sabato 24 ottobre 2009

Gli additivi alimentari - parte prima

Quello che segue e seguirà per le n puntate che proporrò è frutto di uno studio durato diverse settimane dell'inverno 2007 e mai "riconosciuto" da chi l'aveva commissionato.

Il viaggio  nel mondo degli additivi è stato appassionante, interessante, sconvolgente. Sapere, ad esempio, che tutta una serie di additivi siano vietati da diverse nazioni perchè ritenuti altamente pericolosi mentre per altre sarebbero acqua fresca, ci può aiutare ad assumere uno spirito critico e selettivo nei confronti delle mille proposte che ogni giorno i venditori di pseudoalimenti ci propongono.

Uno studio su tutti, quello relativo all'associazione tra tartrazina (colorante giallo, E102) e i coloranti blu, ha puntato il dito sulla famosa sindrome ADHD che tanti bambini moderni sembra colpire: gli studiosi hanno messo in relazione l'iperattività con il consumo contemporaneo di questi due coloranti. Se ci sono dubbi, provate per qualche settimana a nutrire i bambini con alimenti naturali e verificate le differenze.

Vi propongo  questo argomento perchè dopo aver studiato l'argomento (in maniera artigianale, non essendo io chimica, scienziata o biologa) ho cambiato completamente il mio approccio alimentare; non più dispense piene di scatole ma di cereali e al massimo pasta e frigorifero ricco di frutta e verdura.

NB: Chiedo la cortesia, a chiunque volesse pubblicare in parte o per intero queste informazioni, di citarne sempre la fonte.

 


Premessa

 

Il ministero della Salute definisce così il termine additivo alimentare:

Per "additivo alimentare" si intende qualsiasi sostanza, normalmente non consumata come alimento in quanto tale e non utilizzata come ingrediente tipico degli alimenti, indipendentemente dal fatto di avere un valore nutritivo, aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari per un fine tecnologico nelle fasi di produzione, di trasformazione, di preparazione, di trattamento, di imballaggio, di trasporto o immagazzinamento degli alimenti, che si possa ragionevolmente presumere diventi, essa stessa o i suoi derivati, un componente di tali alimenti direttamente o indirettamente. (http://www.ministerosalute.it/alimenti/sicurezza/sicApprofondimento.jsp?lang=italiano&label=addi&id=195&dad=s)

 

L’esigenza di trasformare il cibo accompagna l’uomo fin dalla preistoria, a partire dalle costituzioni dei primi clan. Per ovvi motivi di incerta presenza di cibo con l’alternarsi delle stagioni o di altri fattori esterni (guerre, carestie, eccetera), l’uomo tentava di garantirsi un costante apporto di generi alimentari tentando di conservarli per i periodi più difficili.

I primi additivi utilizzati per conservare il cibo sono stati:

sale

olio

aceto

spezie

 

Oggi esistono più di 2500 additivi, di cui oltre la metà è costituita da sostanze aromatizzanti, e un’altra buona fetta è necessaria per mantenere inalterati per lungo tempo gli alimenti.

 

 

Perché gli additivi sono così numerosi

 

Per i nostri antenati la conservazione degli alimenti permetteva di soddisfare l’esigenza di avere scorte di cibo sufficienti per tutto l’anno; in un contesto attuale, e nei paesi industrializzati dove l’abbondanza di prodotti freschi parrebbe infinita, ci risulta quantomeno superfluo ricorrere a centinaia di sostanze chimiche e naturali per insaporire, colorare e conservare ciò che mangiamo.

In realtà il sistema di distribuzione e le nostre abitudini sociali hanno bisogno di tutto questo: il primo perché spesso anche gli alimenti freschi percorrono migliaia di chilometri prima di arrivare alle nostre tavole (e quindi via alle atmosfere modificate, ai conservanti spruzzati sulle verdure, a pesticidi e fungicidi), il secondo perché abbiamo sempre meno tempo da dedicare alla preparazione di pasti freschi e completi, per cui sempre più spesso i nostri carrelli della spesa sono al 90% riempiti da cibi precotti, merendine, pane surgelato, sughi e conserve pronti, eccetera.

Molti alimenti, per poter essere assemblati nelle forme finali che ci vengono proposte o per poter essere commestibili a lungo, subiscono processi industriali che ne distruggono sapore, proprietà nutritive, consistenza; per questo motivo sorge la necessità di ricostruirli utilizzando sostanze migliorative, integratori, esaltatori di sapidità, addensanti, eccetera.

 

2 commenti:

  1. Interessante davvero, aspetto trepindante le prossime puntate. Ti chiederei chi è così fuori di zucca da commissionare studi per poi rifiutarli, ma immagino che non si possa dire...

    RispondiElimina
  2. Tranquilla Erba, niente di professionale, roba del mio percorso formativo :-)

    RispondiElimina