistare generi di prima necessità: riso, semi oleosi, aceto di mele. Fin qui, i costi sono abbastanza contenuti, anche se con un Gruppo di Acquisto Solidale potrebbero scendere leggermente; ma se ci discostiamo da questo tipo di prodotti, i prezzi esposti farebbero cadere denti e capelli anche a un neonato.


Mentre ero lì ho dato un'occhiata alla sezione cosmesi e detergenza: è vero che è aumentata l'iva, i costi di trasporto lievitano a causa della benzina alle stelle e così via tutta la catena di produzione, ma spendere 7 e rotti euri per un dentifrico "argilla e salvia" non è più cosa, ormai. Sono prezzi imposti dalle case produttrici, per carità, ma se proprio ho desiderio di argilla e salvia con 50 gr di argilla, qualche cucchiaino di bicarbonato, un goccio di olio essenziale di tea tree e qualche foglia essiccata di salvia mi sono fatta un dentifricio a basso impatto ambientale e di portafogli. Abbastanza sconsolata ma senza il bisogno effettivo di comprare della cosmesi (in realtà avevo bisogno di uno struccante ma opterò per una soluzione più economica e userò qualche olio che ho in casa), mi sono diretta verso il banco del pane per procacciarmi il pranzo. Un fagottino di pane ripieno di bieta, del peso scarso di 120 grammi, mi è costato la "bellezza" di 2,50 euro. Una pizzetta rossa fatta con farina di farro del peso ddi 70 gr, 1 euro e 40 centesimi. 4 euro per duecento grammi di farina con l'aggiunta di un pugnetto di bieta e un cucchiaio di pomodoro e farina. 20 euro al kg, nemmeno stessimo parlando di prodotti che richiedono un lungo e lentissimo processo manifatturiero/industriale.


E' qui che diventa improponibile, per una famiglia normale, passare al biologico. Per quanto si possa essere spartani e comprare sempre materie prime da elaborare poi in casa, il pane quotidiano costa più di tutta la spesa giornaliera di una famiglia messa insieme.


Non è vendendo 100 grammi di pizza a costi proibitivi che alimentiamo nelle persone il cambiamento e la voglia di cibo genuino, non è proponendo un pugno di bieta allo stesso prezzo dell'oro che le famiglie che stentano ad arrivare alla fine del mese possono permettersi il bio (o quantomeno la filosofia che sta alla sua base).


Il rischio è quello di veder calare l'interesse della maggior parte della gente nei confronti del biologico, e forse potrebbe essere questo il motivo per cui all'estero (dove hanno sicuramente più soldi di noi) il bio spopola e sfocia in grandi catene e qui da noi arranca... almeno sulla carta.


I supermercati del naturale così si trasformano in negozi di nicchia, adatti alle signore radical/maperniente/minimal chic che entrano e comprano di tutto (tutto confezionato, anche i precotti che in un contesto bio dovrebbero essere banditi) senza dover badare troppo a far quadrare il bilancio di casa.


E a noi, non ci resta che diffondere la cultura dei Gruppi di Acquisto Solidali, che sono esattamente all'opposto nella scala economica e sociale e che ci offrono solo dei grandissimi vantaggi.


Ma dei Gas, parleremo in un prossimo post!

5 commenti:

  1. Come non sottoscrivere questo articolo!!!

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  2. Bravissima Bà! Spesso, per i sostenitori del biologico, c'è un po' di "omertà" rispetto a questo argomento. Ottimo post, lo farò girare sicuramente!

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  3. Non parliamo poi dei piccoli supermercati del naturale che non sono legati a una catena: l'estate scorsa ho pagato un kg di zucchero di canna 5 euro...
    E' il modello che è sbagliato, l'intermediazione ha e deve avere i giorni contati!

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  4. Tutto molto vero, infatti io sono passata a farmi i cosmetici e i vari altri prodotti per la toeletta in casa, sono molto soddisfatta dei risultati e riesco persino a contenere i costi anche usando ingredienti di pregio. Inoltre con la cosmetica home made, visto che i prodotti risultano essere molto più concentrati, se ne usa molto meno.
    Grazie per essere passata dalle mie parti e di aver lasciato un messaggio, il tuo blog mi piace molto. tornerò presto

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