giovedì 22 ottobre 2009

Mense, stoviglie e alternative sostenibili

La quantità di cibo che passa ogni anno per le mense (scolastiche e aziendali) è enorme.

La quantità di stoviglie usa e getta che si consuma supera di grandissima misura il migliaio di tonnellate all'anno (basti pensare che nella sola Lombardia si arriva a 550 tonnellate).

Per ovviare a questa eccessiva produzione di immondizia che piatti, bicchieri e posate di plastica provocano, basterebbe ricorrere a poche, semplici regole di buonsenso, quale ad esempio, la buona abitudine di far portare ai bambini le stoviglie da casa. Stoviglie che saranno poi lavate a casa con costi minori per le mense e iniqui per noi, e che aiuterebbe senz'altro tutti a respirare un'aria meno satura di benzeni, idrocarburi, polveri sottili.

Ma la semplice realtà spesso viene offuscata dalla fervida fantasia dei nostri alacri industriali (o industriosi).

Un imprenditore ha creato il piatto che si mangia. Ebbene si, dopo le mutande, che però si vendono nei sexy shop, ci mangiamo pure i piatti.

Senza nulla togliere alla notevole invenzione del diretto interessato, e senza fare nomi che la cattiva pubblicità manda sempre cattivo karma indietro, vorrei fare delle piccole considerazioni.

Il costo: ogni piatto costa circa 30 centesimi, che moltiplicato per una media di 20 pasti al mese fa 6 euro al mese. Con 6 euro ci pago acqua e sapone per lavare il set portato da casa per un paio di anni circa.

Il sapore e il valore nutrizionale: si dice che abbia un sapore naturale, e che "ricordi" quello del pane. Il piatto ha un fondo impermeabilizzato, con cosa non si sa, e non v'è traccia nel sito del produttore degli ingredienti con i quali viene assemblato il prodotto (perdonatemi, non si può proprio parlare di cibo) e impermeabilizzato. Il produttore ci dice anche che viene realizzato con ingredienti simili a quelli dei crackers, che già di loro non sono poi una gran fonte di nutrienti. Sinceramente io guardo in maniera molto accurata l'etichetta di ciò che mangio, perchè sul sito del produttore non v'è accenno agli ingredienti? E' un alimento o altra cosa?

Il valore aggiunto: si può portare ovunque, riesce a contenere prodotti liquidi caldi fino a mezz'ora, è compostabile e quindi amico della natura.

Io dico che anche una fetta di pane è compostabile e la posso portare ovunque, e i liquidi semmai li metto nel thermos. Peccato che ancora una volta non vengano indicati i costi di produzione (forno, tecnologie, luce, gas e altre amenità). Per quello che mi riguarda quindi non c'è molto valore in questa nuova proposta. Ma, evidentemente, sono l'unica a pensarla così, dato che la trovata è pluripremiata.

La completa assenza di scrupoli etico/alimentari: combinare gli alimenti in maniera corretta è fondamentale per assorbire nel migliore dei modi ciò di cui ci nutriamo. Se faccio mangiare a un bambino un piatto di pasta e fagioli, gli ho dato un piatto completo; aggiungere del pane prodotto chissà quanto tempo fa, ricco di tecnologie alimentari ma non di nutrienti freschi, non aiuta affatto a far sì che quel piccolo apparato digestivo funzioni a dovere. Accompagnare le proteine animali con dei carboidrati rallenta di diverse ore la digestione, provocando gas, gonfiori, putrefazioni. Il solo fatto di risparmiare ai nostri polmoni polveri sottili non giustifica l'altro fatto, cioè quello di avvelenare in altro modo con prodotti di marketing mirati a fare notizia piuttosto che a preservare veramente il nostro pianeta e la nostra salute.

Troppo spesso per trovare una soluzione ci impelaghiamo in percorsi tortuosi, quando in realtà la soluzione semplice è lì a portata di mano.

Il genitore coscenzioso che ha a cuore la salute del proprio figlio e del pianeta non avrà nessuna difficoltà a preparare un bel cestino con piatti e forchette (anche di plastica rigida se si teme la rottura strada facendo) che poi verranno lavati a casa, magari con semplice bicarbonato addizionato di oli essenziali. Il genitore coscenzioso ci penserebbe due volte a far mangiare al proprio figlio un piatto commestibile del quale al momento non si conoscono gli ingredienti, a meno che lo stesso genitore non rimpinzi giornalmente il pargolo di merende merendine e piatti pronti.

Il piatto commestibile troverà quindi la sua collocazione in altri contesti, più raffinati o meno comodi, nel quale potrà dare sfoggio di tutta la sua utilità. Si, perchè in un contesto scolastico nel quale manca anche la carta igienica nei bagni, mi riesce difficile immaginare a mensa un oggetto così "di tendenza".

 

2 commenti:

  1. la frase chiave è questa: "Il genitore coscenzioso ci penserebbe due volte a far mangiare al proprio figlio un piatto commestibile del quale al momento non si conoscono gli ingredienti, a meno che lo stesso genitore non rimpinzi giornalmente il pargolo di merende merendine e piatti pronti."

    quanti genitori coscienziosi conosci?

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  2. concordo, tra l'altro fino a 20 anni fa le mense scolastiche erano dotate di stoviglie proprie, forchette, coltelli e quant'altro che veniva lavato dal personale di cucina in lavastoviglie... esattamente come al ristorante. la plastica oltre che pericolosa (con i cibi caldi!) è eccessivamente inquinante.

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