sabato 17 ottobre 2009

L'uomo moderno e la forza perduta

Uno studio condotto dall'antropologo australiano Peter McAllister e di cui ne dà notizia Repubblica sostiene, grazie all'apporto di numerosissime evidenze, che l'uomo moderno è il meno "forte" di tutta l'evoluzione umana.

Paragonando gli aborigeni australiani ai campioni mondiali di atletica, McAllister afferma che gli atleti perderebbero clamorosamente le ipotetiche gare che si dovessero svolgere con i preistorici abitanti della terra. Addirittura, prosegue Repubblica, non ci sarebbe neanche tanto bisogno di andare troppo lontano nella storia, ma guardare alla tribù dei Tutsi dei primi del Novecento: molti  dei giovani che dovevano partecipare ad un rituale di iniziazione che consisteva nel saltare in alto per almeno la loro altezza, superavano agevolmente i due metri e cinquanta, senza supertecnologie ad assisterli.

Le considerazioni di McAllister riguardo la nostra scarsa prestanza accusano il poco movimento e l'inesistente lavoro duro di averci reso così "inermi".

 

E' cosa nota che il movimento fa bene all'apparato muscolo-scheletrico ma anche a tutto il nostro organismo nella sua interezza, così come è noto che l'abitudine quotidiana a lavori di "fatica" ci porta gradualmente ad alzare pesi sempre più consistenti o a superare i nostri limiti fisici (fino ovviamente, a raggiungere il nostro limite massimo). Io personalmente mi stupisco di come, ad esempio, i traslocatori siano capaci di caricarsi sulla schiena un divano enorme senza quasi accorgercene, quando se io mi mettessi ad alzare solo i cuscini starei con il nervo sciatico infiammato per settimane.

Purtroppo, la maggior parte di noi è rinchiusa in negozi, uffici, sportelli al pubblico ed è seduta o ferma in piedi per la maggior parte delle sue ore di veglia. Poi, quando ci sarebbe la possibilità di muoverci, ci rinchiudiamo nei cinema, dentro i ristoranti, o a casa davanti la WII a fare sport sintetici. E così abituiamo anche i bambini e i giovani, li abituiamo a far sì che le loro natiche prendano la forma della sedia che li ospiterà per 40/50 anni di lavoro, se saranno così fortunati da trovarne uno, di lavoro. Probabilmente siamo nell'unica era nella quale gli abitanti dei cosidetti paesi civili ingeriscono più energia (sotto forma di cibo) di quanta gliene possa servire; così, invece di rimanere in forma e con la giusta quantità di muscoli, soccombiamo alla pigrizia e lasciamo che i nostri tessuti si infiltrino di grasso e tossine.

Il problema, infatti, è duplice: se da un lato non facciamo più movimento e lasciamo atrofizzare i nostri gruppi muscolari, dall'altro ci indeboliamo con una alimentazione sempre più artefatta e distruttiva per il nostro organismo. Sappiamo bene che mangiare nel modo corretto ci consente di avere energia sufficiente per svolgere i nostri poco faticosi compiti, ma quanti di noi si sentono pimpanti, in forma, e carichi di energia?

E, se si guarda anche l'aspetto più scabroso, una scorretta gestione del nostro apparato gastrointestinale porta a intasamenti che nemmeno con evacuazioni frequenti e/o regolari si riescono a mandar via. In poche parole, se gli intestini non sono ben puliti, e con l'alimentazione odierna carica di cibi morti e di additivi è obiettivo quasi irragiungibile, non riusciremo ad assimilare i nutrienti in maniera corretta, ci sentiremo stanchi e ingolfati e con il desiderio di continuare ancora a mangiare cibo spazzatura.

E' un secolo difficile, questo, tanto da indurmi a sollecitare Stato, istituzioni tutte, aziende e persone singole a rendere obbligatorie delle attività sportive quotidiane, fino a quando non ci faremo entrare in testa che il movimento serio (non quello dei tapis roulant) quando non è logorante ed eccessivo è solo salute.

E, già che ci sono, renderei pure obbligatorio il consumo di frutta e verdura. Ma al momento il tutto mi pare leggermente utopico, pertanto c'è solo da sperare che la sensibilità di noi singoli individui ci porti a fare qualcosa per la nostra salute.

Nel frattempo, godiamoci il triste primato...

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