domenica 15 gennaio 2012

La guerra tra poveri impoverisce lo spirito

Questo post è nato dalle considerazioni lette in giro a fronte dello sciopero dei tassisti contro la liberalizzazione delle professioni, ma nasce anche dalla realtà quotidiana che ormai porta una popolazione sempre più amareggiata e impotente a una quotidiana, costante guerra fratricida.


Siamo arrivati ad una condizione in cui tutti sono contro tutti, dove chi rivendica un suo diritto acquisito è visto come un mostro di egoismo e la causa dei mali italici, e dove chi non arriva a fine mese spreca le sue ultime energie inveendo contro il vento. E' facile prendersela con qualcun altro, ma di fatto a cosa serve?


Non ci fermiamo mai per metterci nei panni dell'altro, per capire le ragioni di chi protesta. Sebbene anche io abbia il mio tallone d'achille (ce l'ho a morte con il terrificante servizio di trasporto pubblico romano e con gli scioperi a singhiozzo che durano mesi), in questi tempi di crisi i miei organi di contatto iniziano a soffrire per le eccessive lamentele, borbottii, ire altrui.


Per prendere un esempio di questi giorni, sul web e in strada si sprecano i commenti a favore (pochi) e assolutamente contro (molti) la categoria dei tassisti. Per carità, in Italia prendere un taxi è proibitivo, ci sono tanti problemi, capita anche di incontrare operatori sgarbati (su quest'ultimo punto provate ad andare a farvi visitare in una Asl e comparate il livello di... sgarberie). E' anche vero che la consuetudine di passarsi le licenze a caro prezzo prima o poi deve finire: è mai possibile che per avviare un'attività si debba pagare un costo d'ingresso di 100.000 euro? Per aprire un negozio ce ne vogliono la metà, per aprire una partita iva ed entrare nell'informatica non ne parliamo...


Mettiamoci però un solo momento nei panni del povero tassista che ha preso un mutuo e magari ha ipotecato la casa per averlo: un investimento di un certo impegno dall'oggi al domani diventa cenere, fondo perduto, aria fritta.


Ci arrabbieremmo se ci togliessero di punto in bianco 100.000 euro (ad averli)? Come ci sentiremmo poi se la liberalizzazione portasse altri svantaggi dei quali, sebbene ne parliamo nei nostri sofisticati discorsi stile BarSport da super esperti, non sappiamo in effetti molto? Riusciamo a sentire, se ci siamo veramente immedesimati, la rabbia e la frustrazione di chi fa un mestiere che non è per niente facile?


Non è facile immedesimarsi negli altri, ma criticare e recriminare sui comportamenti e la vita delle altre persone porta solo ad inasprire l'attuale situazione di precarietà, incertezza, paura  (simulate?) sulla quale pochi privilegiati stanno speculando biecamente. Non c'è nemmeno da prendersela con questi fantomatici burattinai, l'unica cosa da fare come sempre è accendere il cervello e aprire il cuore.


Fermandoci a ragionare, potrebbe venirci in mente che le lotte delle varie categorie potrebbero avere un senso, se ci ricordiamo che chi protesta ha una famiglia, una vita da portare avanti, spese e tasse da pagare e, soprattutto, le sue ragioni. E allora, cosa potremmo fare noi per aiutare questa persona?


Vista la scarsa liquidità monetaria che accompagna le nostre giornate, potremmo offrire la nostra accettazione. Della serie "non è un argomento che mi tocca personalmente ma accetto il tuo punto di vista e le tue ragioni non sono oggetto di critica". Oppure, come nel caso delle manifestazioni sul web a favore delle lavoratrici Omsa, offrire la nostra solidarietà e smettere di comprare prodotti Omsa (se una ditta italiana produce all'estero, paga tasse e stipendi all'estero, che cosa la differenzia da altre aziende estere?).


O, semplicemente, meditare pochi minuti al giorno sul fatto che, per quanto il nostro cervello sia ricco di opinioni su tutto e di giudizi su tutti, tante volte è meglio far uscire queste nuvole grigie che ci ottenebrano e tolgono energie.


In un contesto sociale dove i poveri si azzuffano con altri poveri, le uniche ricchezze che abbiamo sono la nostra energia e i nostri occhi aperti sul mondo. Se smettessimo di dormire e stancarci nel tentativo di ammazzare "Caino", riusciremmo anche ad uscire dalla crisi...

3 commenti:

  1. Che riflessione! Come sempre colpisci punti a volte non presi in considerazione...
    Condivido subito su FB.

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  2. Si, è vero: grattare sotto la superficie e capire le ragioni altrui è il primo passo per evitare di fare un tutti contro tutti che non fa bene a nessuno.
    Nel caso dei tassisti però ci sono un paio di considerazioni da ponderare.
    A. Le licenze passano da tassista che si ritira a tassista cheinizia... in nero.
    B. Liberalizzando si può dare un aiuto a chi s'è indebitato (Bersani propose di acquistare le licenze) e poi però aprire il settore alla concorrenza
    C. In tutte le città del mondo, e ne giro molte, il taxy aspetta il cliente e non viceversa...
    D. Il taxy è un servizio pubblico, e come tale deve servire il pubblico. Pensa che se il prezzo fosse abbordabile uno lo potrebbe usare al posto della propria auto, e magari in alcune famiglie si potrebbe acquistare solo un'auto e usare meglio i soldi risparmiati.
    E. Il primi panni in cui bisogna calarsi sono quelli della Res-Publica, nel bene collettivo. Se una o più categorie ostacola questo bene superiore per dei propri benefici... Beh, bisogna andare oltre. In ogni rivoluzione ci sono dei 'caduti' ma ciò non deve impedirci di farla, se è profondamente giusta.
    Ciao

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  3. @Alchemilla, grazie mille.
    @Mio: le mie considerazioni non vogliono essere un invito all'inazione ma a riflettere sulle ragioni degli altri. Quello che dici è condivisibile, anche se considero il male minore sempre una forma perversa di giustificare soprusi e ingiustizie.

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