mercoledì 31 agosto 2011

Sogno di un'indignazione di fine estate

Leggendo qua e la, ho notato che molte persone sono indignate per lo sciopero dei calciatori o per i dolori finanziari dei tanti vips e ricconi che quest'estate vogliono esternarci la loro situazione miserevole.


Che lo facciano per guadagnare "consensi" o per motivi a noi sconosciuti, queste uscite suscitano in noi reazioni di rabbia e indignazione. "Come", pensiamo, "navigano nell'oro e si permettono di lamentarsi? E noi che dobbiamo dire allora?"


Cosa dovremmo dire non saprei, so per certo però che queste uscite, vere o finte che siano, distolgono le nostre menti da problemi molto più pressanti e a noi vicini. L'economia, ci dicono, va molto male. La finanziaria ci "regalerà" un autunno/inverno/primavera/estate che lascerà molti di noi sulla soglia dell'indigenza. Ci tolgono detrazioni, aumentano tasse, riducono i servizi in toto e noi che facciamo?


Ci incazziamo per gossip che veramente lasciano il tempo che trovano.


Lo fanno apposta, sapete? E' la vecchia tecnica del genitore che per distrarre il bimbo dalla bua o da un capriccio gli mette sotto gli occhi una robina colorata e affascinante che lo distrae completamente.


Durante il parto di questa finanziaria sconvolgente, hanno montato e gonfiato lo sciopero dei calciatori fino a farne un caso di vita e di morte. E noi ci abbiamo abboccato, riempiendoci la testa di critiche nei loro confronti e lasciando poco spazio alla riflessione sul da farsi per fermare lo scempio che ci aspetta dietro l'angolo.


Calciatori, vips, gente famosa uscita dal nulla, ottengono onori e gloria nella misura in cui noi diamo loro attenzione. Attraverso gli immondi giornali di spettegolezzi che alimentano la loro fama, ci danno l'impressione di vivere attraverso di loro una rutilante vita di ribalte. Gli diamo importanza, ne alimentiamo il "mito" e il conto in banca, ci infervoriamo se tizio lascia caia o la squadra dove ha militato per anni e ne discutiamo per secoli, divisi in fazioni che si riparleranno magari dopo dieci anni a causa di questi (inutili?) confronti.


Nel frattempo, accettiamo passivamente il fatto che  i nostri emolumenti si assottigliano sempre più o che per mandare a scuola i nostri figli dobbiamo pagare anche la scuola pubblica.


Ci stanno togliendo pure le mutande, ma noi ci alteriamo per un finto sciopero che di eclatante ha solo il numero di persone che ne parlano. Ci stanno togliendo il futuro, ma invece di organizzarci e fare un vero sciopero di due tre mesi consecutivi, accendiamo la tv e sentiamo le tristi vicende dell'ennesimo fallito di turno, o peggio seguiamo per anni con sete di truci particolari i delitti che salgono alla ribalta.


E' in momenti come questi che penso che la mia voglia di fare abbia poca speranza quando si scontra con cotanta inconsapevolezza, e proprio in questi momenti la mia intolleranza all'idiozia sale a livelli monumentali.


Stiamo vivendo un sogno, e pure di serie B. Stiamo indignandoci per il nulla, un triste nulla.


Sarà il caso di svegliarci, prima o poi?

venerdì 19 agosto 2011

Diario di un orto modesto - part II

Il caldo si è fatto sentire, e il fatto che il mio balcone sia esposto ad un assolatissimo e privo di protezioni west-side, non ha aiutato molto il mio balc-orto. L'anno prossimo dovrò attrezzarmi con frasche o protezioni dai forti raggi solari...


In compenso, il cocente sole pomeridiano sembra essere amato dai peperoncini che hanno procreato a non finire dei frutti enormi, e dal rosmarino che cresce felice nel suo grande vaso.


Niente da fare per i semi di stevia, e la luffa cresce a stento, ma credo sia un problema di vaso troppo piccolo (altra nota per il prossimo anno!).


La povera passiflora se la sta vedendo davvero brutta, è chiaro che il sole diretto non fa proprio per lei, mentre la bouganvillea, opportunamente imboscata a nordovest, cresce rigogliosa e beata.


Le colture per l'autunno crescono a stento, i miei cavolini di bruxelles ce la faranno a spuntare prima di natale 2021? Speriamo...


Altre piante mi stanno dando soddisfazione: le fragole seminate in aprile che spuntano adesso, l'insalata misticanza, la lavanda da me completamente potata 20 giorni fa ha già buttato fuori decine di getti, e il bel mandarino nano che quest'anno pare essere privo di parassiti e può fiorire in tutta libertà.


Devo ammettere che l'idea dello spicchio di aglio piantato indiscriminatamente in tutti i vasi ha avuto il suo sporco perchè.... 


Adesso farò riposare la mia "terra", in attesa di climi più freschi per poi procedere con le colture invernali... Naturalmente seguendo l'ormai aurea regola del "poco e piano piano".

lunedì 15 agosto 2011

La civiltà della paura

Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio a riguardo di cosa questa civiltà rappresenti, se lo tolga una volta per tutte. Questa è la civiltà della paura. Abbiamo paura di tutto: dell'ignoto e del noto, delle malattie e della (troppa?) salute, dell'essere poveri e dell'essere ricchi, della solitudine e dell'amore.


Abbiamo paura di non poter essere noi stessi, ma quando ci danno la possibilità di esprimerci, ci impauriamo per la troppa libertà... e se qualcuno non apprezzasse la nostra essenza?


Ci lamentiamo, viviamo con la testa sotto la sabbia, alimentiamo le nostre paure interne con altre indotte dal sistema e dai media; niente di meglio per svegliare i nostri demoni che un bel film splatter o, fa lo stesso, un tg durante i pasti.


Taciamo per quieto vivere, per paura di suscitare reazioni negli altri, di perdere un'amicizia, i nostri averi, un misero posto di lavoro. Abbiamo sempre qualcosa da perdere, quindi, è meglio tacere e macerarci nei nostri timori.


Siamo schiavi di mille debiti, di mille carte di "credito", di migliaia di oggetti per la sorte dei quali viviamo momenti di pura apprensione quando li lasciamo a casa (e se durante la nostra assenza ce li rubassero?). Schiavi del conto in banca, del piano pensionistico, dell'assicurazione sulla vita.


Ogni oggetto in più che entra nelle nostre vite è un elemento che carica i nostri cuori di ansia e paura per cosa gli altri potrebbero farci pur di togliercelo. Quasi ogni esperienza a pagamento è fonte di preoccupazione: un viaggio in terra straniera deve essere preceduto da mille precauzioni e magari vaccinazioni, un anello con diamanti rappresenta un rischio per la nostra incolumità, una macchina nuova attira ladri e invidie, la casa comprata con il mutuo della banca può sempre tornare alla banca se perdiamo il lavoro.


Viviamo in un mondo distorto, fatto di sola materia ma che non usa l'unica materia buona, quella grigia del cervello.


Ma se ci fermassimo a pensare un momento, capiremmo che, per come siamo messi, non c'è più nulla di cui aver paura... siamo sull'orlo del collasso, e l'unico modo per andare avanti è rimboccarci le maniche e uscire da questo sistema sociale che alimenta paura, diffidenze, odio. 


E' nostro dovere di esseri pensanti (se ancora lo siamo) capire che non abbiamo bisogno di uno stato che continua a vivere sulle spalle di qualche milione di lavoratore sempre più tartassato e che, oltre a pagare tasse e gabelli, deve pure pagarsi privatamente qualsiasi tipo di assistenza abbia bisogno.


Bisogna uscire dal clichè che il lavoro esiste solo se esiste un "datore di lavoro". Anche questa è una paura, che ci attanaglia stomaco e visceri e ci rende schiavi per mille euro al mese.


Fermiamoci un attimo, proviamo a sentire di cosa abbiamo veramente bisogno e iniziamo a liberarci da tutte queste paure indotte che permettono a chiunque di controllare le nostre vite.


Iniziamo ad essere noi stessi, ad esprimere con rispetto le nostre idee, a rifiutare lavori sottopagati e tartassati. La "crisi economica" vive e cresce della e nella paura della gente, togliamole forza e potere.


Basta cominciare, con piccoli passi adatti ad ognuno di noi. E' facile, se per un attimo accantoniamo la paura.

mercoledì 27 luglio 2011

Less is more. Diario di decrescita step by step. 3° step: le riviste

Il terzo step è leggero, adatto al clima estivo che non consente grossi sforzi mentali e fisici...


Un modo per decrescere in maniera efficace e molto semplice è gestire in maniera oculata la mole di riviste che compriamo.


Tutti noi abbiamo in casa una gran quantità di riviste, comprate all'edicola o in abbonamento, che si accumulano in pericolose montagnole pronte a caderci addosso alla prima occasione.


Tempo fa scrissi che potevamo fare una condivisione di tutto quello che leggiamo e poi non vogliamo tenere, una sorta di bookcrossing dedicato ai magazines. E' molto semplice attuarlo, basta mettersi d'accordo con vicini, parenti ed amici e invece di mandare alla discarica un discreto mucchio di carta, alla fine del giro ci arriva una sola copia. Un altro modo è quello di donare ad ospedali, studi medici e annessi il surplus di carta stampata che abbiamo in casa.


Si risparmia molto, in termini di risorse ambientali e di denaro speso, ma mi rendo conto che per gli editori questa decrescita può rappresentare un danno economico.


Per chi volesse aiutare l'editoria (sebbene tutte le testate di gossip andrebbero affossate anzichè aiutate), ci viene in aiuto ancora una volta il nostro amatissimo ed inseparabile computer.


Molte riviste infatti escono in formato digitale, adatte sia per pc che per i dispositivi più evoluti quali i tablets (Ipad o Galaxy per intenderci) e i lettori di ebook.


Diverse applicazioni inoltre consentono di organizzare le nostre letture e di tenerle archiviate in ordine, come faremmo con i raccoglitori impolverati che abbiamo in casa.


E molte testate offrono la possibilità di acquistare la singola copia o di fare abbonamenti personalizzati di 3,6 12 mesi.


Il formato elettronico tra l'altro rimane sempre disponibile sul proprio pc (e sulla rigorosa copia dell'hard disk che tutti noi dovremmo fare periodicamente) e la ricerca degli articoli risulta più facile e veloce.


In casa avremo lo spazio per muoverci senza rischi, senza polvere e con una coscienza ecologica più pulita. E magari, con tutto quello spazio, a qualcuno verrà anche voglia di comprare qualche libro oltre ai giornalacci di gossip :-)

giovedì 21 luglio 2011

Lo scaricabarile è antiecologico

In questi giorni il mio karma mi fa incontrare ripetutamente lo sport preferito dagli italiani, lo Scaricabarile.


Questa oscura e misteriosa pratica, nata forse dall'esempio dato da Ponzio Pilato di mani lavato, è applicata con una assiduità tale che se fosse inserita come risorsa nel Pil dell'Italia ci renderebbe la nazione con la maggiore produttività mondiale.


Quanti di noi hanno perso tempo, soldi e anche la tranquillità mentre, speranzosi di risolvere un problema, ci rivolgevamo invano a sportelli, numeri verdi, indirizzi e santi patroni? Le persone che potrebbero in una manciata di minuti o di ore risolverci un problema più o meno importante, molto spesso per scelta o per obbligo ti rimandano ad un altro sportello, numero di telefono, santo di altra religione. E tu sei lì, in attesa di trovare una soluzione, che inizi a sudare, stai delle ore a girare a vuoto, spendi soldi in telefonate, lettere, e magari anche bustarelle.


Lo scaricabarile è antiecologico per questo motivo. Consuma risorse personali facendo perdere del tempo alla gente (tempo che potrebbe dalle stesse essere usato per fini più alti), consuma risorse condivise (telefonare occupa la rete, mandare una lettera significa far muovere tutto un meccanismo che consuma e inquina), andare di persona risorse condivise (benzina) e personali. Consuma in alcuni casi la salute delle persone, che magari per un disguido o per un lassismo non si vede accreditare la pensione per mesi o che è costretta a pagare bollette stratosferiche uscite dal computer di Topolino, o che peggio ancora non riesce a prenotare una visita che potrebbe salvargli la vita. E gli consuma la pazienza, la serenità, e rovina la giornata. Niente di meno ecologico quindi esiste sulla terra, quando ciò che può essere fatto con poco viene ottenuto con tempi immemori.


 


Pertanto, cari lettori, quando siete di fronte a qualcuno che vi sta facendo uno scaricabarile, DATEGLI IL BARILE IN FACCIA!


Potrebbe rinsavirsi...

domenica 17 luglio 2011

Un pasto di ordinaria follia

Anche il piccolo decreaser ogni tanto ha bisogno di mangiare qualcosa preparato da altri. E quindi, una volta l'anno, decide di andare al ristorante per godersi una cena in assoluto relax (vicini di tavolo permettendo, ovviamente).


Per questo motivo ieri sera abbiamo alzato le stanche terga dalle sedie di casa e siamo andati a goderci per l'appunto un piccolo lusso.


Devo dire una cosa: per noi che siamo poco mondani è un bene stare in mezzo alla gente, ci dà la possibilità di vedere le "tendenze" sociali nonchè alimentari e di abbigliamento.


Tralasciando le ultime due, che sono un pianto greco, le tendenze sociali definirebbero la serata di ieri come una interessantissima full immersion in un mondo di corpi oltremodo oversize e di livello di consapevolezza prossimo al punto di fusione dell'azoto.


Ma torniamo a noi... Mentre iniziavamo a mangiare il nostro corposo seppur frugale rispetto agli altri pasto, ci si è seduta accanto una famigliola moltissimo in carne e della quale faceva parte una bambina sugli otto/dieci anni talmente gonfia da non capirne di primo acchitto il sesso. Anche la mamma e il fratello non erano da meno, per cui ti viene da pensare che la povera bimba potrebbe essere vittima di una qualche disfunzione pseudoereditaria che perseguita i suoi geni.


Ti viene da pensare a questo fin quando non la vedi arrivare con il piatto dell'antipasto a buffet "impiramidato" da una montagna di fritti. Laddove il buffet prevede ogni ben di dio, comprese decine di verdure, la bimba si è presentata a tavola con questa scultura alla Pomodoro ricca di quella che Caccamo definirebbe la frittura globale.


Guardando di sottecchi, abbiamo pensato che quel piatto fosse per tutta la tavolata composta di 4 adulti e due bimbi, data l'enormità della porzione.


E invece, mentre masticavo la mia insalata scondita facendo fatica a non far cadere la mandibola dallo stupore, questa donzellina si è fatta fuori il piatto che, approssimativamente per difetto, conteneva:


Dieci chele di granchio


otto crocchette di patate


due supplì


sei olive ascolane.


Ricordo che il conteggio era per difetto, e che mentre si lamentava perchè il cibo era viscido, ingurgitava con precisione chirurgica quegli otto etti di fritto sotto gli occhi amorevoli (?) della madre.


Siccome l'antipastino era viscido, probabilmente le è scivolato nello stomaco senza riempirla, visto che dopo si è spolverata un risotto alla crema di scampi che nemmeno un adulto sarebbe riuscito a terminare; il tutto ovviamente accompagnato da generosi bicchieri di coca cola.


Poco dopo siamo andati via, non abbiamo modo di sapere se la bimba ha continuato a mangiare o se il risotto non viscido le abbia placato il dinosauro residente nel suo stomaco.


Certo è che consentire ad un bambino di fare un pasto del genere è pura follia e assoluta incoscienza.


Non potevamo impicciarci, ma forse è il momento di preparare dei volantini da dare a questi noncuranti genitori nei quali si spiegano i rischi che l'obesità infantile provoca negli adulti di domani.


Alla bambina auguro che abbia almeno digerito quell'assurdo pasto, alla mamma auguro che un minimo di coscienza le arrivi, magari per natale... 

giovedì 14 luglio 2011

C'era una volta un pezzetto di terra...

C'era una volta un pezzetto di terra incolta, nella via in cui abito. 


Via che peraltro è molto verde, circondata com'è da orti e ampi giardini privati. Ma questo pezzetto di terra, di pertinenza dei condomini adiacenti al mio, era libero, sebbene abbandonato a sè stesso e alle deiezioni dei cani di proprietari menefreghisti e incivili.


E quindi, esasperati dall'erba (?) e dal concime canino, i vicini hanno deciso di asfaltare il pezzo di terra.


Avrebbero potuto farci tantissimo con quello spazio, perchè era abbastanza ampio da organizzare un piccolo orticello. Oppure un mini parco giochi per i bambini dei due palazzi, o piantare degli alberi che avrebbero negli anni portato bellezza, vita, e ombra dall'estivo sole cocente.


Ma, anzichè dedicare un'ora a settimana del loro tempo (tanto sarebbe stato l'impegno), hanno deciso che una lunga, funerea colata di cemento avrebbe risolto il loro problema. Sicuramente adibiranno questa rovente striscia al parcheggio delle loro super macchine, sicuramente il caldo cocente che attanaglia quello spazio di strada li aggredirà ancora di più.


Se c'è qualcosa che mi auguro, è che soffrano il caldo. Poi, che l'asfalto si sgretoli in breve tempo e lasci spazio a erbacce e specie spontanee, e infine che i cani continuino a fare i loro bisogni in quel punto... magari sul cofano delle loro macchine.


Mi rendo conto che non sto certo porgendo l'altra guancia, ma quando la stoltezza della gente la fa perseverare nel distruggere il pianeta anzichè migliorarlo, non può esserci comprensione per questi gesti.

domenica 10 luglio 2011

Less is more. Diario di decrescita step by step. 2° step: la domenica

Da tanto non aggiungevo uno step al diario della decrescita.


Questo è infinitamente più semplice del primo, perchè rinunciare allo zucchero è compito abbastanza impegnativo.


Ma parliamo della domenica: abituati come siamo a dover produrre 7 giorni su 7 e h24, le nostre domeniche sono spesso incentrate sull'occupazione obbligatoria delle nostre ore di ozio.


Ogni stagione ha la sua occupazione domenicale, che siano le spiagge piuttosto che i ristoranti o i sempre troppo frequentati centri commerciali, alzi la mano chi dedica questo giorno della settimana all'ozio più totale.


Lo ammetto... sono avvantaggiata. Il compagno pigro offre la giusta scusa per abbandonarsi all'ozio: non vuole uscire e tu non vuoi lasciarlo solo, non vuole andare a mangiare fuori e tu da sola di domenica non ci andresti, non ama assolutamente lo shopping e che gusto c'è a fare shopping se poi usi la tua carta di credito?


Bando alle chiacchiere, e complice sia il compagno che un nuovo, schiantante lavoro a tempo del quale parlerò a contratto terminato, la mia domenica inizia a consolidarsi in un meraviglioso momento di assoluta nullafacenza (tranne l'ora in cui stiro gli indumenti) e di relax rigenerante.


E oggi, mentre cercavo di capire come combattere il caldo terribile, mi sono venuti in mente i miei mille, lunghi,  misantropici pomeriggi adolescenzial-estivi durante i quali mi sdraiavo in terra vicino alla serranda abbassata della camera e leggevo decine e decine di libri di fantascienza presi in prestito dalla biblioteca.


A conti fatti,  a quindici anni e nel pieno del consumismo edonistico degli anni 80 che obbligava noi adolescenti a spendere paghette (nostre) e stipendi (dei genitori) in inutili e deturpanti abbigli, io già decrescevo, contribuendo a mantenere in bilancio le esili entrate della mia famiglia e a consumare zero.


E' strano che proprio oggi ricordi quei momenti, nei quali era molto facile e costava assai poco consumare quasi nulla, ma non è assolutamente strano che affiorino alla memoria come momenti di assoluta pace e realizzazione personale.


Ergo, senza nulla togliere a chi decide di sottoporsi a lunghe e asfissianti code in macchina, a salassanti conti al ristorante o a saldi pinocchieschi, ho deciso di ripristinare le vecchie, vecchissime abitudini e di decrescere leggendo libri in prestito sdraiata comodamente sul pavimento fresco.


Già, perchè la tessera della biblioteca ancora ce l'ho attiva, e sebbene abbia ampliato i miei gusti letterari, riesco ancora a leggere moltissimi libri gratis. Ma questo, è un altro step!


Buona domenica!!!


 

lunedì 4 luglio 2011

Quanto shampoo usare?

Non ci rendiamo conto di quanto la decrescita e l'ecosostenibilità possano far bene alle nostre tasche finchè non mettiamo in pratica i millemila suggerimenti che riceviamo da ogni dove.


Tra i tanti, il caso dello shampoo è davvero eclatante. Solitamente apriamo la bottiglia, ne versiamo una generosa dose sulla mano e iniziamo a lavare le nostre teste; molto spesso lo shampoo non si sparge bene quindi aggiungiamo una seconda dose, molto spesso rischiamo di affogare in un casco di schiuma senza feritoie. Quale che siano le opzioni, una famiglia di quattro persone arriva a finire il flacone classico in un breve periodo che va dai 10 ai 20 giorni. Visto che molte persone acquistano i prodotti in offerta a 1, 2 euro, sembrerebbe che il gioco valga la candela... cosa vuoi che siano 2 euro di media al mese?


Ma la strada verso i rifiuti zero, o i consumi prossimi allo zero è fatta anche di piccolissimi passi, senza contare poi che ogni prodotto ha costi nascosti che non ci è dato sapere, oltre al fatto che la maggior parte degli shampoo in commercio costituisce un vero laboratorio chimico ricco di sostanze non proprio ottimali per il nostro organismo.


Cosa possiamo fare, in concreto, per percorrere questo piccolissimo passo?


Ogni volta che ci laviamo i capelli, mettiamo la dose che siamo abituati ad usare in un flacone vuoto, aggiungiamoci il doppio, il triplo o anche il quadruplo in volume di acqua, agitiamo bene il tutto e poi versiamo (senza esagerare) il tutto direttamente in testa o sulla mano. Magicamente, scopriremo che non riusciremo ad utilizzare tutto il liquido diluito perchè già alla prima "sversata" i capelli si sono riempiti di schiuma lavante. Il resto lo si può tranquillamente conservare fino ad un massimo di tre/quattro giorni e riutilizzare per almeno altre due volte. Non riempire mai il flacone dello shampoo con acqua perchè l'acqua annulla il sistema conservante e facilita la proliferazione di batteri e quindi il rischio che il prodotto si guasti, irrancidisca e vada poi a provocarci strane reazioni.


In questo modo, scopriremo che l'elefantiaca dose che prima utilizzavamo e che talvolta non sembrava bastare per pulire i nostri capelli, in realtà è sufficiente per quattro persone. E potremmo anche scoprire che gli shampoo ecobio, i quali sono accusati di costare in alcuni casi troppo (ma mai quanto i cosidetti prodotti di alta profumeria), sono concentrati e quindi possono essere diluiti con più acqua e durare di conseguenza di più.


Oltre al piccolo risparmio in termini economici (ma grande in termini sociali), contribuiremo a generare meno spazzatura (meno flaconi vuoti) e ad immettere con minor frequenza sostanze tossiche nell'ambiente.


 


Un piccolo passo che a noi costa davvero poco, ma che ha ripercussioni incredibili sull'intero ecosistema.


E poi, basta solo provare... anche i capelli ci ringrazieranno!

venerdì 1 luglio 2011

Diario di un orto modesto - part one

Quest'anno mi sono buttata, come qualcuno avrà letto in un mio recente post (http://biosipuo.myblog.it/archive/2011/06/07/il-balcone-e-il-peperone.html)


E rispetto agli anni passati, qualcosa di diverso si inizia a intravedere... Saranno le teste di aglio che ho meso quasi ovunque nei vasi, sarà che ho selezionato con attenzione le mie semine o trapianti, ma il poco che ho messo a dimora mi ha dato ampio materiale di studio.


Ad esempio, la cicerchia ci ha lasciati... Essiccata in tutta la sua lunghezza e con baccelli piccolissimi, credo che l'anno prossimo dovrò metterla in un vaso più grande e con tanta terra.


La luffa, che gli anni passati non si era mai degnata di germogliare, con la pre-germogliatura in vetro suggerita da Erbaviola, adesso rampica felice e verdissima su un muro esposto a ovest.


Il trittico peperoncini-basilico-peperoncini invece mi ha dato due risultati differentissimi:


-insieme a spicchi di aglio che ora sfrondano al vento, le piante in questione stanno diventando degli arbusti che superano allegramente i 30 cm di altezza.


- insieme a una pianta di rosmarino, patiscono non so cosa e rimangono minimi mentre il rosmarino è di un rigoglioso mai visto sui miei balconi.


E ancora, la stevia quest'anno stenta, forse dovrei esporla a nordovest e non al sole cocente del pomeriggio; il fagiolo mung non cresce e non crepa, i cavolini di bruxelles sono in procinto di essere trapiantati.


Senza infamia e senza lode i peperoni seminati, che proprio non vogliono saperne di crescere.


 


Ecco... forse quello che dovrò curare nella prossima stagione sono le sinergie e le antipatia tra piante, così da arrivare tra qualche decennio a fare una piccola permacultura da balcone che si protegge pure dalle onnipresenti formiche che adesso ci invadono.

martedì 28 giugno 2011

Comfort food...

Quando si è stressati si perde il contatto con quanto il nostro corpo ci trasmette: dimentichiamo di andare in bagno, di bere, e mangiamo quello che ci capita a tiro. Se siamo chiusi all'ultimo piano di in un bunker di acciaio nero e cristalli fumè, e senza la possibilità di fare una pausa al piano terra in un bar o in un posto semi-civile, l'unica alternativa per rilassarci da un devastante quanto tediosissimo corso di formazione è rifugiarci nel locale dove ci sono i distributori.


E' qui che, annientati nello spirito, con nemmeno la forza necessaria ad aprire la porta del bagno, ci rifugiamo alla ricerca di quella carica energetica che oscuri vampiri ci hanno succhiato con diecimila pagine di presentazione in pps.


Non c'è scampo, nemmeno i più virtuosi e coloro che sono a dieta stretta ce la fanno a resistere, nemmeno quelli come me che per una settimana e mezza hanno resistito stoici con la loro bustina/ona di frutta... alla fine la macchinetta è l'unico conforto che resta e il cibo morbido, saporito, grasso, a buon mercato e killer ci dona l'effimera sensazione di poter proseguire fino alle due e oltre. 


E così, quella che nasce come un'esigenza nata durante una situazione di emergenza, rischia poi di cronicizzarsi, cristallizzarsi in efferata abitudine pluriquotidiana. Quello che in termini aziendali potrebbe essere rappresentato da un risparmio di tempo e quindi (pensano loro) in aumento di produttività, si rivela un temibile boomerang per le nostre arterie, i nostri stomaci, il nostro organismo in generale.


E, alla lunga, si trasforma in una spesa quotidiana di un certo livello, dal momento che cercheremo più volte al giorno di fuggire da quell'assurda alienazione che noi accettiamo sotto il comune nome "lavoro di ufficio" e rifugiarci in quel finto, energivoro, succhiavita angolo delle tentazioni che noi chiamiamo zona relax...

giovedì 16 giugno 2011

Less is more. Diario di decrescita step by step. Primo step: lo zucchero

Nell'ambito di un progetto di decrescita potremmo prendere in considerazione un milione di attitudini che si prestano allo scopo.


Sappiamo ormai che ridurre i consumi è fondamentale, e soprattutto che non c'è bisogno di epici sacrifici per fare la nostra parte quotidiana: basta poco per cominciare, e una piccola idea di come farlo.


Il primo step del mio progetto riguarda lo zucchero.


Lo zucchero inteso in quanto prodotto della lavorazione di barbabietola, canna e mais (sotto forma di sciroppo di glucosio o glucosio), non quello contenuto nella frutta per intenderci. Parlo dello zucchero che apporta calorie vuote e zero nutrienti, di quello zucchero che consumiamo in enormi quantità senza rendercene conto perchè ormai è ovunque.


Parlo dello zucchero che ingeriamo fin dal primo mattino perchè ce lo ritroviamo nello yogurt, nel succo e nella merendina e che ci accompagna lungo tutta la giornata quando mangiamo pane (spesso addizionato), insaccati, piatti pronti surgelati o precotti, bibite varie, caramelle e dolciumi vari fino al semplice cucchiaino che consumiamo nel caffè.


Ecco... oltre a far male in modo indicibile (e basta digitare su google per capire quanto possa far male), lo zucchero è una spesa superflua per le famiglie (facciamo il conto di quanti kg ne consumiamo ogni anno e moltiplichiamo per il costo al kg), uno spreco inutile di risorse del pianeta (piantagioni di barbabietole irrorate di pesticidi e concimi chimici inquinanti, fabbriche maleodoranti e tutto il ciclo di trasporto che subisce il prodotto), un potenziale, pericolosissimo fattore di malattie (diabete, carie dentarie, depauperamento del patrimonio vitaminico dell'organismo, etc etc etc).


Un prodotto inutile e dannoso, che interferisce con l'assimilazione dei nutrienti veri, degli zuccheri derivanti dai cereali integrali, da frutta e verdura. 


 Lo zucchero è dappertutto sugli scaffali della grande e piccola distribuzione, se da una parte è molto facile capire quali sono gli step per evitarlo, dall'altra ciò richiede una grande attenzione per mantenere la rotta:



  • farò attenzione a consumarne solo uno o due cucchiaini nell'orzo giornaliero o bi-giornaliero

  • comprerò solo cibi freschi o confezionati senza zuccheri aggiunti

  • eviterò il più possibile bibite addizionate e caramelle/gomme di ogni genere


Un impegno apparentemente piccolo ma dal grande impatto personale e ambientale.

D'altronde da qualche parte si dovrà pur cominciare, no?

martedì 7 giugno 2011

Il balcone e il peperone

Sono 4 anni che mi cimento con ortaggi e verdure sul mio bel balcone.


Gli esempi di tanti amici, erbaviola in testa, mi hanno sempre stimolata a "osare".


Così, anche quest'anno mi sono lanciata nella meravigliosa esperienza: memore però dei fallimenti passati, ho deciso di dedicarmi a poche semine (o trapianti) facilmente controllabili.


Così, scartando molte cose tra cui i pomodori che a me proprio non riescono, e sperando che prima o poi alcune specie vadano a germinazione (leggasi Stevia), ho creato delle simpatiche composizioni in vaso di peperoncini e basilico, uniti ad aglio o rosmarino. Ho anche delle magnifiche piantine di Luffa cilindrica e di cicerchia, fagioli mung e peperoni.Nel frattempo, per un evento involontario (la busta di miglio per gli uccellini è caduta in un vaso), forti piantine di miglio crescono sul lato nord della casa, e la bella pianta di limone pare che quest'anno potrebbe fruttificare assai.


Rispetto agli anni passati, stavolta mi sono limitata a poche cose, controllabili facilmente e che renderanno il mio balcone un sobrio e funzionale orticello di aromatiche, frutti e legumi (spero). 


Al di là del risultato, e del balcone momentaneamente devastato dalla terra, l'esperienza del giardinaggio è una di quelle che riesce maggiormente a scaricare le tensioni e farci riappropriare di antiche conoscenze che, visti i tempi, dovranno essere messe al più presto nel curriculum delle nostre vite.


Nell'attesa di avere in futuro un vero pezzettino di terra con il quale lavorare, questo per me è già molto!


Mung e CicerchiaLuffa cilindrica


 


 


 


 


 


 


 


 


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giovedì 2 giugno 2011

La "moda" del barefooting

Non leggo molto di frequente le riviste femminili, ma ogni volta che ne apro una trovo molteplici spunti per nuovi post.


Il primo dei tanti, e al momento maggiormente privo di senso, è quello trovato su Donna Moderna che tratta della "nuova tendenza" diffusa tra i vips nostrani e oltreoceano del camminare scalzi.


L'articolo ahimè, è abbastanza ricco di notizie superficiali e poca sostanza; non parliamo poi del fatto che il movimento dei barefooter o dei camminatori scalzi ha l'età dell'uomo sulla terra, cioè qualche milione di anni. Ci sembra un'età abbastanza avanzata per avere il coraggio di sostenere che è una moda, come superficialmente fa l'autrice dell'articolo. Un breve richiamo alle tesi di diversi medici secondo i quali indossare scarpe fa male alla nostra colonna e alla nostra struttura muscolo-scheletrica in toto, e via di nuovo verso due pagine che con l'informazione non hanno nulla a che vedere. La chicca finale dello scritto, è data dal fatto che le ultime righe sono dedicate ai tragici inconvenenienti dello sventurato barefooter: pericolo di prendersi il tetano, i funghi, di pestare siringhe o cocci di vetro, di vedere i nostri piedi imbruttirsi e imbarbarirsi day by day. Per non parlare del fatto che, orrore, potrebbero "potenziarsi". Che se qualcuno mi spiega che male c'è a potenziare il nostro corpo forse capisco meglio questo immane pericolo.


Camminare scalzi non è una moda, ma una necessità che tutti gli esseri umani devono tener presente: non ce ne frega nulla dell'attrice che per uno scatto in più farebbe di tutto, non servono a nulla articoletti da quattro soldi... Ci sono fior di studi che comprovano i danni causati da scarpe troppo alte o troppo strette o troppo scarse o troppo e basta; se non crediamo agli studi, guardiamo i nostri piedi e vagliamo lo stato di salute del nostro apparato. Poi, con molta calma, reimpariamo a camminare e facciamolo da scalzi.


Se l'articolo non rende assoluta giustizia alla pratica del camminare scalzi, dobbiamo però sapere che i nostri piedi vengono compressi, deformati, inscatolati in innaturali attrezzi di tortura: li chiamiamo scarpe, ci siamo convinti che senza non potremmo vivere, ma sappiamo bene che per diverse ore al giorno potremmo farne a meno. Non dico sulla metro o in ufficio, ma in casa in palestra o quando andiamo al parco, controlliamo bene la nostra porzione di verde (per evitare gli orrori in agguato) e godiamoci finalmente la terra sotto i piedi!


Link: http://biosipuo.myblog.it/archive/2009/02/16/a-piede-libero2.html


http://www.macrolibrarsi.it/libri/__a-piedi-nudi.php

mercoledì 25 maggio 2011

Giardinaggio d'assalto

Sono anni che sogno un piccolo pezzo di terra da incasinare con i miei mille tipi di semi. E forse questo fantasticare mi ha fatto prendere la decisione, un paio di settimane fa, di passare all'azione nel giardino degli altri.


Tranquilli, non sono ancora così coraggiosa da lanciare "bombe" di semi in casa di sconosciuti... ho semplicemente approfittato della distrazione della suocera per seminare tra i meravigliosi fiori del suo giardino dei simpatici zucchini.


La messa a terra di piante e semi ha una resa completamente differente rispetto agli stoici vasi che da anni si impegnano sul mio balcone, ed è sempre un piccolo miracolo vedere come in pochi giorni un seme inizi a diventare una tenera piantina che darà succulenti fiori e frutti. La sorpresa di vedere quindi, a distanza di pochi giorni le future zucchine è stata grande, tanto da rendere necessaria una documentazione fotografica : http://bijou-e-dipiu.blogspot.com/2011/05/guerrilla-gardening.html


Alla fine, anche la suocera che ha scoperto l'azione ribelle ha acconsentito a tenere le piante, e come voi sapete una volta che si comincia... si spera di riuscire a strappare qualche metro di terra per fare un orticello!


Nel frattempo, se volete vengo a fare guerrilla gardening anche nei vostri giardini!

lunedì 16 maggio 2011

La disponibilità infinita

E' bello vivere in un centro urbano, ancor di più se intorno ci sono tanti bei centri commerciali. E' bello perchè si ha la possibilità, sette giorni su sette, di poter comprare qualsiasi cosa, utile o futile che possa essere, che ci viene in mente. Ho già scritto altre volte di queste realtà moderne che stanno velocemente sostituendo parchi e piazze urbane, ma stavolta ho toccato con mano i meccanismi che consentono agli utenti finali di poter gironzolare allegri in questi luoghi tutti i giorni della settimana.


Cominciamo a parlare proprio della disponibilità infinita che una persona deve dare al centro commerciale se decide di lavorare al suo interno:



  • le domeniche non esistono, e molto spesso nemmeno le "feste comandate". Se hai bisogno di prenderti un giorno festivo per un pranzo in famiglia piuttosto che una cerimonia piuttosto che un qualsiasi altro evento, devi essere pronto a scambiare turni e favori. Se poi necessiti di un fine settimana, potrebbe essere necessario il nullaosta del segretario pontificio.

  • non esistono nemmeno gli orari normali, perchè il negozio rimane aperto fintanto che è aperto tutto il centro. Così, se chiude alle dieci di sera, capita che chi ha quel turno torni a casa alle dieci e mezza o alle undici. E questo sacrificio l'ha fatto per venderti un paio di mutande...

  • devi vendere, vendere, vendere. Perchè gli affitti in generale e in un centro commerciale in particolare sono cari assai, e se non vendi non rientri delle spese. Pertanto, non è solo il venditore di abbigliamento quello costretto a proporti tutto il negozio, ma qualsiasi commesso di qualsiasi negozio. E quindi, potrebbe capitare di entrare in un esercizio e chiedere una cosa, e sentirti dire "vuole altro? le posso proporre questo abbinamento? due etti di mortadella appena arrivata glieli faccio? ... Se in un contesto di abbigliamento o alimentare è prassi accettata, meno dovrebbe esserlo in ambito medico/sanitario/naturale ma, essendo la legge del commerciante uguale per ogni esercizio, non c'è distinzione di categoria merceologica.

  • alcuni centri commerciali ti impediscono di chiudere per qualsiasi motivo la porta del negozio. Se per pura disgrazia il malcapitato esercente o dipendente che, trovandosi da solo, incappa in un'urgenza fisiologica, è costretto a tenersela fino a quando non arriva il cambio turno o gli esplode la vescica. Il tutto, come sopra, magari per venderci un paio di mutande.

  • le persone che lavorano dentro questi luoghi, salvo alcune eccezioni, vivono per un tot di ore alla settimana in luoghi bui, illuminati sempre e soltanto dalla luce artificiale. Se ci fate caso, la disposizione dei negozi l'uno attaccato agli altri senza soluzione di continuità e con tutte queste lucine, ricorda vagamente i fornetti dei cimiteri con le lampade votive.


L'elenco è certamente più lungo, e questo post potrebbe essere in futuro aggiornato. Ma, se anche solo questi quattro punti fossero i soli e unici, volendo riassumere se ne potrebbe ricavare la seguente considerazione:


La pessima abitudine di voler esercitare il diritto all'acquisto per sette giorni alla settimana ha portato una serie di imprenditori ad occupare dei bui loculi all'interno di moderne strutture che simulano (o vorrebbero) delle piazze di mercato. Questa occupazione rende di fatto chi occupa il fornetto e offre il servizio uno schiavo al servizio dell'acquisto facile e del consumatore compulsivo o che non ha di meglio da fare. Gli occupanti dei fornetti hanno libertà limitate, sia nell'espressione di proprie opinioni che di funzioni corporali o di vita sociale, e hanno in testa solo l'obiettivo di chiudere la giornata con la cassa piena: per venderti un articolo e anche più sono disposti a tutto, e taluni non guardano in faccia nessuno. Ergo,  per questioni delicate sarebbe il caso di rivolgersi altrove.


Per concludere, faccio un appello a tutti coloro che la domenica frequentano assiduamente questi luoghi: non volendo, state legittimando una forma di schiavitù che impedisce ad altre persone come voi di passare con la loro famiglia quelle ore che voi passate con la vostra al centro commerciale. Non volendo, state affidando i vostri gusti, le vostre scelte e talvolta la vostra salute a qualcuno che non è lì per darvi dei consigli, ma per sbancare la giornata. Involontariamente, state producendo danni all'ambiente perchè i costi ambientali che il pianeta deve sostenere per "tenere" aperti quei mostri succhiaenergia sono mostruosi. E, cosa da non tralasciare, state perdendo il contatto con l'aria aperta e la fate perdere a quei novelli sepolti vivi che vi sorridono da quelle lapidi di vetro.

giovedì 12 maggio 2011

Tra il dire e il fare, c'è di mezzo l'assemblea...

La mia spinta a creare, fare, produrre è inciampata l'altro giorno nel vortice viscoso di un'assemblea condominiale: se c'è un evento che consuma a vuoto energie, tempo e voglia di realizzare, questo è proprio la riunione del condominio. Provate a pensare all'ultima volta che siete usciti da una simile nefandezza sociale con un'aria fresca, riposata, e un sorriso soddisfatto tipico di chi in poco tempo è riuscito a portare a termine un obiettivo.

Per quel che mi riguarda, l'assemblea non è una manifestazione democratica dove chiunque può liberamente esprimere la sua opinione sulla gestione di un luogo in qualche modo condiviso, ma una eccellente valvola di sfogo dove anche le menti più brillanti si trasformano in pallide e anche un pò rabbiose imitazioni umane. In quarant'anni di condominio, a me non è mai capitato di trovarmi di fronte a un gruppo compatto di persone disponibili a risolvere insieme i problemi che via via si presentavano; al contrario, capita sempre che uno più furbo degli altri voglia far valere i suoi diritti abusivi, che qualcuno venga solo per lamentarsi di sciocchezze quali una luce accesa per 15 minuti di troppo, o che l'ennesimo sapientone di turno abbia deciso di illuminare tutti i presenti con la sua sapienza(qualunque essa sia, e talvolta non si capisce bene...).

Se non l'avete capito, odio le riunioni di condominio e le dinamiche che si sviluppano in esse. E, come dicevo prima, La Riunione è l'antitesi del fare, in quanto è la celebrazione del dire (spesso a vanvera).

Non ho soluzioni in tasca, se non quella di ripromettermi di assentarmi distrattamente alla prossima convocazione :-)

 

 

NB: queste poche righe sono dedicate con affetto ai miei meravigliosi amici e vicini Alessandra, Alessia, Gianna, Adriano, Armando, Cesare e Giuseppe. E alle piccoline del palazzo.

domenica 8 maggio 2011

Un tempo per raccontare, un tempo per fare

Arriva il momento in cui le diecimila idee che hai in testa devono convogliarsi in qualcosa di pratico, altrimenti il cervello scoppia.

E' questo il motivo che mi tiene un pò lontana dal blog: dopo mesi (o anni) di inazione, e 10 mesi di disoccupazione, ho iniziato a mettere in opera i cento progetti che mi frullavano per la testa. Il tutto rigorosamente no-profit, che se chiedi a qualcuno lavoro di questi tempi ti guarda male, ma l'importante è mettere in pratica, e chissà che prima o poi...

E quindi, ho aperto un nuovo blog per "celebrare" questa fase creativa, anche se in realtà al momento creo solo i testi, le foto e qualche  piccolo lavoro; poi, ho ripristinato l'orto sul balcone, vittima lo scorso anno di una cattiva pianificazione.

E poi tante altre cose, tra cui l'inizio di una collaborazione ad un progetto web di ecologia (a breve ne saprete di più), il tirocinio in erboristeria, la nuova passione per la riflessologia plantare, il compimento della scuola quadriennale...

Nonostante risenta della mancanza di lavoro, tutta questa attività mi aiuta a credere nelle mie possibilità e capacità e a prenderci confidenza. Il mondo non è solo lo stipendio a fine mese e una vita da schiavi moderni, e per troppi anni me lo sono dimenticato.

Quindi, care lettrici e cari lettori, vi chiedo di aver pazienza e di seguirmi ancora, sempre che gradiate farlo!

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giovedì 21 aprile 2011

Il troppo stroppia... considerazioni sul mondo del lavoro

Negli ultimi giorni è salito agli onori della cronaca il caso di Sara, commessa di un negozio di abbigliamento intimo che è stata percossa per più di mezz'ora pechè si era permessa di chiedere giustificazioni sul mancato pagamento di 50 ore di straordinario.

Le Iene ne hanno tirato fuori un'inchiesta, e si è sollevato un tale polverone mediatico e di partecipazione cittadina che al momento di questo post alla titolare del negozio pare sia stata revocata la licenza del marchio che vendeva.

Dal fatto emergono molti spunti interessanti e significativi, che evidenziano quella che è una quotidiana realtà (non molto) sommersa:

i datori di lavoro, o molti di loro, abusano del tempo della disponibilità delle capacità dei propri sottoposti in un modo che non si era mai visto nemmeno all'inizio del 900. O se preferiamo, nemmeno durante la costruzione della piramidi.

I casi di violenze fisiche o psicologiche sul posto di lavoro sono in grandissimo aumento, e i testi su mobbing, straining e burn out diventano sempre più numerosi. Nel mio breve ma significativo periodo di sette mesi allo sportello mobbing di una sigla sindacale, ho sentito storie che di umano non hanno nulla, ma che  purtroppo hanno in comune l'obiettivo di distruggere la persona presa di mira come se fosse una vecchia cartaccia da cestinare.

I datori di lavoro più fantasiosi o organizzati pianificano le vessazioni con stillicidi psicologici degni del peggior sadico, dimenticando sempre che dietro il numero di matricola c'è una persona che ha gli stessi loro diritti. I datori di lavoro più rozzi, o con realtà di piccole dimensioni, ricorrono alle "maniere forti": minacce, turni impossibili,violenze fisiche, insulti. Non è la prima volta che mi capita di sentire di persone picchiate dal proprio capo, o torturate psicologicamente.

In queste condizioni, volontaria o no che sia l'attuazione del mobbing o di altre vessazioni, i colleghi tendono nella maggior parte dei casi a isolare il malcapitato di turno. E' una reazione studiata e documentata da Ege e altri suoi colleghi, fatto sta che la vittima spesso rimane sola con i suoi torturatori, finchè poi anche i colleghi decidono talvolta di infierire.

Quella che è riconosciuta dai colleghi come una tendenza all'autoconservazione del posto o a volersi parare il culo se vogliamo dire le cose come stanno, è a mio avviso il peggior autogol che la società dei lavoratori si può infliggere. Ogni volta che lasciamo passare un fatto grave senza intervenire perchè "tanto non è successo a noi", autorizziamo gli autori a reiterarlo e a farlo in qualche modo diventare legge.

Ogni volta che una Sara qualsiasi subisce violenze del genere senza che nessun collega sia disposto a intervenire e a testimoniare la follia del datore di lavoro, autorizza quest'ultimo a continuare ad usare violenza e terrore per rendere l'ambiente di lavoro più controllato, ma soprattutto meno costoso e più facilmente gestibile.

Sono giustificate le colleghe di Sara che su facebook si stanno lamentando che perderanno il posto? Forse si, perchè sono così prive di coscienza e di umanità da arrivare a suscitare pena e compassione. Magari chi non le giustificherà saranno le generazioni precedenti di lavoratori che hanno lottato duramente per acquisire quei fondamentali diritti che loro adesso svendono a una tariffa più bassa di quella di una escort, o magari a non perdonarle sarà la loro coscienza, o l'ennesimo datore di lavoro che potrebbe prendere di mira proprio una di loro.

Oppure, a non giustificarle saranno tutti quei lavoratori morti sul lavoro a causa dell'incuria del proprio datore, o della sua smania di trarre il massimo profitto al minimo costo, o di finire il lavoro in tempi disumani. Tutta questa gente, morta per portare il pane a casa, ringrazierà vivamente una coscienza civica spiccata come quella delle colleghe di Sara.

Comunque, per tornare al caso recente, fino a che punto siamo arrivati a svendere la nostra consapevolezza?

Fino a che punto ci siamo trasformati in moderni schiavi che sviliscono il loro tempo per quattro soldi da versare poi alle banche in prestiti e mutui? Siamo davvero più evoluti dei nostri genitori, nonni, antenati di mille anni fa se l'anima dell'uomo moderno accetta botte, insulti e compagnia bella per 700 euro al mese?

mercoledì 20 aprile 2011

Abitini per bimbi - swapcool

Copio e incollo più che volentieri un messaggio di Manu:

I bambini crescono, i vestiti diventano piccoli rapidamente e dobbiamo comprarne di nuovi.
Alle giovani coppie viene in soccorso SwapCool.com, un un nuovo portale dove effettuare scambio di abiti per bambini, giochi e accessori. L’idea dello scambio non è nuova, ma su SwapCool.com è innovativa; non devi aspettare di scambiare una maglietta con una maglietta o attendere che a qualcuno piacciano I tuoi vestiti; su SwapCool.com si scambia a crediti, quindi inserendo un annuncio l’utente definirà il valore in crediti dell’oggetto (1 credito equivale ad 1 euro), in questo modo non c'è bisogno di aspettare fino a quando un utente voglia fare uno scambio diretto con te. Ogni qualvolta viene scambiato un oggetto chi lo cede riceverà i crediti equivalenti al valore dell’oggetto e viceversa a chi lo riceve saranno scalati i crediti equivalenti. In realtà con questo sistema all’inizio non hai nemmeno bisogno di avere cose da scambiare ma è possibile fare scambi non appena ti sarai registrato. Il servizio di inserzione è gratuito.

Per chi ne ha bisogno SwapCool.com è senz’altro un bel risparmio.

 

L'iniziativa mi sembra ottima, ed è un modo veramente bellissimo per risparmiare e non sprecare risorse!

Diffondete se potete, grazie.

venerdì 1 aprile 2011

Farmaci e controindicazioni - Levotiroxina

Stamane, mentre leggevo il bugiardino dell'eutirox, ho visto una sfilza infinita di interazioni e controindicazioni, roba da fare impallidire un vampiro che non vede sole da 6000 anni.

Non è compito del blog parlare di farmaci allopatici, non è questo l'obiettivo. Se però capitano cose eclatanti come questa, spero che nessuno si offenda se ho sentito il desiderio di pubblicarla...

Leggiamo e commentiamo insieme:

"Durante la terapia con l'eutirox non devi assumere contemporaneamente questi medicinali e alimenti:"

Già questo suona male. Ma come, non sono diabetico, non ho colesterolo o altre malattie e devo fare attenzione all'interazione con gli alimenti? Quanti sono i medici che avvertono i pazienti di questa seria avvertenza?

  • Farmaci per il diabete
  • farmaci che regolano la fluidità del sangue
  • farmaci anticolesterolomizzanti
  • farmaci contenenti come principi attivi o eccipienti ferro, alluminio (antiacidi, sucralato), o calcio carbonato
  • antinfiammatori a base di salicilico
  • antidepressivi e barbiturici
  • contraccettivi

Fin qui, non entriamo nel merito delle interazioni con i farmaci perchè sicuramente è materia di qualcuno più esperto di noi, ma è importante evidenziare il fatto che ogni medicinale va preso sotto il controllo del proprio medico, che dovrebbe sapere le varie interazioni e consigliare al meglio. Vorrei però evidenziare il fatto che, se si acquista un semplice farmaco da banco per l'acidità di stomaco, ecco che già potremmo fare qualche danno o inibire l'azione dell'eutirox; nello stesso modo, se assumiamo integratori alimentari di ferro o che contengono calcio carbonato, dobbiamo farlo con cognizione di causa.

Ma andiamo a quello che mi ha colpita davvero:

  • Composti o cibi contenenti soia possono diminuire l'assorbimento di levotiroxina da parte dell'intestino; pertanto, soprattutto all'inizio o alla fine del periodo di assunzione di questi prodotti (=soia) devi modificare la dose di eutirox.

Quante delle persone che assumono soia o derivati e prendono la pillolina di eutirox sanno che la prima inficia gli effetti della seconda?

A me pare un'informazione significativa, non fosse altro che per il fatto che intossichiamo il nostro fegato per assumere un farmaco che potenzialmente dovrebbe darci dei benefici, ma inibiamo la sua azione con un alimento peraltro in forte diffusione.

Informiamoci sempre se proprio dobbiamo assumere farmaci, e limitiamo sempre e comunque le assunzioni allo stretto necessario.

mercoledì 30 marzo 2011

Ma è proprio vero?

Pochi giorni fa ero in metro, e sentivo un ragazzo parlare di un suo amico coetaneo al quale erano stati diagnosticati sei mesi di vita a causa di una bruttissima malattia. E mi è venuto in mente che molto spesso sento queste "previsioni di morte" uscire dalla bocca dei dottori come se fosse l'unica e sola verità.
La loro esperienza ovviamente li induce con molta precisione a determinare il rimanente tempo di vita di un paziente, e quando l'ennesima morte si avvera nei tempi previsti tutti hanno la conferma che le sentenze del medico specialista di turno siano esatte e soprattutto inappellabili.
Ma se è vero quello che dicono ormai tanti ricercatori (Bruce Lipton in testa) che noi siamo quello che crediamo, ascoltare una simile notizia ci predispone psicologicamente e organicamente a spegnerci più o meno nel periodo concessoci da un pronostico che potrebbe avere la stessa valenza di una giocata al superenalotto.
Purtroppo, la maggioranza delle persone che riceve un "pronostico" negativo, reagisce alla notizia programmando il suo corpo alla fine prossima: l'atteggiamento può essere combattivo oppure passivo, ma se il cervello si convince che non c'è più nulla da fare, difficilmente quella persona troverà guarigione.
Eppure, si ha notizia di moltissime persone gravemente invalidate o terminali che come per miracolo, guariscono completamente e, come Martin Brofman (autore di due fantastici libri), avere l'effetto collaterale di guarire anche dalla sua miopia.
Il nostro DNA è influenzato dalle nostre convinzioni, questo è quanto dice l'epigenetica o la nuova biologia delle credenze. Pertanto, se le nostre credenze venissero cambiate, anche la nostra situazione fisico/organica potrebbe farlo. Non è fantasia, poichè dietro a queste teorie ci sono degli scienziati premiati e riconosciuti a livello internazionale.
Il nostro essere reagirebbe probabilmente meglio se avesse di fronte un medico che ci desse qualche possibilità di vita e che ne fosse convinto anche lui, anzichè pronunciare con voce piatta e autorevole la nostra condanna. Ma, se questo non fosse fattibile, vogliamo e dobbiamo credere che ogni diagnosi può essere sconvolta, capovolta, sbugiardata.
Ho conosciuto una donna fantastica alla quale avevano dato senza alcun dubbio 4 mesi di vita tre anni fa; questa donna ha rifiutato la diagnosi, e ha iniziato a fare delle cure alternative che la medicina ufficiale non riconosce, ma soprattutto ad elaborare il motivo che aveva portato il suo organo a sviluppare la malattia. Un lavoro duro, fatto con caparbietà e volontà, che a distanza di tre anni la vede ancora in prima linea e padrona della sua vita (e salute). Un caso? Ce ne sono migliaia di casi come lei, basta solo cercarli...
Miracolo, credenza, fede, volontà. Cosa spinge alcune fortunate persone a ribaltare le sentenze e concedersi di vivere a lungo nonostante tutto?
Non è facile da capire, ma io sono convinta che se ce l'hanno fatta loro, tutti noi, anche quel ragazzo con sei mesi di vita, potremmo riuscire a guarire... Siamo indulgenti verso noi stessi, concediamoci la possibilità di credere nella nostra guarigione; in fondo, se ci hanno concesso di vivere perchè rinunciare senza provare?
Per documentarsi un poco:
Martin Brofman Guarisci la tua vista; Guarire con il sistema corpo specchio
Bruce Lipton La biologia delle credenze; la mente è più forte dei geni
Dawson Church Medicina epigenetica
http://www.healer.ch/it/il_sistema_di_guarigione_corpo_s.htm

giovedì 17 marzo 2011

Buon anniversario

Abbasso la Padania, il nucleare, i papponi e la Marcegaglia. E cento di questi anniversari all'Italia!!!

sabato 12 marzo 2011

La cura della lavastoviglie...

Ho avuto modo di vedere di recente una terribile pubblicità che mostra come con gli anni la lavastoviglie possa arrivare ad essere intasata da un qualcosa come dieci chili di grasso e cibo. Le immagini erano molto significative, in quanto mostravano un ambiente sporco, incrostato, assolutamente poco igienico e funzionale.
Se la televisione fosse davvero al servizio delle persone e non di chi vuole aumentare all'infinito i propri guadagni, mostrerebbe una informativa molto simile relativa ad un altrettanto sporco, incrostato, assolutamente poco igienico e funzionale impianto di tubature: il nostro intestino.
Ma l'educazione ci impone di non parlare delle nostre tubature interne perchè non sta bene, non è elegante ed è sempre e soprattutto un fatto privato. Quindi, proporre la visione di un intestino pieno di grasso e cibi non digeriti sarebbe visto come un osceno sacrilegio dal 99% della popolazione guardasse quel programma.
E' per questo motivo che oggi ho deciso di scrivere pochissime righe laddove ci vorrebbero decine di volumi per capire l'importanza del nostro intestino.
Essendo il luogo deputato all'assimiliazione dei nutrienti, il nostro "tubo" deve essere mantenuto pulito, lubrificato e ben curato per tutta la nostra vita; le incrostazioni e i depositi infatti gli impediscono di assimilare ciò che ci serve e di espellere tutti i prodotti di scarto e le tossine.
Avete presente quando per l'appunto la lavastoviglie è sporca, come escono i piatti? Ecco... fate finta che i piatti mal lavati dalla lavastoviglie incrostata siano i nutrienti malassorbiti e ancora con scorie nel nostro intestino: per quanto possiamo mangiare e arrivare ad avere casi di sovrappeso o obesità, rischiamo la malnutrizione proprio perchè il "prodotto" non è stato ben ripulito.
E cosa succede alla lavastoviglie se non le facciamo una periodica pulizia a vuoto con o senza apposito prodotto? Rischia di intasarsi e sfasciarsi, proprio come succede nel momento in cui si inizia a diventare stitici o addirittura ad avere blocchi intestinali (per non parlare delle migliaia di problematiche intermedie). Nello stesso modo, il nostro organismo andrebbe periodicamente preparato e sottoposto alla pulizia intestinale anche con semplicissimi prodotti casalinghi.
E dell'anticalcare, vogliamo parlarne? Per la lavastoviglie usiamo un prodotto, perchè non avere la stessa cura dei depositi di "altro calcare" che ostruiscono il nostro interno?
Quali sono i prodotti alimentari che si attaccano di più alle stoviglie? Avete presente quelle belle teglie dell'arrosto tutte belle unte e incrostate, oppure le ciotole dove è stata impastata la pizza, o i piattini pieni di creme e panne dei dolci? Ecco, tutto quella bella roba carica che con difficoltà si toglie dai piatti, si deposita nello stesso modo nell'idraulica dell'elettrodomestico ma anche in quella del nostro intestino.
I mix letali dei vari cibi associati in maniera errata, non solo non possono essere ben assimilati, ma l'enorme mole di lavoro richiesta all'organismo per smaltirli è troppa anche per un meccanismo perfetto come il nostro apparato digestivo.
E così, oltre che la lavastoviglie, ci ritroviamo ad aver intasato con dieci chili di cibo e grasso anche il nostro corpo.
Solo che al nostro intestino non pensa nessuno (se non quando ricorre a purghe, purghette, lassativi, stimolatori della peristalsi), mentre della lavastoviglie abbiamo massima cura, e ci prodighiamo in ogni modo per evitargli il turpe destino di soccombere al cibo...

Un metodo molto equo di salvare capra (noi stessi) e cavoli (l'elettrodomestico), potrebbe sicuramente essere quello di consumare cibi poco elaborati, conditi con grassi vegetali a crudo, cotti a vapore o alla piastra e soprattutto abbondare con frutta e verdura...
Se ci fate caso, lavare un piatto dove si è lasciata della frutta o della verdura senza olio è davvero la cosa più semplice del mondo, basterebbe solo l'acqua e una goccia di detersivo per igienizzare.
Sintetizzando ancora di più, tutto quello che non intasa la lavastoviglie è forse tutto quello che non intasa il nostro intestino?

Basta provare, no?

venerdì 25 febbraio 2011

L'indiscreto fascino delle bibite frizzanti

Le bollicine piacciono a tutti, che siano alcoliche o analcoliche, zuccherate e aromatizzate o inserite semplicemente nell'acqua.

Andiamo pazzi per le bollicine, e le bibite gassate e zuccherate vengono bevute a ogni età e latitudine.

La bibita frizzante disseta, ci tira su, e secondo qualche marchio famoso ci dona anche la felicità che tutti noi andiamo cercando nella vita.

Ma se prendessimo una qualsiasi bibita e la andassimo ad analizzare, potremmo notare che dopo l'acqua il secondo ingrediente è lo zucchero inserito anche in varie forme quali ad esempio sciroppo di glucosio. Noteremmo poi che, oltre alla parte vegetale che a seconda della bibita cambia (arance, chinotto,cole), la bibita contiene i soliti aromi non meglio identificati e una grossa quantità di acidi. Tra questi acidi, l'acido ortofosforico è particolarmente affezionato alle nostre strutture ossee, tanto da cariare denti alla grande e da contribuire bellamente all'osteoporosi delle numerose persone che ogni giorno assumono dosi abbondanti di bibite gassate.

Alcune bibite inoltre contengono degli stimolanti quali la caffeina (ma anche la taurina negli energy drink).

La  caffeina, legata a zucchero e acido ortofosforico, è in grado a lungo andare di provocare eccessiva agitazione e in casi estremi tachicardia (caffeina e zucchero); altre "accoppiate vincenti" ci regalano carie dentali profonde  (zucchero e acido ortofosforico), alterazione del ph dello stomaco (ancora zucchero e ortofosforico), osteoporosi  (zucchero e ortofosforico), sbalzi glicemici dovuti ai picchi creati dall'ingestione di grosse dosi di zucchero e un sacco di altre simpatiche cose.

E' evidente che questo genere di "alimenti" in nessun caso dovrebbero essere assunte dai bambini, tantomeno dal resto della popolazione (fatta eccezione per quella occasione speciale nella quale abbiamo difficoltà a digerire)

Invece, purtroppo, nonostante di informazioni circa i danni delle bibite gassate ce ne siano a bizzeffe, genitori ignari e pure un po' incoscienti offrono a organismi in crescita dei prodotti che nulla hanno dal punto di vista nutritivo ma che contribuiscono a distruggere laddove la natura sta creando.

Come sempre, non è con l'ascetismo che possiamo vivere le nostre vite moderne, ma dovremmo fare attenzione almeno a come consumiamo certe proposte: quando si ha sete, di solito si tende a cercare la bibita gassata perchè la troviamo più completa,gustosa, rinvigorente. Ed èproprio in quel momento che ci spariamo dei bicchieroni carichi di zucchero liquido, e magari li facciamo bere anche a nonni e bambini. Se avessimo l'accortezza di dissetarci completamente con l'acqua o della frutta succosa e solo dopo eventualmente prendere un bicchierino da caffè o anche meno di bibita gassata: il danno c'è comunque, ma è innanzitutto limitato e diluito dall'acqua.

Usando questa accortezza, riusciremmo anche a capire quando la sete è reale o quando la sete nasconde fame o carenza di nutrienti nel corpo.

Ci sarebbero poi ulteriori vantaggi. Se conteggiassimo la spesa annua che ogni famiglia sostiene per le bevande artificiale, il risparmio potrebbe essere impiegato per comprare frutta e verdura e perchè no, attrezzi come centrifuga e frullatore.

E se considerassimo l'impatto ambientale di ogni bottiglia (per fare un litro di aranciata ci vogliono 7 litri di acqua, per produrre la bottiglia in plastica 4 più l'inquinamento della fabbrica che produce la bottiglia e  per lo smaltimento negli inceneritori), alla fine di ogni anno il nostro fardello in termini di impronta ecologica sarebbe decisamente meno pesante.

Beviamo l'acqua, non lo zucchero!

giovedì 24 febbraio 2011

Work in progress

Work in progress in casa Biosipuo!

Stiamo creando il nuovo sito www.ecoarmonie.it e anche l'associazione culturale. Scopo dell'associazione sarà quello di diffondere le ecoculture e la consapevolezza alimentare, scopo del sito offrire un servizio a 360 gradi di consulenze e di informazioni.

Speriamo di fare cosa gradita e vi preghiamo di diffondere il più possibile!

 

Lo staff

 

venerdì 18 febbraio 2011

Basta uno sguardo...

Oggi sono andata nel negozio di articoli per animali a comprare la droga del gatto di famiglia, propinata sotto forma di cibo in crocchette.

Questi graziosi luoghi hanno la peculiarità di ospitare fino alla vendita numerose specie di esseri viventi; ospitare è una parola grossa, se consideriamo le anguste gabbie di vetro in cui sono chiusi dei luoghi... ospitali.

Ho avuto un intenso scambio visivo con un pesce pietra, abbarbicato in un angusto angolo del piccolo acquario che era la sua temporanea residenza. Quello sguardo mi ha trasmesso tutta l'insofferenza dell'animale e la sorpresa nel trovarsi in un luogo che non è casa sua, una prigione di qualche litro e dei vetri sui quali ci sono disegnati degli strani simboli,  che vanno a quantificare il valore della sua vita in termini di insignificante carta (straccia) moneta. Quello sguardo mi chiedeva con quale diritto lui è stato prelevato da un paradiso fatto di migliaia di km di acqua sabbia e tanti amici e prede per essere trasportato in un altro continente e reso schiavo per il divertimento di un altro essere vivente. Mi ha chiesto, il pesce, quale specie al mondo è così crudele da tenere in cattività lui e i suoi simili, gli esotici camaleonti di qualche vetrina più avanti o i teneri criceti che aveva di fronte. Il pesce continuava a mantenere alto e fiero il suo sguardo, voleva risposte, credo. Io personalmente, non gliene ho sapute dare, ho dovuto abbassare il mio di sguardo, pieno di pena e di vergogna. Posso però portare la sua richiesta disperata di sapere il PERCHE' di tanta inutile e sciocca crudeltà alla nostra/vostra attenzione.

Se qualcuno ha una risposta, il pesce pietra e i suoi compagni gliene sarebbero infinitamente grati.

mercoledì 16 febbraio 2011

Lo yogurt più buono del mondo

Aggiornamento del 1.03.2012:


Ai naviganti che per caso capitassero su questa pagina, suggerisco prima di postare eventuali altri commenti senza desiderio alcuno che quello di difendere a spada tratta questo prodotto, di leggere qualcosa in più su questo blog e capirne lo spirito. Eccezion fatta per Lelio, che ringrazio per i suoi spunti, gli altri commenti sono privi di spessore e dettati più dal desiderio di convincere se stessi della validità delle proprie scelte piuttosto che dalla voglia di capire quello che qui è stato scritto.


Facendo un riassunto for dummies, lo scopo di questo post è quello di ragionare sulle tante frottole che ci propinano in tv e cercare di riconoscere le false informazioni. L'ecologia, il biologico, i km zero sono diventati di moda e vendono, ed è per questo che tutte le aziende infilano queste paroline magiche in ogni modo, andando pure a cercare il cavillo o il dettaglio più insignificante.


Invito inoltre i naviganti sostenitori dei liofilizzati per adulti a non scrivere il nome del prodotto nei loro commenti, e iniziare a spegnere la televisione e accendere il cervello.


 


 


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Solo ieri ho visto la televendita di un sensazionale yogurt disidratato che a contatto con l'acqua ridiventa il fantastico alimento che tutti anelano consumare, e nella sola giornata di ieri le mie povere orecchie hanno dovuto subire un processo mediatico infarcito di notizie false, buttate lì solo per vendere il prodotto.


Il prodotto in questione è uno yogurt liofilizzato che viene prodotto in Nuova Zelanda a partire dal latte di mucche locali allevate all'aperto; la televendita ci decantava le virtù di un prodotto naturale, ogm free, senza coloranti o addensanti e soprattutto a chilometri zero.


Sono rimasta veramente incantata da questi imbonitori che durante la trasmissione si sono strafogati decine di cucchiaiate di questo dessert e che addirittura asserivano che mangiarne mezzo chilo al giorno aveva portato loro benefici fisici mai riscontrati prima.


 


Comincio subito con il suggerire di verificare sempre la lista degli ingredienti del cibo che ci accingiamo ad acquistare, potremmo avere moltissime sorprese. Ho avuto delle difficoltà a reperire queste informazioni perchè il sito italiano di televendita non rende facilmente disponibili queste informazioni... dunque sono andata direttamente sul sito del produttore.


Il tanto decantato yogurt naturalissimo contiene nelle versioni bianco, light o greco quasi il 100% di yogurt disidratato, addizionato di fermenti lattici; fin qui andrebbe quasi bene... se non fosse che gli altri gusti (quelli dolci e/o al gusto di frutta) contengono yogurt solo per una percentuale che va dal 59% circa al 68% circa. E il restante 40%, di cosa è composto? Spulciando tra i vari gusti proposti, troviamo Lecitina di soia (un emulsionante), coloranti naturali estratti dai vegetali e non meglio precisati aromi, dei quali non si sono nemmeno presi la briga di farci capire se siano naturali o meno, anche se nel caso di aromi naturali si sarebbero precipitati a sbandierarlo ai quattro venti.


Quindi oltre un terzo del contenuto della bustina liofilizzata non è yogurt ed è composto da un mix di ingredienti non tutti naturali. La cosa veramente brutta è che il sito italiano decanta la totale assenza di coloranti;  è vero che sono naturali, ma è anche vero che non sono assenti. Il sito afferma anche un'altra notizia imprecisa, cioè l'assenza di collanti. La lecitina, seppur non si possa considerare un collante, serve a tenere unite le molecole di questo yougurt e a dargli una consistenza omogenea, liscia, uniforme... quasi un collante, insomma.


Passiamo al metodo di conservazione: nulla da eccepire sulla liofilizzazione in quanto mantiene tutti o quasi i nutrienti, ma essendo un processo che richiede una grande quantità di energia non è assolutamente sostenibile, se si pensa che uno yogurt fresco fatto in casa con il latte crudo delle cooperative locali ha un costo ambientale decisamente minore (a parità di tutti gli altri costi ambientali e sociali).


Devo però fare un appunto al simpatico conduttore che ieri, come un disco rotto, continuava a dire che il prodotto liofilizzato era la forma più sicura di conservazione (nulla di dire) perchè in fondo anche ai bambini danno il latte liofilizzato. Ecco, al signor conduttore che ha ripetuto più di una volta questa fantastica verità, dico che ai bambini va dato il più possibile il latte materno, che quello liofilizzato delle mucche non è adatto nè alla crescita e tantomeno in età adulta.


E poi, veniamo alla chicca finale: la ripetizione continua del fatto che questo era uno yogurt freschissimo a chilometri zero perchè ce lo facevamo in casa...


Sinceramente io ho un'opinione leggermente diversa del freschissimo, molto lontana dal reidratare un alimento come fossi un'astronauta o abitassi a cento chilometri da qualsiasi centro abitato. E a dirla tutta un prodotto che viaggia in aereo per migliaia di chilometri per arrivare ad un centro di smistamento e da lì arrivare a casa mia... ditemi voi se si può avere la sfacciataggine di considerarlo a chilometri zero.


Questo voler sfruttare alcuni termini ecologici per vedere roba che è l'esatto contrario dimostra come la cultura ecologica e dell'alimentazione è ancora molto lontana dalle coscienze di troppe persone, che si fanno abbindolare da un bel programmino colorato che gli rifila una serie di castronerie mai sentite prima.


Il chilometro zero è il consumo di prodotti freschi provenienti dall'agricoltore più vicino possibile a casa, un prodotto fresco e naturale lo è quando si consuma entro poche ore o giorni dalla sua produzione o raccolta e non viene addizionato di nulla.


E' molto semplice, e non c'è bisogno di un brutto thermos e di bustine care come l'oro per avere la salute a tavola.

lunedì 7 febbraio 2011

Leggiamo insieme le etichette - Gomme da masticare

La gomma americana, quale meravigliosa invenzione per la civiltà umana...

Per risalire all'origine del qualcosa masticato in bocca per ore e ore dovremmo tornare indietro di un paio di migliaia di anni nella storia dell'uomo, ma ci accontenteremo di dire che prima dell'avvento delle multinazionali del sintetico, l'uomo masticava un particolare tipo di lattice estratto da un abete rosso e bollito prima di essere consumato.

MAsticare qualcosa significa introdurre energia, nutrienti, stimolanti (come nel caso delle foglie di coca consumate in Perù). Saliva e denti sciolgono e scindono i contenuti dell'alimento e li mandano nello stomaco che, in virtù dell'atto masticatorio, ha già preparato i succhi gastrici per digerire quanto stanno per ricevere attraverso il tubo digerente.

Quindi, nel caso della radice, della resina o delle foglie lo stomaco digerirebbe qualcosa, nel caso delle gomme moderne non ci sarebbe nulla da digerire, e lo stomaco quindi andrà a lavorare a vuoto per ore e ore, vista l'attitudine di molta gente a slogarsi la mandibola pur di raggiungere l'obiettivo dei diecimila "mastichi" al giorno (al posto dei più salutari passi...).

Che lo stomaco secerna succhi gastrici a vuoto non è propriamente un bene, dal momento che a lungo andare si può incorrere in gastriti e addirittura ulcere. Ma che i succhi gastrici secreti vadano a digerire aria addizionata delle più svariate molecole sintetiche forse è ancora peggio...

Cosa contiene la gomma adesso lo andremo a scoprire...

Un confetto qualsiasi (non voglio fare pubblicità) contiene:

Edulcoranti - Sorbitolo, Isomalto, mannitolo, sciroppo di maltitolo, xilitolo, aspartame, acesulfame k, sucralosio.

In principio c'era lo zucchero, ora ci sono 8 dolcificanti di cui alcuni totalmente sintetici, alcuni assolutamente sconsigliati in gravidanza per la fenilchenoturia e altri accusati di provocare diarree. Attenzione, è poco furbo sottovalutare certe avvertenze sugli alimenti, se sono lì non è perchè il produttore è magnanimo con noi, è obbligato suo malgrado dallo Stato che avrà constatato problemi con questi prodotti.

Senza parlare del famigerato aspartame sul quale si sono fatti numerosissimi studi, dobbiamo sapere che anche acesulfame k e sucralosio non sono il massimo del salubre, mentre invece sorbitolo e mannitolo (specialmente il secondo che è un estratto di un lassativo) sono dei lassativi. Quindi, solo per questa prima parte di ingredienti sarebbe opportuno escludere dal consumo di questo prodotto donne in gravidanza, persone con colon infiammabile/irritabile/colitico, bambini.

http://www.dica33.it/argomenti/nutrizione/dieta_salute/dieta30.asp

http://www.dietologica.it/2008/02/splenda-sucralosio-o-veleno/

Gomma Base

- Addensante: gomma arabica, Aromi: estratto di liquirizia stabilizzante: glicerolo

Qui il produttore è stato onesto, perchè usa come base un ingrediente naturale quale la gomma arabica e l'estratto di liquirizia per aromatizzarla. Il glicerolo è abbastanza tranquillo, anche se fonti ritengono che l'assunzione di glicerolo è controindicata in soggetti ipertesi, diabetici e nefropatici.

Proseguiamo con gli ingredienti:

Coloranti E171, E133, Estratti vegetali, lecitine di soia (emulsionanti), cera carnauba come rivestimento, E320 come antiossidante.

 

La lista, per fortuna, termina solo con 17 ingredienti, pochi in realtà per un prodotto lavorato, ma in questo caso abbiamo avuto la fortuna di avere un produttore che ha usato la gomma base naturale.

Però, e prendo questa informazione anche dal blog mondobimbi, l'antiossidante E320 meglio conosciuto come BHA è un potenziale cancerogeno vietato in alcuni paesi. Non solo, anche l'unione europea in futuro ne farà limitare l'uso perchè studi hanno dimostrato che il BHA associato a elevate concentrazioni di vitamina C forma radicali liberi. E già qui dovremmo analizzare il fatto che un antiossidante naturale come la vitamina C sia indotto a svolgere il compito opposto a quello che fa in natura a causa di un suo "collega" di sintesi. Ma se ciò non bastasse, immaginate una persona raffreddata o febbricitante che assume per giorni dosi di C e mastica in continuazione gomme... Usando un paradosso alla fine della malattia potrebbe ritrovarsi con più danni di prima.

Per finire, passiamo ai coloranti: l'E171 è diossido di titanio, abbastanza tranquillo se usato in piccole dosi (e sulla pelle come schermo solare), ma che si deposita nell'organismo e soprattutto nei linfonodi e che in Germania è vietato. L'E133 invece è il colore Blu brillante, che in natura appare ai nostri occhi solo dopo aver fumato crack. Insieme all'E102 (giallo) pare essere una delle concause dell'ADHD nei bambini, capirete quindi che è sempre più inappropriato far consumare certi prodotti agli infanti e aggiungerei a tutto il genere umano. Se non bastasse questa avvertenza, sappiate che nella maggior parte dei paesi dell'unione europea questo colorante è vietato:

http://www.ukfoodguide.net/e133.htm

 

Se qualcuno ancora ritiene che le gomme da masticare possano essere un ottimo antistress o un palliativo per chi sta a dieta, forse dovrebbe rivedere qualcosa nelle proprie convinzioni. Per la dieta, si può masticare dell'ottimo sedano o dei gustosi finocchi, per lo stress sappiamo bene che non è sufficiente un semplice, compulsivo, consuma mandibole, ripetitivo atto meccanico. Anche perchè  persone sorridenti e riappacificate col mondo solo perchè mangiano chewing gum io non le ho mai viste...

venerdì 28 gennaio 2011

Sano, malsano, balzano...

Una discussione di pochi giorni fa mi ha fatto ricordare alcune considerazioni espresse da persone che stimo moltissimo, Franco Libero Manco e Valdo Vaccaro.

In realtà, il gruppo è nutrito, e le considerazioni che si fanno sono molto semplici.

Qual'è il concetto di persona sana o persona malata?

Siamo stati abituati a credere che avere continui raffreddori o acciacchi di altra natura sia ordinaria amministrazione: denti cariati, artrosi, calcoli, difficoltà digestive, respiratorie, evacuatorie, rappresenterebbero addirittura per la maggior parte della gente il piccolo prezzo da pagare per avere una vita più longeva dei nostri nonni o bisnonni.

Molti affermano che la medicina negli ultimi cento anni ha fatto sì che l'età media si alzasse di molto, che le morti alla nascita siano diminuite considerevolmente e che in ogni caso la qualità della vita grazie alla medicina sia migliorata.

Gli stessi che affermano ciò, si vedono morire intorno parenti e amici a età di gran lunga inferiori a quelle che le medie ci propongono.

Sempre gli stessi, hanno un armadietto in casa pieno di medicinali da prendere in ogni occasione: tosse, raffreddore, mal di testa, mal di stomaco, stitichezza, colite, ritenzione idrica, unghie incarnite, infiammazioni echipiùnehapiùnemetta. Come se non bastasse, portano con loro un bel kit di medicinali quando sono in vacanza, non sia mai succeda qualcosa: eritemi, punture d'insetto, diarrea del viaggiatore, febbre, scottature, traumi, infezioni, morsi di tracine e sailcielocos'altro.

Sono poche le persone che viaggiano libere dall'angoscia del "portiamoci le medicine", e sono pochissime quelle che non prendono un farmaco almeno una volta a settimana.

Inoltre, molte delle poche fortunate persone che riescono a superare i 70 anni, hanno le giornate scandite da tutta una serie di medicinali comodamente racchiusi in un portapillole di 30 cm di lato, da prendere a qualsiasi ora possibile di veglia (ma anche di sonno).

Se il concetto di salute è questo, nel mio piccolo credo che forse abbiamo travisato qualcosa lungo la nostra strada. Per quanto siamo convinti della validità della medicina moderna (che ha solo 150 anni ed essendo un'arte e non una scienza è tutto fuochè perfetta), non crediamo alle parole dei fortunati che affermano di avere una salute di ferro e di non avere un malanno nemmeno a provocarselo.

Ebbene, il concetto di sano è proprio questo: una persona priva di qualsiasi (anche sciocco) malessere e un organismo che assimila alla perfezione i nutrienti ricavandone  la giusta energia e vitalità. Talvolta abbiamo la fortuna di incontrarle queste persone, e le riconosciamo subito dalla bellezza della loro pelle, dalla luce particolare degli occhi; purtroppo, siamo talmente "rosiconi" da pronunciare spesso frasi del tipo "Eh, adesso sorride, ma poi vedrai che la prima volta che si ammala ci rimane secco..."

Se invece di star lì a roderci dall'invidia seguissimo il loro esempio, ci accorgeremmo che la salute è a portata di tutti, che vivere senza dieci  medicinali al giorno è possibile, e che in un corpo veramente sano il cervello riuscirebbe addirittura a sopportare meglio lo stress, o per meglio dire a dare la giusta valutazione agli eventi che ci accadono quotidianamente. Più lucidi e vitali, forse ci salterebbe addirittura in mente che la nostra età media avrebbe la seria possibilità di superare i cento anni...

Questo però dipende solo da noi, sta a noi scegliere la confortevole coperta del farmaco a ogni passo oppure intraprendere la via della consapevolezza e della responsabilità nei nostri confronti.

lunedì 24 gennaio 2011

Gli Additivi alimentari - parte quarta

Gli antiossidanti

e i due casi limite BHA e BHT

Gli antiossidanti servono a conservare i prodotti contenenti grassi ossidabili.

Vengono di conseguenza utilizzati per conservare/impedire l’irrancidimento di oli vegetali, grassi animali, spezie, frutta secca, carni preparate e snack.

I prodotti ricchi di acidi grassi polinsaturi ossidano facilmente, dando luogo a processi potenzialmente dannosi se vengono cotti. Per questo è fondamentale, nella preparazione industriale dei cibi, che ci siano antiossidanti. In alcuni fortunati casi, ci viene in aiuto la natura, fornendoci di antiossidanti quali la vitamina C e la vit. E.

Per i casi peggiori, ci si affida a prodotti di sintesi dai dubbi benefici.

E300: Acido Ascorbico (Vitamina C)

La vitamina C è un antiossidante naturale.

E’ essenziale per la crescita, la salute di denti, gengive, ossa, pelle e circolazione sanguigna.

Aiuta ad assorbire il ferro, e si trova in natura in tantissimi frutti e vegetali.

Per la conservazione degli alimenti, viene sintetizzata/estratta in diversi modi, tuttavia uno in particolare è rilevante: il processo di estrazione avviene da un processo fermentativo che usa il materiale genetico di due enzimi provenienti da diversi batteri e inseriti in un singolo batterio. Proviene cioè da un OGM.

L’acido ascorbico e i suoi Sali di sodio calcio e potassio sono comunemente usati come antiossidanti nell'industria di fabbricazione della birra poichè ne limita la torbidità, come preservatore di colore nell’industria della carne, nella produzione di prodotti da forno e anche per evitare scolorimenti nella frutta tagliata o nei succhi di frutta. Può essere aggiunto anche a prodotti che possono perdere la vitamina C durante il processo di trasformazione (fiocchi di patate)

Viene utilizzato inoltre durante il processo di maturazione delle farine, e incrementa la forza del glutine, rendendo più adatta alla panificazione anche una farina piuttosto debole. Da ricordare inoltre che è in grado di contrastare la reazione tra amine e nitriti, limitando considerevolmente la formazione di nitrosamine nel nostro organismo.

E306 Tocoferolo (Vitamina E)

La vitamina E, è liposolubile ed è un mix di alfa-, beta-, gamma- e delta- tocoferoli.

Sebbene otto sostanze chimicamente simili abbiano le stesse funzioni della vitamina E, l’alfa-tocoferolo è il più attivo tra esse. Si trova in natura in parecchi cibi ed è abbondante nei chicchi integrali di cereali, mais e semi di lino, nella carne e nel latte.

Viene esatta attraverso la distillazione sottovuoto da semi di cotone, germe di riso, fagioli di soia, germe di grano, ma può provenire anche da fonti geneticamente modificate.

Grazie alla sinergia antiossidante con l’Ascorbym Palmitate, viene spesso usata in combinazione con l’ E304.

Come antiossidante, viene usato per gli acidi grassi polinsaturi di origine animale, sciroppi e oli vegetali. Aiuta inoltre a proteggere altri nutrienti dall’ossidazione (Vit. A) ma viene quasi interamente distrutta durante il congelamento.

E’ interessante sapere che il tocoferolo viene usato in cosmetica in creme e lozioni poiché si ritiene che giochi un ruolo importante nei processi rigenerativi della pelle sia riducendo esiti cicatriziali che lenendo danni da scottature.

E310 Propile gallato

Viene usato per prevenire l’irrancidimento di sostanze oleose.

Può causare irritazioni gastriche o dermiche; non è consentito il suo utilizzo in cibo per neonati e bambini poiché interferisce negativamente sul trasporto dell’ossigeno nel sangue, trasformando l’emoglobina in metaemoglobina.

Viene impiegato in oli, margarina, lardo e condimento per insalate, talvolta usato nelle confezioni.

E320 Butile-idrossi-anisolo (BHA)

Il BHA è stato il primo antiossidante sintetico; si tratta di una miscela di sostanze derivate dal petrolio molto stabili e non solubili in acqua, alle quali per l’impiego vengono aggiunti altri additivi antiossidanti.

E’ impiegato nell'industria alimentare come antiossidante, per esempio nelle patatine fritte e nelle gomme da masticare; agisce meglio in coppia con gallati o butilidrossitoluene, l'E321. Il prodotto industrialmente utilizzato è una miscela di due isomeri:

  • il 2-t-butil-4-idrossianisolo
  • il 3-t-butil-4-idrossianisolo

Dal punto di vista chimico, i due componenti del BHA sono fenoli e, in quanto tali, reagiscono rapidamente con i radicali liberi, preservando i cibi cui sono addizionati dall'ossidazione e dall'alterazione delle caratteristiche organolettiche (colore, odore, sapore, consistenza), soprattutto delle sostanze grasse, in cui sono molto solubili.

La metabolizzazione del BHA produce metaboliti potenzialmente carcinogeni. Per questo la FDA ne limita le quantità nel modo seguente:

  • il BHA non deve superare lo 0,02% dei grassi totali
  • può essere aggiunto come antiossidante agli aromi, in quantità non superiori allo 0.5% della sostanza grassa volatile totale dell'aroma
  • Massimo contenuto nella margarina: 0.02% in peso
  • Quantità ammessa: tra 2 e 1000 ppm

Viene largamente usato dall’industria dolciaria per la preparazione delle gomme da masticare, per conservare oli, margarina, noci, purè e pellicole per alimenti in polietilene. Congiuntamente al BHT, viene utilizzato anche nell'industria cosmetica, soprattutto come antiossidante nelle creme e nei rossetti.

Non è consentito utilizzarlo per la preparazione di cibo per l’infanzia e può provocare reazioni allergiche o intolleranze, oltre che iperattività e ipereccitabilità nei bambini (Hyperactive Childrens Support Group – UK). Ci sono serie preoccupazioni circa il rischio di effetti carcinogeni e estrogeni, e in esperimenti sui topi ad alte dosi di assunzione, causano tumori. In Giappone è vietato dal 1958.Oltre ai rischi menzionati, sembra aumentare il tasso di colesterolo ematico e promuovere la demolizione della vitamina D.

E321 Idrossitoluene Butilato BHT

L’ idrossitoluene butilatoè un fenolo alchilato.

Contrariamente al BHA, non è ritenuto un possibile agente carcinogeno, tuttavia gli esperimenti sugli animali hanno mostrato un possibile aumento dell'istiocitosi alveolare nei topi femmina e varie lesioni epatiche nei topi maschio, pertanto la FDA ne ha limitato le dosi negli alimenti in quantità simili a quelle del BHA.

Sia il BHT che il BHA vengono anche utilizzati come antiossidanti nell'industria cosmetica, soprattutto per creme e rossetti, e in quella farmaceutica.

E385: Calcio disodico EDTA

Sale di calcio/sodio di EDTA (385), un composto sintetico.

Ha l’importante funzione di rimuovere metalli, oltre ad essere uno stabilizzante. Per la sua funzione chelante viene usato dopo un'intossicazione da metalli pesanti per rimuovere gli stessi dal corpo.

Viene usato in diversi prodotti e al momento non c’è nessun danno conosciuto alle concentrazioni usate. Tuttavia, una lunga esposizione a dosi elevate potrebbe risultare in una riduzione di metalli dal corpo (ferro). Inoltre, poiché viene usato in grandissime quantità dall’industria cosmetica, promuove l’inquinamento da metalli della fauna marina.

Composti del fosforo (acidi antiossidanti e polifosfati addensanti)

E338 – Acido fosforico

L'acido fosforico, o acido orto-fosforico, è il più importante degli acidi del fosforo. L'acido fosforico è un acido triprotico, ovvero possiede tre atomi di idrogeno acidi che possono essere sostituiti da altri atomi nei suoi sali, che vengono quindi classificati come diidrogenofosfati, idrogenofosfati o fosfati in funzione del numero di ioni idrogeno residui.

La maggior parte dell'acido fosforico prodotto è destinato alla produzione di fertilizzanti fosfatici; è inoltre una materia prima per la produzione di detergenti e composti antiruggine.

 Nell’industria alimentare trova inoltre impiego come additivo nell'industria alimentare, in special modo nelle bevande gassate e nelle gelatine. C’è da tener presente che l' eccesso di fosforo puo' catturare calcio sottraendolo all' organismo e facilitando il rachitismo. 

E339 – sodio ortofosfato

E339 (i) Didrogeno fosfato di sodio
E339 (ii) Mono-idrogeno fosfato di sodio
E339 (iii) Fosfato trisodico

La famiglia dei fosfati di sodio è composta da sali di sodio dell'acido fosforico, un normale costituente del corpo. Il prodotto commerciale è ottenuto dall'acido fosforico che, a sua volta, è prodotto dal fosfato estratto dalle miniere in USA.
Il sodio fosfato è un regolatore di acidità e agente chelante. (usato per legare ioni di metallo). Esso previene il disseccamento ed è usato nelle polveri come uno stabilizzante di acidità, nonché per prevenire la formazione dei grumi. Aumenta l'attività degli antiossidanti e per questo viene utilizzato in molti prodotti.

domenica 23 gennaio 2011

Vademecum per rilassarsi (in sauna)

Numerose esperienze personali mi inducono a scrivere che il 90% degli italiani proprio non riesce a rilassarsi nelle aree relax.

Gente che schiamazza nel bagno turco parlando di qualsiasi cosa passa loro per la testa senza considerare che gli estranei ascoltano i cavoli tuoi, persone che portano nelle piscine termali vietate ai minori bimbi in fasce, altre che nelle stesse piscine ingaggiano gare di nuoto o partite a pallone... Insomma, l'educazione giusta per avvicinarsi al benessere purtroppo manca e si fa sentire.

Con questa motivazione, dopo l'ennesimo cafone che ha guastato la mia sauna, mi permetto di scrivere un piccolo vademecum per rilassarsi.

 

1) Le aree termali, le saune e i bagni turchi sono luoghi in cui il benessere/relax fisico e quello mentale si uniscono.

2) Questi luoghi ci offrono l'opportunità di rigenerare la nostra salute e la nostra mente, oltre a disintossicare l'organismo da tossine e cattivi pensieri: parlare con gli amici dei fatti propri o altrui non ci aiuta nel percorso detox

3) maggiore è il silenzio e il contatto con la nostra anima durante le sedute, maggiore sarà il risultato in termini di benessere che ne ricaveremo

4) il rispetto per noi stessi e gli altri è fondamentale, schiamazzare o inquinare mentalmente un ambiente chiuso come una sauna non nuoce solo a noi, ma fa girare le balle anche a chi condivide quello spazio e quel momento con noi.

5) tacere e lasciare il gossip fuori di queste aree è un fantastico esercizio di autocontrollo: se ci riusciamo per quell'ora, potremmo riuscirci anche fuori, evitando di sprecare le nostre energie per questioni futili.

6) le acque termali o radioattive non fanno bene ad organismi ancora in crescita, vogliamo veramente rischiare di procurare un danno solo per la nostra superficialità?

7) introdurre in sauna bibite in bottiglie di plastica significa portare il contenitore a una temperatura tale che le molecole della plastica iniziano a reagire al calore e a rilasciare sostanze indesiderate in ciò che beviamo. Così invece di depurarci contribuiamo ad intossicarci

8) masticare rumorosamente chewingum nella sauna o nel bagno turco è, oltre che mancanza di rispetto nei confronti del prossimo, un modo anch'esso per annullare i benefici disintossicanti di una sana sudata. Le gomme infatti contengono numerose sostanze non proprio salubri, consumarle mentre ci depuriamo diventa un controsenso.

 

martedì 4 gennaio 2011

Consumo critico e consapevolezza sociale

E' di questi giorni l'ennesimo ricatto di Marchionne a lavoratori e Stato italiano. Dopo anni che la Fiat prende miliardi di sovvenzioni da tutti noi cittadini attraverso ammortizzatori sociali e incentivi vari, lo "spauracchio" dell'esodo di massa dell'azienda automobilistica è sempre più forte, e attanaglia il futuro di quelle migliaia di lavoratori che sono appesi a un filo.

Ma oltre ai lavoratori Fiat, il destino di tanti altri è appeso a esili speranze, o è già stato reciso, visto l'alto tasso di disoccupazione che attanaglia l'Europa tutta e gran parte dell'Occidente. Le condizioni di lavoro diventano ogni giorno più pesanti, le ore aumentano in virtù della disorganizzazione massima di classi dirigenziali incompetenti, si disfano contratti nazionali, si ricorre a forme di lavoro aliene o ad assunzioni con lettera di dimissioni preventivamente firmata.

Cosa possiamo fare noi, con i nostri consumi?

Possiamo fare molto, come sempre, e come sempre dobbiamo essere sempre informati.

La Fiat se ne va dall'Italia o (ormai da secoli) produce all'estero? Bene, dovremmo chiedere con forza di bloccare gli incentivi o ammortizzatori sociali da parte dello Stato.

Quei soldi potrebbero essere utilizzati per impiegare i lavoratori Fiat in opere socialmente utili, ricavando così il doppio vantaggio di non mandare gente in mezzo alla strada e finalmente di vedere le scuole pulite piuttosto che gli ospedali con più personale o tanto altro ancora.

Inoltre, se una marca vale l'altra (e Fiat non eccelle sul mercato), tanto vale rivolgersi altrove, verso case automobilistiche che offrono contratti di lavoro umani e condizioni rispettose per l'ambiente e per le persone.

Nello stesso modo, se abbiamo notizia di qualsiasi altra azienda italiana incorporata da multinazionali "sospette", boicottare e scegliere altrove.

Motta è stata acquisita da Nestlè? Bene, passiamo alle altre centomila marche che fanno panettoni. La Panettoni&Panettoni S.p.A fa vessazioni sui lavoratori o discrimina le lavoratrici con prole? Andiamo oltre, compriamo altrove e comunichiamo le nostre scelte.

Il potere di una persona, volgarmente definita dai succhiasangue consumatore, è enorme: le scelte negli acquisti solo il suo strumento di voto, ancor prima che dentro la cabina elettorale.

Scegliere di non vedere la televisione significa togliere potere alle troppe insulse persone che attraversano il tubo catodico, ma anche a chi dirige o possiede il network.

Negli Usa questi suggerimenti vengono praticati con successo dalle tante associazioni di "consumatori", e se per una volta noi italiani smettessimo di guardare i culi all'ora di cena e iniziassimo ad informarci di quello che succede al nostro amico, alla vicina, ai lavoratori della Fiat così come a quelli della sanità, riusciremmo a mandar via parassiti come l'amministratore delegato di un dinosauro in via di estinzione, e forse a farci ridare pure i soldi per tutti quei catorci che ci hanno fatto compagnia per oltre 70 anni.

Anche questa è ecologia, perchè fa piazza pulita e crea una coscienza sociale.